Tuttolibri, 16 settembre 2023
Gli amerasiatici, cioè i figli nati dalle ragazze vietnamite messe incinte dai soldati americani
Scrivo questo articolo subito dopo una videochiamata nella quale ho fatto da interprete durante il commovente incontro tra una donna di cinquantadue anni e suo padre. L’uomo non sapeva dell’esistenza di questa figlia che per tanti anni lo aveva cercato. Grazie al miracolo del test del DNA, hanno potuto ritrovarsi.Durante la videochiamata, le loro lacrime e risate hanno gettato un ponte attraverso i quasi quindicimila chilometri di distanza che li separano: il padre, un veterano dell’esercito americano, vive in Ohio, la figlia nel Vietnam del Sud.La loro è una storia a lieto fine, ma lo stesso non vale per la maggior parte degli amerasiatici nati durante la guerra del Vietnam dalle relazioni tra soldati americani e donne vietnamite.Tutto il dolore e la speranza visti nei tanti anni che ho passato ad aiutare gli amerasiatici e i loro genitori a ritrovarsi hanno fatto nascere in me la necessità di scrivere questo mio ultimo romanzo, Dove vola la polvere.Il libro si apre con la voce di Phong, un nero amerasiatico nato nel 1972. Come molte migliaia di amerasiatici, Phong – abbandonato da bambino – è un analfabeta che si è ritrovato a vivere per strada per anni.Nonostante il suo nome, Nguyen Tan Phong, significhi «forza di migliaia di raffiche di vento», la gente lo chiama bui ?òi, meno della polvere, e lo disprezza. Attraverso questo romanzo, voglio mostrare Phong nella pienezza della sua complessità di uomo, come essere umano che merita amore e rispetto. Non una vittima, ma una persona che è riuscita a salvarsi, un falegname, un musicista.Durante la guerra, circa centomila bambini amerasiatici sono nati dalle relazioni tra donne vietnamite e soldati americani. Come tanti amerasiatici, Phong non conosce i suoi genitori e passa la vita a cercare di trovarli. Nonostante la speranza di riuscirci sia magra, Phong è determinato a spezzare la catena del trauma intergenerazionale e offre una possibilità di guarigione non solo a se stesso e alla sua famiglia ma anche alle persone intorno a lui.Una guarigione necessaria anche per quei padri di amerasiatici che desiderano riconciliarsi col proprio passato. Questi uomini sono tra i quasi tre milioni di soldati americani che hanno servito in Vietnam tra il 1965 e il 1975. Molti di loro, giovanissimi all’epoca, ancora oggi vivono con le conseguenze dei traumi vissuti in quegli anni.Sono spesso proprio questi traumi il motivo principale per il quale molti veterani rifiutano i propri figli amerasiatici quando da essi vengono contattati. Ce ne sono altri, invece, che tornano in Vietnam, nella speranza di ritrovare le donne e i figli abbandonati durante la guerra.Supportando questi uomini nelle loro ricerche, ho potuto vedere i rimpianti che li angustiano e la forte volontà che nutrono di rimediare agli errori commessi. Sento un legame speciale con queste persone, perché riesco a comprenderne l’umanità. Dal 2009, traduco opere letterarie di veterani americani che hanno combattutto in Vietnam, promuovendo lo scambio tra loro e gli scrittori vietnamiti che sono reduci della stessa esperienza.Anche i miei familiari hanno combattuto su fronti opposti durante il conflitto. Nata a Ninh Bình, nel Vietnam del Nord, avevo solo due anni quando, nel 1975, la guerra è finita. Ma essendo cresciuta tra il Nord e il Sud del Vietnam, ho potuto ascoltare le storie di entrambe le parti, ed è mia ferma volontà utilizzare la letteratura come mezzo per favorire empatia, guarigione e riconciliazione.Le conversazioni avute nel corso degli anni con padri di amerasiatici e altri veterani americani mi hanno aiutato a delineare il mondo di uno dei protagonisti del romanzo, Daniel Ashland, pilota di elicotteri durante la guerra. Sconvolto da tutta la violenza cui ha assistito e preso parte, da principio rifiuta il figlio che deve ancora nascere ma, anni dopo, torna in Vietnam nella speranza di riuscire a trovarlo.In Dove vola la polvere, i traumi di Dan turbano profondamente il suo rapporto con Trang, la ragazza vietnamita di cui si innamora. Trang rappresenta le centinaia di migliaia di donne vietnamite che lavoravano nei bar e nei bordelli frequentati dai soldati americani durante la guerra. Le loro voci sono importanti, perché ci raccontano di storie che si conoscono poco.Durante le interviste che ho condotto, mi sono resa conto di quanto profondo sia il loro dolore, di quanti traumi e ostracismo abbiano dovuto subire.Non dimenticherò mai la lunga conversazione avuta con una donna che ora ha quasi l’età di mia madre. Fu lei a contattarmi dopo aver letto un articolo che avevo scritto sui veterani americani tornati in Vietnam per cercare le donne che avevano messo incinte e poi abbandonato.Avevo chiesto a uno dei veterani di scrivere una lettera alla sua ex fidanzata vietnamita spiegandole i motivi del suo abbandono e quelli che lo avevano poi spinto a tornare a cercarla. La lettera, tradotta da me, era stata pubblicata dal Tuoi Tre, un giornale nazionale vietnamita, insieme all’articolo in cui raccontavo delle ricerche disperate dei veterani.Quando la donna mi contattò al telefono, mi tempestò di domande per quindici minuti prima di rivelarmi di essere lei la ragazza di cui si parlava nella lettera. Durante la guerra aveva lavorato in un bar, era rimasta incinta di un soldato americano e si era trovata costretta ad abbandonare il figlio in un orfanotrofio. Addolorata e pentita, non aveva mai smesso di pensare al suo bambino. Nonostante avesse fatto il test del DNA e provato a cercare il figlio, non era però mai riuscita a trovarlo.Dove vola la polvere è, in parte, la mia battaglia contro la distorsione della rappresentazione delle donne vietnamite che si sono trovate costrette a lavorare nei bar o nei bordelli durante la guerra. In molti film di Hollywood e libri in inglese, vengono ridotte allo stereotipo della donna orientale, a esotici oggetti sessuali, a vittime inermi, senza traumi né volontà. Difficilmente sono dotate di una voce propria, facendo invece da sfondo a storie di uomini occidentali che vengono dipinti come i loro salvatori.Questo libro è anche la mia battaglia contro il sessimo e il razzismo che è ancora radicato persino nella mia stessa comunità vietnamita. È un tributo al coraggio degli amerasiatici e delle loro madri, a quei veterani americani che, nonostante i traumi che ancora li assillano, hanno teso la mano al prossimo ricucendo ferite.Questo romanzo – che viene pubblicato più di quarantotto anni dopo la guerra del Vietnam – è la mia preghiera per un mondo in cui possano esserci maggiore pace, umanità, perdono e guarigione. —(Traduzione di Francesca Toticchi)
Nguyen Phan Que Mai
Dove vola la polvere
Nord