Avvenire, 17 settembre 2023
Cantanti che fatturano come grandi aziende e l’informazione che si adegua
«La musica è arte, e l’arte è importante e rara. Le cose importanti e rare hanno valore e vanno pagate. La mia speranza per il futuro, non solo quello dell’industria musicale ma per ogni giovane ragazza che incontro, è che si rendano conto del loro valore e ne pretendano una retribuzione». È seguendo questa formula, apparentemente semplice, che la cantante country Taylor Swift, 33 anni, abilissima imprenditrice di se stessa, è diventata insieme alla collega Beyoncé la regina dell’industria dello showbusiness mondiale cercando di dare un valore all’arte che le piattaforme rischiano di vanificare rendendo la musica un semplice servizio, un sottofondo per fare jogging, un jingle da spot pubblicitario o un “tono” da cellulare. Gli effetti si vedono: il patrimonio stimato di Taylor Swift è di 740 milioni di dollari, con diverse proprietà sparse negli Stati Uniti, mentre quello di Beyoncé è di 500 milioni di dollari e la cantante col marito Jay Z forma la coppia più ricca della musica con un patrimonio netto combinato di 1,8 miliardi di dollari, secondo le stime di Celebrity Net Worth.
Il potere economico e culturale di queste due autentiche “influencer” del mondo della musica, ha portato quindi alla creazione di una figura nuova, quello del giornalista dedicato esclusivamente a loro che le seguirà 24 ore su 24 come se fossero i due candidati alle elezioni presidenziali del prossimo anno negli Stati Uniti. Gannett – la più grande catena di giornali Usa – ha lanciato la selezione per due giornalisti dedicati ognuno a una delle due popstar, che scriveranno poi gli articoli per Usa Today e per The Tennessean: retribuzione del giornalista “embedded” fino a 100mila dollari l’anno per descrivere l’impatto culturale ed economico delle due artiste. La cosa può sorprendere, ma qui si parla di girl power della finanza a colpi di milioni di streaming e visualizzazioni e il pubblico è affamato di notizie sulle due star. Naturale che i due quotidiani cavalchino l’onda, sperando non a discapito della libertà critica.
Tanto per dare qualche cifra Taylor Swift. subito dopo avere pubblicato il suo terzo album riregistrato a luglio scorso, Speak Now (Taylor’s Version), che ha raggiunto la vetta delle classifiche statunitensi e britanniche, è diventata la prima artista donna più ascoltata su Spotify con oltre 100 milioni di streaming in un mese. I numeri che Swift si porta dietro hanno intanto catturato l’attenzione della Fed: nei suoi rilevamenti gli economisti hanno messo nero su bianco come ogni tappa della tournée abbia avuto un effetto trainante sull’economia, tra vendita dei biglietti dei concerti, alberghi prenotati dai fan e altri effetti a cascata, dai ristoranti agli aerei, con una spinta totale sul Pil da 5 miliardi di dollari. Mentre Beyoncé, che col suo recente 32mo Grammy Award è la artista più premiata nella storia dei Grammy, é una delle artiste musicali più di successo nella storia della musica pop contemporanea con circa 200 milioni di copie vendute nel mondo. Senza contare gli accordi commerciali: Beyoncé ha firmato un accordo di sponsorizzazione da 50 milioni di dollari con PepsiCo (PEP) nel 2012.
Le due artiste sono la punta di diamante di un’industria dell’intrattenimento (sale cinematografiche escluse, svuotate dopo il Covid) diventata sempre più importante dal punto di vista economico a livello globale, dalle piattaforme tv ai videogiochi, dalla musica in streaming ai concerti live. I ricavi totali globali dell’intrattenimento e dei media sono aumentati del 5,4% nel 2022, superando i 2.300 miliardidi dollari. Anche se in realtà rappresenta una forte decelerazione rispetto al tasso di crescita del 10,6% nel 2021, quando le economie e le industrie a livello globale stavano iniziando a riprendersi dallo sconvolgimento causato dalla pandemia di Covid- 19. E in ciascuno dei prossimi cinque anni, il tasso di crescita diminuirà in modo sequenziale, così che entro il 2027 le entrate cresceranno solo del 2,8% rispetto al 2026. Il rallentamento, causato in larga misura dalla stagnazione della spesa dei consumatori, sta spingendo le aziende a ridefinire le aspettative e a cercare modi per ricaricare la crescita. Lo fanno anche sfruttando le tecnologie emergenti, in particolare esplorando il potere dell’intelligenza artificiale generativa come motore di produttività per il processo creativo. Man mano che i prodotti di intrattenimento e media diventano sempre più digitali e meno analogici, i costi di produzione e distribuzione stanno diminuendo. Nel frattempo, in un mondo in cui i contenuti già abbondano, la concorrenza tra i fornitori di contenuti e servizi digitali è in aumento. Resta il fatto che il business dell’intrattenimento è enorme, anche se il rischio che diventi sempre meno “umano” e sempre più artificiale sta scatenando le proteste degli artisti, a partire dallo sciopero degli attori di Hollywood contro lo spauracchio di essere sostituiti dall’intelligenza artificiale.
Ma torniamo all’industria musicale. Per quello che riguarda il comparto discografico, il settore dopo il crollo dei supporti fisici, ha trovato nuovi modelli di business: i suoi ricavi dipendono dall’aggregazione di cataloghi capaci di generare royalty su multiple piattaforme ed esperienze d’uso. È l’effetto aggregato della digitalizzzazione e dello streaming. E in effetti i ricavi del secondo trimestre delle principali case discografiche vedono una crescita nel volume d’affari su base annua del 12,5% per Sony Music, per un ammontare complessivo dei ricavi pari a 2,284 miliardi di dollari, e del 9,9% per Warner Music con ricavi per 1,564 miliardi di dollari.
Mentre c’è stato un vero e proprio boom dei live, come dimostra l’estate eccezionale degli stadi sold out sia per gli italiani come Pinguini Tattici Nucleari, Marco Mengoni e l’inossidabile Vasco Rossi, alle star internazionali dai Coldplay a Bruce Springsteen. Nonostante le polemiche per i prezzi, siamo il sesto Paese al mondo per vendita di biglietti per spettacoli dal vivo, per un giro di affari di circa un miliardo di euro. Il post pandemia ha dimostrato che c’è voglia di spettacolo. E che quindi, anche l’informazione sul settore ha una sua crescente importanza, tale da ridare la spinta a un’editoria in crisi puntando su contenuti che, anche a livello social, interessano sempre di più il pubblico.