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 2023  settembre 17 Domenica calendario

Biografia di Clara Sereni

Figlia di Emilio, è riuscita a emanciparsi dall’ombra paterna con le sperimentazioni, l’impegno e la curiosità per la letteratura Con “Casalinghitudine” ha firmato un titolo ormai diventato di cultodiPaolo Di PaoloLa mail della nostra lettriceCon il mio circolo di lettura Civica 19 ci siamo tuffate nei romanzi di Clara Sereni, specialmente nelGioco dei Regni,un tesoro prezioso dove le dinamiche familiari si intrecciano con l’epopea storica e politica del 900Rosella BoldriniUn poliziotto tenuto a verbalizzare nel corso di una manifestazione studentesca contro la guerra del Vietnam le chiede le generalità. Nome del padre: Emilio Sereni. Nome della madre: Xenia Silberberg. «Mi chiese di ripetere, io ripetevo e ripetevo e non volevo facilitargli il compito in alcun modo, con quel cognome sempre scritto in modo sbagliato in tutte le mie pagelle scolastiche. Andammo avanti per un bel pezzo, io a ripetere e lui a sudare». Racconta così, Clara Sereni – in una pagina diVia Ripetta 155( 2015) – un episodio dei suoi anni di militanza e ciclostile, declinando generalità impegnative: figlia di antifascisti e comunisti militanti, «ebrea per scelta più che per destino», come una volta si definì; parte di una famiglia audace, fuori dall’ordinario, che ha raccontato nel romanzoIl gioco dei regni( 1993).Nata nel 1946 è scomparsa nel 2018, scegliendo con discrezione l’eutanasia in una clinica svizzera, Sereni ha cercato in fretta la sua utopia, un impegno politico ruvido e appassionato – forse anche per non essere ostaggio di un’eredità morale e intellettuale. Anni di scioperi e di canzoni ( le piaceva cantare), di volantini e di picchetti. «Tante sigarette, il fiasco di vino che girava». La passione per la letteratura di fantascienza la porta a sperimentare, a mettersi alla prova come narratrice: mandò uno dei primi racconti alla rivistaGalassia. Da un’intuizione “fantascientifica” maturò d’altra parte il romanzo d’esordio, Sigma Epsilon ( 1974): una storia di collettivismo ( «scrivevo “noi” perché nessuno si pensava da solo» ) e passione politica con la curiosa e inaspettata interferenza dello sbarco di un marziano. Zavattini lo segnalò al Viareggio Opera prima. L’autrice ne parlava con divertito distacco: «Era un pasticcio». La metafora gastronomica può essere utile qui a illuminare il passo successivo, Casalinghitudine ( 1987), geniale ripensamento delLibro di cucina di Alice B. Toklas, sodale e cuoca di Gertrude Stein. Un «secondo esordio» in cui le ricette ( ingredienti, dosi, gesti) si intrecciano alle stagioni dell’esistenza. Polpettoni, pasta e fagioli, frittata di zucchine, amicizie, scoperte, amori, tempeste. Anche una minestra di latte può dire e raccontare: «Creatura disperata di giornate senza luce» : in una pagina commovente di Passami il sale( 2002), la scrittrice la evoca per illuminare una forma di comunicazione che non necessita di parole. «Nella ricetta a quattro mani che ormai c’era abituale, io sbucciavo quattro grosse patate e Tommaso le tagliava a pezzetti, mentre restava a me il compito di sbucciare e affettare due cipolle grandi: mantenendo le distanze, perché lui non voleva piangere». Un romanzo bello e doloroso che intreccia l’esperienza di impegno politico ( vicensindaco di Perugia tra il 1995 e il 1997) e di rapporto con un figlio con problemi psichici. Sull’individuazione di percorsi di vita per persone con disabilità psichica ha scommesso fondando l’onlus “La Città del Sole”. In Manicomio Primavera( 1989) aveva raccontato genitori —madri, soprattutto – alle prese con figli “imperfetti”, ragazze e ragazzi il cui destino è legato a una seconda nascita, per mano di chi se ne prende cura. “Nati due volte”, per stare al titolo che Giuseppe Pontiggia scelse per il romanzo che dedicò al legame con il figlio disabile. Una volta Sereni si definì ironicamente «madre handicappata».C’è un piglio asciutto e radicalmente antiretorico in ogni pagina di Clara Sereni: mai pietistica, mai ricattatoria anche quando rivela una sofferenza disperante. L’utopista è abituata a cercare un equilibrio – magari rattoppando, ricucendo – tra l’ideale e il concretissimo: una questione di gesti minimi, precisi, qualche volta sfiancanti. Nel romanzo Le Merendanze ( 2004) ragiona sull’effettiva possibilità che una petizione astratta di generosità si faccia concreta. Amore e politica sono due parole che Sereni riesce a saldare.Nei racconti di Il lupo mercante( 2007), racconta ragazze della sua generazione impegnate a costruire la loro identità, a difenderla – e a difendersi, anche dagli sguardi invadenti, dalle pacche sul sedere e dal paternalismo. Nessuna nostalgia, nessuno struggimento intorno al “come eravamo”. Sereni cerca uno sguardo neutro, esterno.Il tassello finale, bellissimo, si intitola “Uomo”. Ancora una volta, il figlio: «Uomo negli abbracci e quando per la strada buia mi accompagni a casa, uomo seduto accanto a me sul letto o al ristorante, da te vorrei che mi facessi nonna: una speranza lunga, un cammino quasi impossibile. Ma di cose impossibili ne hai fatte già molte: puoi continuare a farne, con me e senza di me».