il Giornale, 16 settembre 2023
I lettori di destra ci sono
G li editori italiani sono sempre stati convinti che leggessero solo le maestrine democratiche, fedeli telespettatrici di Fabio Fazio, chelibrochefa. Per questo hanno inondato le librerie di saggi e romanzi utili solo a confermare i pregiudizi dei lettori belli, bravi e buoni, insomma: di sinistra. Ci siamo sorbiti le riflessioni involontariamente esilaranti di Gianrico Carofiglio, Vera Gheno, Michela Murgia. Ci siamo sorbiti cinture nere di plagio come Umberto Galimberti, Corrado Augias, Roberto Saviano. Ci siamo sorbiti temi delle medie (inferiori) spacciati per romanzi, poi quasi sempre finiti nella cinquina della Strega. Ci siamo sorbiti lezioncine di democrazia, di storia, di bon ton repubblicano da gente ferma al 1945. Gli autori di destra erano ammessi solo a patto che dicessero cose di sinistra. Pochi altri, che avevano la pretesa di non rinnegare le proprie posizioni, popolavano la riserva indiana dei piccoli editori d’area.
Poi un giorno ci svegliamo, e ci rendiamo conto che al primo posto c’è il generale Vannacci con il Mondo al contrario, un campionario completo delle posizioni politicamente scorrette, ovvero delle posizioni della maggioranza degli italiani ai quali le famiglie queer, tanto per fare un esempio, interessano meno delle televendite notturne di tappeti. Al secondo posto, su Amazon, ma presto anche nelle classifiche pubblicate dai giornali, c’è l’intervista di Alessandro Sallusti alla Meloni (La versione di Giorgia, Rizzoli) dove si immagina un futuro da moderni conservatori, e tanti saluti al progressismo che fa progredire solo i progressisti con le mani in pasta. Se vogliamo tornare un po’ indietro, e citare di nuovo il direttore di questo Giornale, l’intervista a Palamara, intitolata Il sistema (Rizzoli), ha venduto 360mila copie, segno che è tramontato, tramortito, il mito dei giudici senza macchia, senza paura e senza relazioni pericolose con la politica. Se vogliamo tornare ancora un po’ indietro ci imbattiamo nella Trilogia di Oriana Fallaci, due prediche e un’autointervista che sono il precedente ben scritto di Vannacci. Trilogia: tre libri, tre milioni di copie vendute, e miliardi di insulti ricevuti (vecchia, cancerosa, suonata come un tamburo).
Forse gli editori dovrebbero farsi un paio di domande, anche perché Vannacci è addirittura autopubblicato sulla piattaforma di Amazon. Invece vanno in giro a dire che l’autopubblicazione è la prova dell’efficacia del filtro editoriale. Loro un saggio così non lo avrebbero mai pubblicato. Una posizione comica visto che viene sostenuta da chi sguazza nella spazzatura, pubblicando romanzi e saggi ottimi per accendere il camino o parificare le gambe dei tavoli. Spiace dirlo ma molti prestigiosi editor non sono in grado di distinguere un capolavoro da un libro di un mestierante qualsiasi, e soprattutto preferiscono il secondo al primo. Il libro di Vannacci sarà anche brutto ma non è peggio del saggio medio de sinistra, almeno fa discutere, è già qualcosa.
Mentre Vannacci e Sallusti vendono allegramente, il mondo editoriale rosica, meno male che non siamo in Amazzonia, altrimenti sarebbe a rischio il polmone più importante del pianeta. Rosicano gli scrittori su Facebook, ironizzando sulla cultura come fonte di miglioramento dell’umanità, luogo comune a loro modo di vedere smontato dai successi de destra. Rosicano gli editor incapaci di cogliere la scintilla che sa catturare l’attenzione. Rosicano i giornali, tutti e tutti i giorni, prima sono impazziti montando il caso del Generale, adesso rincarano la dose con la Meloni. Non c’è giorno in cui non ci sia una stoccata all’uno o all’altro, meglio entrambi. Rosicano i diversamente colti che ci vengono proposti come maestri del pensiero per motivi incomprensibili, vista la modestia, per non dire mediocrità, dei loro lavori, che nulla aggiungono al noto.
È chiaro come il sole: là fuori c’è un pubblico, maggioritario, stanco di assistere a dibattiti demenziali sul sesso degli angeli, sulle statue da abbattere, sulla storia da riscrivere. Sono persone alle quali viene il mal di testa quando sentono parlare Elly Schlein, la bocca si muove, escono parole, ma chi capisce qualcosa è bravo. Non è gente ignorante, come sancito dagli ignoranti veri sui giornali letti da chi vuole sentirsi migliore degli altri, senza esserlo (tipico segnale di profonda ignoranza). È gente che vuole un mondo diverso: non pianificato ma fondato su chi produce ricchezza, non bigotto ma legato alla famiglia, non omologato perché attento alle proprie radici, non papista ma in ascolto della Chiesa. Possiamo anche andare oltre: i cattolici stanno aspettando di leggere qualcosa che li rappresenti, non le dispute su Dio o san Paolo di giornalisti copioni. I liberali stanno aspettando. I libertari stanno aspettando. I reazionari stanno aspettando. Le piccole case editrici d’area fanno un lavoro egregio. È tempo che si sveglino anche i grandi gruppi.