Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2023  settembre 17 Domenica calendario

Siamo alla sesta estinzione di massa?


FESTIVALattraverso il clima si capisce meglio la storiaEventi naturali. Il saggio di Peter Francopan passa in rassegna eruzioni vulcaniche, alte maree, uragani, nubifragi, siccità. Eventi che condizionano l’umanità come re, imperi, guerre e rivoluzioniArnaldo Beninigideon mendel Catastrofi naturali.  «Drowning World» di Gideon Mendel in mostra al PhEST a Monopoli fino al 1° novembre I paleontologi definiscono estinzione di massa la scomparsa di almeno tre quarti delle specie viventi in un tempo geologico relativamente breve. Negli ultimi 540 milioni di anni è successa cinque volte, la quinta circa 65 milioni d’anni fa, quando la specie umana ancora non c’era. Fu causata dall’impatto con un asteroide del diametro di 12 chilometri, nella penisola dello Yukatan in Messico dove provocò un enorme cratere e sollevò una densa nuvola di zolfo e d’anidride carbonica che s’estese su tutta la terra. Tracce di terreno messicano si sono trovate nelle pendici del Vesuvio. Il cataclisma provocò un rapido raffreddamento, seguito dal riscaldamento e dall’aumento di sale nel mare. Il 76 % delle specie scomparve. Per molti scienziati (cfr. «Biological Review» 97,640-663,2022), sarebbe in corso la sesta estinzione, causata dall’uomo. Il passaggio dal nomadismo alla sedentarietà, circa 12 mila anni fa, è considerato l’inizio della sesta estinzione, accelerata dall’industrializzazione.
La nostra specie contribuisce a cambiare la terra in misura tale da minacciare di estinzione l’umanità e gran parte della vita. Il libro di storia globale, dai primordi fino ad oggi, dello storico di Oxford Peter Francopan attraversa le vicende della terra e della specie umana per capire la condizione attuale. Lo studio si pone tre obiettivi: inserire il clima, che è la piattaforma di regola ignorata dell’esistenza, nel racconto del passato; rappresentare l’interazione della storia umana con la natura, di come cioè la nostra specie, l’unica in grado di manipolare la terra, ha formato, sfruttato e soggiogato l’ambiente, nel bene e nel male; allargare l’orizzonte oltre i limiti dell’Europa e del Nordamerica. Per millenni in Asia e in Sudamerica sono avvenute catastrofi naturali che hanno condizionato per decenni e secoli la vita nel mondo.
Mancanza d’acqua, alte maree, uragani, nubifragi, siccità, eruzioni vulcaniche, oscillazioni climatiche, epidemie, condizionano l’umanità. Il difetto degli storici, per Frankopan, è d’interessarsi a re e regine, a guerre e rivoluzioni, imperi, piramidi, castelli e cattedrali, ignorando gli eventi naturali. Gli storici, per arricchire la conoscenza della vicenda umana, devono capire diverse branche della scienza. Non devono essere scienziati, ma essere in grado di considerare le indagini scientifiche del mondo in cui la storia si svolge. La genetica, a esempio, rivela lo spostamento di gruppi umani e l’incrocio con altri gruppi, come l’homo sapiens che dall’Africa venne in Europa e s’incrociò con i Neanderthaliani, dei quali rimangono tracce nel genoma attuale. I resti di scheletri di donne all’inizio degli insediamenti agricoli mostrano che erano più sviluppati e più forti di quelli maschili. La separazione dei ruoli sociali fra maschi e femmine avvenne più tardi, a partire da 3mila anni orsono.
Fra 15 e 8mila anni fa la terra in Australia fu ridotta di un terzo per l’innalzamento del livello del mare, in seguito allo scioglimento dei ghiacciai nell’Antartide. Ricerche sottomarine lungo le coste hanno portato alla luce resti d’insediamenti umani. Un’analoga minaccia, per lo scioglimento di ghiacciai, incombe ora. Sin dai suoi inizi la nostra specie si è espansa e insediata ovunque, ha creato e dominato, devastato e sterminato. Già dal 3500 a.C. lo spazio sempre maggiore dell’agricoltura e dell’allevamento del bestiame mostrava i danni dello sfruttamento del terreno e del disboscamento. «La dimensione delle minacce alle biosfera e a tutte le forme viventi», ha scritto un biologo, «è così grande da non poter essere afferrata nemmeno da esperti». Il 99% di circa 90mila articoli sul cambiamento climatico attuale sostengono che sia dovuto ad attività umane.
Come ha potuto l’umanità, la cui presenza è un battito di ciglia a confronto con i miliardi d’anni dell’esistenza della terra, portare alla condizione di oggi e come ha potuto sopravvivere, mentre innumerevoli altre specie scomparvero?. Il prezzo della sopravvivenza umana, dice Fankopan, è stato ed è enorme, perché ogni cambiamento climatico di qualche rilevanza è costato e costa milioni di vite. Oggi i pericoli maggiori sono, oltre al conflitto atomico, l’aumento vertiginoso della sporcizia in terra e in mare e lo spaventoso aumento di anidride carbonica. «Da metà del XIX secolo la rivoluzione industriale, con la combustione di materiali organici fossili, ha diffuso nell’atmosfera e negli oceani anidride carbonica depositata durante milioni di anni in rocce sedimentarie» ammonirono gli oceanografi dell’Università di Jolla Roger Revelle e Hans Suess nel 1957. Il loro ammonimento è stato confermato da innumerevoli ricerche, che Fankopan riassume. Ci sono poi altri fattori. Negli ultimi anni del secolo scorso sono andati persi milioni d’ettari di bosco. Il danno è immenso: basti il dato che l’80% degli anfibi,il 75% degli uccelli e il 68% dei mammiferi vivono nei boschi. L’effetto nocivo delle polveri sottili sulla durata della vita umana è triplo di quello dell’alcool, sei volte dell’Aids e 98 volte di guerre e terrorismo. Circa un miliardo e mezzo di persone vivono in un clima inadatto alla vita per l’eccessivo riscaldamento atmosferico.
Le modificazioni climatiche riducono la disponibilità d’acqua e di alimenti e favoriscono la diffusione di malattie infettive e l’emigrazione. Il riscaldamento globale coinvolge il 98 per cento della superficie terrestre. Ci sono già stati riscaldamenti continentali, mai di tutto il pianeta. Nel 2050 il fabbisogno energetico sarà il doppio di quello attuale. Come realizzarlo, con un clima, dicono alcuni, del tutto impazzito? La crisi climatica è la più grande sfida per l’umanità. Come vincerla? Il libro di Fankopan chiarisce la condizione attuale e la sua storia. Che fare? Eventi naturali, come eruzioni vulcaniche, sono inevitabili. Si può e si deve evitare ciò che dipende dall’uomo. Il problema è politico: occorrono idee chiare su ciò che si può e si deve fare, e la coerenza e la determinazione di metterle in pratica. Per come sono andate le cose fino adesso, è lecito il pessimismo.
Da alcune valutazioni di Francopan si può dissentire, ma il libro è prezioso per la mole delle informazioni e per l’immensa bibliografia, che consente di approfondire ciò che più interessa.
ajb@bluewin.ch
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Peter Francopan
The Earth Transformed:
An Untold History
Bloomsbury, pagg.1023, $ 50
La nostra specie contribuisce a minacciare l’ estinzione di gran parte degli esseri viventi