la Repubblica, 17 settembre 2023
Intervista a Giuseppe Valditara
Da alunno studiava «quel che mi piaceva di più, soprattutto», da ministro si racconta «pratico, concreto e un po’ idealista». A quasi un anno dalla nomina all’Istruzione e al Merito, Giuseppe Valditara, dietro la scrivania, ordinatissima, che fu di Benedetto Croce, riparte dalla sua prima campanella suonata da viale Trastevere: «È stato un buon inizio ma dobbiamo ancora migliorare».
Ministro, “Repubblica” ha raccontato la scuola dei supplenti: i sindacati ne contano 200 mila.
«Sono poco più di 130 mila, un numero che potrà ancora cambiare, le stime parlano di 20-25 mila, a seconda delle certificazioni mediche per il sostegno che arriveranno ad anno in corso. Ma siamo lontani dalle cifre denunciate».
Sono ancora molti.
«Ma abbiamo fatto passi avanti: le assunzioni sui posti autorizzati dal Mef sono il 79,9% contro il 47,3% dell’anno scorso, le supplenze sull’organico di diritto il 10,9% contro il 15%. I supplenti hanno firmato il contratto da remoto, il tempo speso nelle procedure online è stato abbattuto del 50%, è stata anticipata la copertura degli organici».
Ha letto la lettera della prof di sostegno che chiede scusa a un’alunna perché da precaria non potrà seguirla quest’anno?
«Sì, e dopo aver introdotto l’obbligo per i docenti neo assunti di restare sulla stessa cattedra per tre anni, voglio lavorare con i sindacati per consentire ai supplenti sul sostegno di chiudere un ciclo scolastico. La mia idea di scuola è costituzionale, con lo studente al centro: sembra normale ma è rivoluzionario».
I concorsi con i fondi del Pnrr che fine hanno fatto?
«Siamo pronti a partire entro fine mese, attendiamo solo il via libera della Commissione europea sul bando. I posti di questa tornata saranno 40 mila: abbiamo recuperato i 10 mila non coperti l’estate. E in sede di verifica finale per il superamento del periodo di prova ci sarà una novità: la lezione simulata per valutare la capacità didattica».
Sui numeri dei prof pesano anche le rinunce per il caro vita: mille solo in Lombardia. Lei aveva promesso un piano.
«Voglio lavorare con le Regioni per una soluzione. E proprio con la Lombardia stiamo studiando una convenzione per alloggi residenziali pubblici già pronti, a prezzi calmierati».
Da Nord a Sud: a Caivano quando torna? Finora abbiamo visto molti agenti.
«L’11 ottobre sarò lì con 20 docenti in più e le novità dell’Agenda Sud».
Di che si tratta?
«È il più importante piano mai fatto per rilanciare la scuola nel Mezzogiorno: 256 milioni per potenziare l’offerta formativa in 2 mila scuole. In 245 di queste faremo 10 interventi di rilancio: manderemo più docenti, daremo loro una formazione specifica per lavorare in contesti più difficili, allungheremo il tempo scuola con il potenziamento disciplinare, sport e teatro e altre attività, investiremo su mense e palestre, punteremo sulla didattica laboratoriale. A questo si aggiungono i 25 milioni del decreto Caivano e un miliardo in più di fondi Pon per rafforzare l’Agenda Sud ed estendere alcuni interventi alle scuole delle periferie di città del Centro Nord con problematiche analoghe».
D’estate però la scuola si ferma tre mesi.
«Dal 2024 con il Piano estate puntiamo a dare un’opportunità in più a famiglie di lavoratori e a studenti che durante le vacanze perdono un punto di riferimento. Le scuole saranno aperte: non si farà lezione ma ripasso, sport, lingue, musica, coinvolgeremo il terzo settore e gli universitari e l’adesione sarà volontaria per docenti e per studenti».
Domani in Cdm arriva la riforma della condotta. Le associazioni di studenti dicono sia punitiva.
«Io al contrario credo sia un segnale importante per responsabilizzare i ragazzi, farli sentire parte di una comunità e sviluppare il senso di solidarietà. Chi compie un atto di bullismo o una violazione non sarà allontanato perché è proprio lui ad aver bisogno di più scuola. Dunque se un ragazzo, ad esempio, offende un compagno per il colore della pelle e viene sospeso per uno o due giorni farà approfondimenti sul razzismo e un elaborato finale per dimostrare che ha capito. I sospesi per tre giorni o più faranno attività di cittadinanza solidale in ospedali, mense per poveri, case per anziani».
La condotta si misurerà anche con i voti però.
«Torna a fare media nelle secondarie di primo grado e incide sui crediti per la maturità. Non solo: con il 6 si viene rimandati a settembre per un esame di riparazione sui temi della cittadinanza e della Costituzione».
Che ne è invece dell’educazione alle relazioni che aveva promesso?
«Si fonderà su gruppi di autoriflessione: in classe si metteranno in comune le proprie esperienze o quelle tratte dalla cronaca e si discuterà insieme. Le linee guida stilate con psicologi e giuristi sono pronte. Le sottoporrò ora a studenti, genitori e sindacati».
Dal Cdm cambia pure l’istruzione tecnica e professionale.
«Una svolta importante perché la trasforma in un canale formativo di serie A. Si parte con un percorso di 4 anni più 2 di Its uniti in filiera. La logica è quella del Campus: mettere insieme istruzione, formazione professionale e mondo delle aziende.
In cattedra potranno salire anche manager, tecnici, imprenditori; potenzieremo l’alternanza scuola-lavoro e l’apprendistato formativo ma anche gli elementi culturali di base: italiano, matematica, inglese».
Con la professionalizzazione dell’istruzione così legata al territorio non si rischia di riscavare un solco tra zone e tra chi, come diceva il maestro reazionario del film “La scuola”, «è nato per zappare e chi è nato per studiare»?
«È una concezione novecentesca, arcaica, quella per la quale esisterebbe un solo modello di intelligenza e non diversi modelli di intelligenza, pratica e teorica, che hanno pari dignità. Un cuoco non è socialmente meno rilevante di un ingegnere. E l’istruzione dev’essere concepita sempre più come un abito sartoriale cucito sullo studente. Un modello che si regge su tre gambe: i docenti tutor che fanno emergere le abilità degli alunni, gli insegnati disciplinari che le potenziano e i docenti orientatori che raccolgono le potenzialità, universitarie o lavorative, del territorio e le portano a conoscenze di scuola e famiglie per dare un futuro ai ragazzi».