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 2023  settembre 15 Venerdì calendario

LA VERITÀ SU USTICA È A PORTATA D’ARCHIVIO – PARLA L’EX MARESCIALLO DELL’AERONAUTICA, GIUSEPPE DIOGUARDI, IN SERVIZIO DURANTE LA NOTTE DELL’INCIDENTE: "IL SISMI AVEVA MESSO NERO SU BIANCO DUE VERSIONI. LA PRIMA RICOSTRUIVA QUANTO ACCADUTO LA NOTTE DEL 27 GIUGNO 1980 SULLA BASE DEGLI ELEMENTI A DISPOSIZIONE DELL’INTELLIGENCE, LA SECONDA ERA LA VERSIONE DI COMODO CHE SUGGERIVA ALLE ISTITUZIONI DI RENDERE PUBBLICA. C’ERANO CINQUE COPIE IN GIRO..." -

Il vuoto di verità sulla tragedia di Ustica è una storia di documenti che mancano. Alcuni nascosti, altri distrutti, altri ancora, cruciali, potrebbero essere chiusi in archivi di Stato che nessuno ha aperto. «Io so come trovarli», sostiene oggi il 62enne Giuseppe Dioguardi, maresciallo dell’Aeronautica in pensione che ha lavorato nelle segretaria particolari di quattro ministri della Difesa (Lagorio, Spadolini, Gaspari e Zanone).

Dioguardi ebbe per le mani una relazione segretissima del Sismi su Ustica. Poi venne mandato personalmente a bruciare faldoni nelle basi dell’Aeronautica in Sardegna e nel sud Italia. L’intervista di Giuliano Amato a Repubblica , per lui, è stata una liberazione.

«Finalmente Amato ha detto le cose come stanno. Era sottosegretario alla presidenza del Consiglio ai tempi di Craxi quando circolò un’importante relazione del Sismi su Ustica, non è uno che parla a caso».

Dioguardi, partiamo da quella relazione. Di che anno è? «Del 1986, fu prodotta dall’ammiraglio Martini, allora capo dell’intelligence militare. A quell’epoca ero nella segreteria particolare di Giovanni Spadolini. Il 17 giugno di quell’anno, me lo ricordo perché era il giorno in cui l’Italia perse contro la Francia agli ottavi di finale dei mondiali, il capo di gabinetto della Difesa mi chiese di prendere una cartellina di pelle dal suo ufficio a palazzo Baracchini e di portarla con urgenza a Pian dei Giullari perché Spadolini doveva leggerla, controfirmarla e inoltrarla a Craxi. Fui scortato da due carabinieri. Spadolini mi accolse in vestaglia rossa. Aprì la cartella, lesse e si arrabbiò…».

Perché? «Mi disse: ‘ricordati, caro Giuseppe, non c’è niente di più schifoso di quando i generali vogliono fare i politici’. Ripeteva: ‘Guarda, guarda le puttanate che hanno scritto!’ Poi fece una telefonata a Craxi alla fine della quale, senza convinzione, controfirmò le otto pagine del Sismi».

Fu Craxi a imporglielo? «Sì»

Cosa c’era nella relazione? «Tra le altre cose si parlava di due Mirage francesi in volo, di un Tomcat americano, di Mig libici…Non posso rivelare nel dettaglio il contenuto, perché è oggetto di una deposizione di dodici ore che nel 2011 ho rilasciato ai pm di Roma.

È coperta da segreto istruttorio. Posso però dire che il Sismi aveva messo nero su bianco due versioni: la prima ricostruiva quanto accaduto la notte del 27 giugno 1980 sulla base degli elementi a disposizione dell’intelligence, la seconda era la versione di comodo che il Sismi suggeriva alle istituzioni di rendere pubblica».

Di quella relazione agli atti dell’inchiesta non c’è traccia. È stata distrutta? «Penso proprio di no».

Dov’è allora? «Ogni documentazione classificata rimane all’interno della segreteria speciale del gabinetto del ministro. A quanto ne so c’erano cinque copie in giro: l’originale, una minuta e un minutario rimasti nell’archivio del Sismi, poi una quarta copia presso la segreteria speciale al ministero della Difesa e l’ultima alla segreteria speciale della presidenza del Consiglio».

Possibile che gli inquirenti non abbiano cercato lì? «L’hanno fatto, ma per accedervi non basta un mandato del pm, serve l’autorizzazione dell’Autorità nazionale per la sicurezza, articolazione della Presidenza.

E bisogna sapere come cercare, sono plichi cartacei, vanno usati criteri di 37 anni fa. I due finanzieri inviati dalla procura non hanno trovato la relazione del Sismi perché non sapevano come cercarla. Si sono fermati a cinque centimetri dalla verità».

Si può ancora trovare? «Sì, se il governo lo vuole davvero. La premier ha chiesto ad Amato di produrre nuove prove quando potrebbe far cercare quella relazione del 1986, e altri documenti importanti, nell’archivio della segreteria speciale della Presidenza del Consiglio. Lo stesso può fare il ministro Crosetto nella segreteria speciale della Difesa».

Perché è così complicato trovare documenti ufficiali su Ustica? «Per colpa di una circolare…»

Cioè? «Tra il 1982 e il 1988 lo Stato maggiore dell’Aeronautica emanò una circolare interna: ordinava a tutti i reparti di non usare la parola ‘Ustica’ nei documenti ufficiali. Al massimo si poteva scrivere ‘noto evento’ o ‘noti fatti’.

Lo scopo era rendere quelle carte meno interessanti per chiunque ne fosse venuto in possesso. E anche più complicate da ritrovare, una volta archiviate».

Cosa deve chiedere l’Italia al governo francese, per arrivare alla verità? «I piani di volo dei Mirage decollati quella notte. Lì dentro c’è tutto: orari, scopo della missione, quantitativi di carburante usati». […]

Ha mai distrutto documenti riservati? «Sì. Mi è stato ordinato e l’ho fatto fino al 2004. Nel 2008 ho lasciato l’Aeronautica».

Dove fu mandato a distruggerli? «Nelle basi militari di Pantelleria, Crotone, Alghero e all’aeroporto di Comiso quando venne chiuso per trasferire gli archivi cartacei alla base di Sigonella. A Pantelleria andai nel weekend dopo l’orario d’ufficio, c’era poca gente in giro».

Ha distrutto carte su Ustica? «Non posso rivelarlo, è nella parte secretata del mio verbale».

Le sedi che indica fanno pensare di sì. A Pantelleria alcuni sostengono che la notte di Ustica atterrò un mig libico per il rifornimento, e ad Alghero nell’ipotesi dei due caccia francesi decollati dalla base di Solenzara potrebbero aver raccolto tracce di quei voli, o addirittura i documenti contabili di eventuali rifornimenti. «Sono ottime deduzioni. Ma, ripeto, non posso confermare o smentire».