Corriere della Sera, 17 settembre 2023
La Cina entra nelle trattative ma i tempi saranno lunghi
«Sappiamo da tempo che questa parte della politica dell’Unione Sovietica ha portato solo all’escalation delle tensioni».
Queste parole sono state dette da Vladimir Putin, presidente della Federazione Russa. alludendo alle invasioni dei carri armati di Mosca a Budapest nel 1956 e a Praga nel 1968. La chiosa secondo cui sarebbe sbagliato fare atti ostili «in contrasto con gli interessi degli altri popoli» suggerisce qualche riflessione sul pulpito da cui proviene durante l’«Operazione militare speciale» in Ucraina. Putin ha anche detto che la guerra non finirà presto e che il momento di cessazione delle ostilità verrà soltanto quando i combattenti saranno a corto di uomini e armi, come conseguenza di una contro-offensiva che, secondo l’interpretazione russa, sta fallendo.
Ma in ogni caso, comunque, Kiev, al tempo stesso, userebbe ogni tregua per accrescere la capacità di combattimento del proprio esercito. Quindi, nessun risultato perché l’Ucraina dovrebbe prima cancellare la legge votata l’anno scorso che vieta le trattative di pace con la Russia. «Dopo che l’avrà fatto, vedremo», ha aggiunto un osservatore con tono pessimistico.
Il Cremlino
Putin ci sta dicendo che la guerra non finirà presto: i combattenti dovranno prima esaurire le risorse
Sulle buone intenzioni di Putin e dei suoi principali collaboratori sarebbe quindi lecito avere qualche dubbio. La guerra russa-ucraina non appartiene alla categoria di quei conflitti in cui la posta in gioco è qualcosa di concreto e negoziabile. Questo è un conflitto tra popoli che appartengono a diversi ceppi, tradizionalmente ostili, e personaggi che combattono per valorizzare se stessi portando con sé un bagaglio di memorie in cui i membri delle famiglie non smettono di scontrarsi da qualche secolo.
Forse è questa la ragione per cui, come ha ricordato Gian Guido Vecchi sul Corriere della Sera del 14 settembre, il Papa ha scelto il cardinale Matteo Zuppi per dirigere, dopo Kiev e Mosca, una missione a Pechino in cui si parlerà di un possibile intervento pacificatore cinese nella crisi ucraina. Comincerà forse un nuovo capitolo di questa storia e temiamo che non sarà l’ultimo.