La Stampa, 15 settembre 2023
Intervista a Carlos Sainz
La prima sfida a Singapore è contro il caldo. L’equatore taglia la città stato asiatica 152 chilometri a Sud. Il clima non fa eccezioni. «Sono stato in vacanza a Maiorca e in Sardegna, andavo a correre tutti i giorni nelle ore più calde. Il corpo si adatta, arrivi qui che sei a posto» racconta Carlos Sainz, ricaricato più dal podio di Monza che dalle teorie sulla preparazione atletica. «Domenica prima della gara mi immergerò per dieci minuti in una bacinella piena di cubetti di ghiaccio». Il prezioso orologio è tornato al suo polso dopo la rapina subìta a Milano. Lo choc è stato superato alla velocità di una curva presa male.
Memorie dal podio nel Gran premio d’Italia?
«Incredibile, il più bello della mia carriera».
Si sente più considerato adesso?
«Non capisco. Mi sono sempre sentito molto considerato in Ferrari fin dal 2021 quando ho messo piede a Maranello».
Qualche possibilità di ripetersi a Singapore?
«La speranza c’è sempre, ma parliamo di tracciati all’opposto: uno velocissimo, l’altro un cittadino a basso carico aerodinamico».
Qualcuno riuscirà prima o poi a spezzare la serie record di Gp vinti da Verstappen? Siamo a quota dieci.
«Spero di essere io, visto che ci sono appena arrivato vicino. Bisogna che commettano qualche errore ed essere lì per raccogliere l’opportunità».
Un acquazzone subtropicale aiuterebbe?
«Se Verstappen e la Red Bull non sbagliano nulla, la vedo dura. Dobbiamo essere pronti ad approfittare dei loro errori, però conosco l’obiezione: la Ferrari non è qui per approfittare dei problemi altrui, anche se tornare al successo sarebbe importante. Gli avversari vogliamo batterli in pista in una gara normale. È su questo che stiamo lavorando per l’anno prossimo».
Chi è il suo compagno di squadra ideale?
«Per ora Charles (Leclerc, ndr) è quello con cui mi trovo meglio. Abbiamo un rapporto molto buono fuori e dentro la pista. Sono stato bene anche con Lando Norris in McLaren. Per dirla tutta, mi sono trovato a mio agio con ogni compagno di squadra che ho avuto. Chiunque sia, a me sta bene»
È stato in squadra con Verstappen nel 2015 in Toro Rosso.
«E poi anche con Gasly e Hulkenberg, Non c’è stato mai un problema».
Sui social gira un video del suo compleanno a Monza. Charles le ha fatto un regalo per i suoi 29 anni?
«No (pausa). Non ce ne facciamo mai».
Con le strategie c’è stato qualche attrito tra voi due. Le comunicazioni via radio non rimandano un quadro sempre sereno.
«In ogni gara ci sono discussioni, è naturale. Ed è normale che riguardino le strategie. Vengono trasmessi i nostri team radio perché siamo la Ferrari e le nostre gare sono più seguite dalle tv. Dall’esterno sembra che abbiamo più discussioni degli altri team, in verità succede a tutti. Ricordo le discussioni in McLaren e in tutte le squadre per cui ho corso. Si sentivano poco perché non vincevamo».
Il suo contratto con la Ferrari scade a fine 2024: quando discuterà un eventuale rinnovo? Qual è il suo obiettivo?
«Qui sono contento e mi trovo in un buon momento della carriera. Quest’anno sto guidando bene e sento che c’è ancora del potenziale per fare meglio. Il mio desiderio sarebbe continuare qua. Ovviamente ci dobbiamo mettere d’accordo: sarebbe una bella notizia se potessimo rinnovare il contratto e andare avanti».
Lei è a metà della carriera: proviamo a fare un bilancio e a dare un voto?
«Non do mai voti perché non mi piace. Il bilancio è positivo: se sei anni fa mi avessero detto che alla mia età avrei ottenuto una vittoria e non ricordo quanti podi, e poi sarei andato alla Ferrari non ci avrei creduto. Tutto questo è già una buona carriera in Formula 1, ma sono ottimista: il meglio deve ancora venire. Quanto più guido, tanta più esperienza accumulo. E più esperienza significa capire meglio la macchina e andare più forte».
Qual è l’ultima raccomandazione che le fa Vasseur prima di una gara?
«Mi dice di spingere e di fare bene, mi dà un in bocca al lupo e basta. Non mi deve dire niente, alla fine sa che ho fatto questo mestiere per 175 Gran premi. Ho esperienza sufficiente per gestire al meglio le situazioni».
Dica un pregio e un difetto di Carlos Sainz.
«Recupero bene dopo un brutto errore e non mi esalto quando una gara va bene. Se vuole un aggettivo, direi che sono stabile. Un difetto? Ne ho tanti e non vorrei rivelarli al mondo».
Per tornare competitiva la Ferrari di che cosa ha più bisogno: macchina o piloti?
«Noi piloti possiamo dare di più. Io continuo a lavorare su me stesso gara dopo gara per migliorare il mio comportamento in pista, il mio stile di guida, trovare un setup migliore, perfezionare il modo in cui tratto le gomme, velocizzare le partenze e i giri di qualifica, le staccate. Sono in continuo miglioramento e tento di fare sempre meglio. Il problema in Formula 1 è che tu puoi fare un fine settimana praticamente perfetto, ma dipendi dalla macchina: se non è competitiva, non vinci».
L’ultimo mondiale delle Rosse fu quello dei costruttori nel 2008: quanto manca al prossimo?
«L’obiettivo è riuscire a essere competitivi già l’anno prossimo. Il 2023 è servito a inquadrare i problemi, ma i risultati sono stati una delusione. La Red Bull è cresciuta molto più di noi e di tutte le altre squadre. Nel 2024 vogliamo lottare di nuovo per vincere. Poi è da vedere se conquisteremo il titolo, però almeno dobbiamo provarci».
A casa con suo padre ha mai discusso se sia più difficile guidare una Formula 1 o una vettura rally?
«Ho un’incredibile ammirazione per quello che fanno i rallisti. Se chiedi a un pilota di Formula 1 che cosa è più difficile ti risponde i rally, perché la F1 si corre su pista protetta, ma se chiedi a un pilota di rally ti risponderà probabilmente il contrario. Da un punto di vista esterno le dico che i rally sono una categoria veramente bella, la guidano piloti super completi capaci di adattarsi a ogni circostanza».
Correrebbe la Dakar con papà?
«Dovremmo metterci d’accordo sui ruoli: io il copilota non lo faccio».
Che cosa fa quando è libero a casa?
«Gioco con il mio cane».
Potrebbe presentarlo a quello di Hamilton.
«È un cane di campagna, non andrebbero d’accordo e non gli piacerebbe stare in città».