Avvenire, 17 settembre 2023
La cultura trasmessa con i giochi da tavolo
Nel 1963 una squadra italiana di archeologi guidati da Michaela Schiff Giorgini condusse degli scavi su una zona funeraria ad uso dell’antica élite nel sito di Sedeinga, nel nord del Sudan. La squadra era alla ricerca di una necropoli dell’aristocrazia egizia, ma scoprì invece sepolture appartenenti all’età meroitica (350 a.C.-350 d.C.). Venne dissotterrata una ricca serie di corredi funerari, i quali sono diventati parte della collezione dei Musei nazionali di Khartoum in Sudan e del Museo universitario di Pisa qui in Italia. Tra i corredi si trovavano alcuni materiali che sono stati identificati come pedine e parti di una tavola da gioco.
L’insieme delle placchette e delle pedine, ammontante a circa quindici pezzi ciascuno, lascia pensare che si tratti del gioco da tavolo romano noto come Ludus Duodecim Scriptorum o Duodecim Scripta. Nella pubblicazione che ne è derivata è stato dimostrato che si tratta dell’attestazione più a sud mai rinvenuta di questo gioco, di uno dei pochi esemplari con una serie completa di pedine. In Sudan, nell’età meroitica, ci si portava un gioco da tavolo romano nella tomba. Quando in una cultura limitrofa viene reperito un tratto culturale complesso come un gioco da tavolo con pedine, dadi e regole di gioco, possiamo parlare di trasmissione culturale. C’è una somiglianza tra i giochi da tavolo e i sistemi di scrittura, come la scrittura latina, greca o meroitica. Solo poche forme di scrittura sono state inventate senza alcuna influenza esterna; la maggior parte è stata ispirata dall’“idea di scrivere” carpita da qualche altra parte. In certi casi anche l’aspetto dei segni, dei simboli o delle lettere ha conservato forme già note, mentre altrove è rimasto invariato quantomeno il sistema di scrittura, che si tratti di alfabeto, di sillabario (dove ogni segno rappresenta una sillaba) o di scrittura logografica (con segni che rappresentano anche parole intere). Un sistema di scrittura è tanto complesso quanto un gioco da tavolo. C’è qualcuno che scrive e qualcuno che legge, quindi minimo due persone che devono interagire tra loro; c’è un insieme complesso di regole per rappresentare la lingua; e il tutto si presenta in un modo specifico.
La presenza di regole è probabilmente il fattore fondamentale che permette un confronto tra le due cose. Insegnare a qualcuno come scrivere o come giocare implica sapere cosa fare con i segni o le pedine, come organizzarli e manipolarli. Ogni lingua ha bisogno di un insieme diverso di regole anche se i segni o le lettere sono gli stessi di quelli di una lingua vicina. Non è possibile prevedere come, perché o se un popolo adotterà un sistema di scrittura limitrofo, ma, come con i giochi da tavolo, ciò accade in tutto il mondo, oltrepassando confini linguistici e culturali e persino oltrepassando linee nemiche. I sistemi di scrittura possono venir adottati a dispetto o in accordo con i popoli da cui sono stati trasmessi.
Un numero sorprendentemente esiguo di giochi da tavolo è stato rinvenuto nell’arco delle migliaia di anni investigate dall’archeologia storica. Per quante varianti fossero possibili, non si è assistito a un’ampia diffusione di numerosi giochi da tavolo diversi. Tutto ciò è cambiato drasticamente con l’invenzione della stampa e la cultura della stampa, le quali hanno permesso la rapida diffusione di nuove tavole da gioco e di nuove idee di questo tipo, il che ha portato alla ricca cultura dei giochi da tavolo di cui siamo testimoni oggi.
Sul versante opposto la stessa macchina da stampa ha permesso di stampare dizionari, avviando una lunga tradizione di standardizzazione dell’ortografia, rendendo la scrittura ancora meno disposta a cambiare nel tempo. Diventa infatti possibile consultare il dizionario in merito all’ortografia di una parola e solo una ortografia risulta corretta. Le varianti dialettali sono spesso assenti nelle forme di scrittura moderne. Tra le forme di scrittura solo poche eccezioni cambiano continuamente, sfidano la standardizzazione e non vengono utilizzate a fini amministrativi ma principalmente per l’espressione culturale e la comunicazione personale. Tali forme di scrittura sono reperibili più frequentemente in Africa. Per esempio, tra quelle di maggior successo, si trova la scrittura Vai, in Liberia, che nel XIX e nel XX secolo ha ispirato lo sviluppo di diverse altre forme di scrittura nell’Africa occidentale. L’Africa sub-sahariana è particolarmente nota per questo tipo di recente sviluppo delle forme di scrittura. Qui il gioco da tavolo stampato è molto meno diffuso rispetto, ad esempio, ai giochi mancala e da scacchiera, i quali vengono giocati su tavole di legno o sulla sabbia. Il Sudan e le altre parti dell’Africa sub-sahariana preservano un alto interesse scientifico in relazione al tentativo di documentare i diversi processi di trasmissione culturale sia nel lontano passato che nella società attuale. Alla luce di questi due contesti contrastanti, si può affermare che la nostra comprensione della trasmissione culturale dei giochi e delle forme di scrittura, per quanto riguarda l’antichità, abbia solo scalfito la superficie. Abbiamo ancora molto da imparare dalle ricerche a venire, le quali verranno pubblicate e stampate usando la strana ortografia della lingua inglese o qualche altra forma occidentale standardizzata di scrittura.