Corriere della Sera, 18 settembre 2023
Delvecchio, un’eredità che non si riesce a spartire
Resta ancora aperta l’eredità di Leonardo Del Vecchio, a quindici mesi dalla scomparsa del fondatore di EssilorLuxottica, il campione mondiale dell’occhialeria. Il primo passo è ormai alle spalle con il passaggio delle quote della cassaforte lussemburghese Delfin, subito assegnate agli otto eredi dell’imprenditore che hanno il 12,5% a testa della cassaforte. Sei sono i figli Claudio, Marisa e Paola, nati dal matrimonio con Luciana Nervo, Leonardo Maria (avuto dalla vedova Nicoletta Zampillo), Luca e Clemente (dalla compagna Sabina Grossi). Al loro fianco la vedova Nicoletta Zampillo e il figlio Rocco Basilico. Resta un ultimo capitolo da chiudere. Riguarda gli altri legati inclusi nel testamento, che devono essere eseguiti dagli stessi eredi: primo fra tutti, il riparto delle imposte di successione, la cui quota a carico di tutti i soci è stimata in circa 110 milioni, il passaggio di due case di proprietà di Delfin, valutate 77 milioni, a favore della vedova Nicoletta Zampillo, e l’assegnazione di 2,15 milioni di azioni EssilorLuxottica al ceo Francesco Milleri, che di Delfin è anche il presidente, per un valore stimato in 270 milioni. Un lascito pensato da Del Vecchio come segno di riconoscenza e legame profondo per il lavoro svolto dal manager che ha contribuito a fare grande EssilorLuxottica, e di 22 mila titoli al manager Romolo Bardin.
L’accettazione dell’eredità con beneficio di inventario da parte di Luca e Clemente del Vecchio, i figli più giovani del Cavaliere, ha fatto scattare una mappatura dei beni in eredità. Si tratta di un meccanismo che a sua volta fa nascere la possibilità di incassare l’attivo e pagare i debiti, senza tuttavia che i soci siano tenuti a versare personalmente la parte eccedente che potrebbe valere circa 40 milioni per ciascuno dei sei figli di Del Vecchio, a fronte di un valore del patrimonio complessivo vicino attorno ai 29 miliardi a valore di mercato (Nav a giugno). L’inventario è concluso e ritrae circa 460 milioni di passivo a fronte di un attivo poco sopra i 200 milioni, tra crediti vantati verso Delfin, conti correnti e valore della barca dell’imprenditore. La differenza andrà quindi pagata dagli eredi, così come aveva previsto il fondatore di Essilux. Magari attraverso la distribuzione di un corposo dividendo, visto che Delfin macina profitti, utili per versare il dovuto – così come prevedeva il lascito di Del Vecchio – e coprire il passivo. Delfin è una holding ricca: ha archiviato il 2022 come l’anno migliore della sua storia, con un utile netto cresciuto del 70% a 650 milioni. Ma l’ipotesi di una maxi cedola non è condivisa da tutti. Così gli eredi non sono ancora riusciti a trovare un accordo, in particolare sul versamento delle tasse sul passaggio delle quote di Essilux a Milleri e Bardin. Contrari sarebbero Luca e Clemente, assistiti dallo studio Mariconda. Con sfumature diverse Claudio e Paola non sono favorevoli. Anche la Signora Zampillo, assistita dallo studio legale Pedersoli, ha una visione diversa. È un quadro che il Corriere della Sera aveva anticipato il 14 giugno. Che le difficoltà non siano mutate è stato sottolineato sabato 16 settembre da Milano Finanza. Al 26 giugno sono stati liquidati elementi dell’attivo ereditario per 120 milioni. Sulla Gazzetta Ufficiale di inizio luglio si legge che la maggior parte dei crediti sarà soddisfatta, incluso il passaggio delle proprietà alla signora Zampillo. Leonardo Maria Del Vecchio, giovane ma già chief strategy officer di Essilux in una intervista al Corriere aveva manifestato dispiacere per il confronto non facile: «Se penso che non siamo ancora riusciti a chiudere la successione, sinceramente, me ne vergogno».