La Stampa, 17 settembre 2023
Mancano le certezze
La conduttrice Ema Stokholma si è stufata dei tatuaggi fatti da ragazza e ha deciso di liberarsene a prezzo di operazioni dolorosissime. La sua testimonianza è illuminante. Guardo da sempre con riverente stupore chi si riempie la superficie corporea di aquile, croci e scritte indelebili. Tranne che sull’origine extraterrestre di Paolino Pulici, il bomber della mia adolescenza, nella vita ho cambiato idea su quasi tutto. Canzoni e passioni che a vent’anni mi riempivano il cuore adesso magari mi vengono a noia. Ma mentre un quadro che non mi piace più lo posso sempre regalare o relegare in cantina, la pelle è una compagnia indissolubile: come si può non tenerne conto quando si decide di marchiarla con inchiostro permanente?
Ema ha documentato la sua sofferenza sui social per invitare i ragazzi a pensarci bene prima di sottoporsi a punzonature definitive. Temo non verrà ascoltata. I tatuaggi esistono da tempo immemore, ma oggi più che mai le persone sentono il bisogno di uscire dalla dimensione precaria dell’esistenza. Non so se Dio sia morto (spero di no, e comunque non lo salveranno Orbán e la Meloni), ma di sicuro sono morti il posto fisso, il clima mediterraneo e in genere la certezza che il futuro sarà migliore del passato. Chi cerca appigli stabili li va a prendere un po’ dove capita, persino in un tatuaggio, pur di poter continuare a illudersi che l’espressione «per sempre» contenuta nell’ultima riga delle favole abbia ancora un senso nella vita vera.