il Fatto Quotidiano, 15 settembre 2023
Giubileo, Roma è una voragine
Da dove prendiamo Roma? Da quale cantiere (sono 101 in tutto, secondo i dati di Luceverde, portale della mobilità nella Capitale), incrocio, buca, voragine?
Marco, tassinaro esperto, 25 anni di virtuosa frequentazione dei semafori tra le lamiere capitoline, illustra il tragitto premium, quello super via crucis: “Se imbocchiamo il Circo Massimo e svoltiamo sul lungotevere poi è tutto un casino fino a Borgo Pio”.
È una tipica operazione suicida di automobilisti ingenui, alle prime armi o anche nello sviluppo finale della terza età dove può mancare da un certo punto di vista prontezza di spirito e lucidità di analisi. Il rischio di impantanarsi è così elevato che solo un’altra fetta di umanità (i veri masochisti, gli scellerati e i turisti) scelgono questa strada che ti immobilizza e ti tiene incarcerato nella vettura. Stop e fino a nuovo verde se Dio vorrà nessuno fiati. Come qui, a due passi dall’ospedale di Santo Spirito. Per arrivarci avremo impiegato 67 minuti tondi ma nell’ora a più bassa intensità di traffico. Sarebbero 94 nella conversione con l’ora di punta, cioè dopo le 7:30 del mattino e cento tondi dopo le otto e prima delle nove.
Il mio Caronte, stratega indiscutibile: “Noi tassinari rifiutiamo le corse se sono nelle vicinanze dei cantieri perché t’infili nell’imbuto e sei perso. Soldi e pazienza vanno al Creatore e tu, rincoglionito, torni a casa con l’incasso dimezzato. Solo se chiama l’ospedale e a volte senti la compassione bussarti dentro”.
Circo Massimo, dunque. È tutto regolare, si cammina piano ma senza stop, solo che da oggi a domenica anche qui sarà un ridente macello perché si terrà una tappa del campionato mondiale di equitazione. Cavalli di tutto il mondo nella più amata della corsa a ostacoli. Un gran bel caos, anche doppio in virtù della concomitante tappa europea di pallavolo al Palaeur, quadrante sud della Capitale, e della partita della Roma, quadrante nord. Lunedì si conclude in bellezza con lo sciopero Atac. Tutti a piedi o, cosa davvero oltre l’immaginabile, tutti in auto.
Per rendere Roma ancora più faticosa e ostruttiva il Campidoglio ha pensato di ammassare alla vigilia del Giubileo le opere di manutenzione straordinaria con quelle ordinarie dilatando – forse con l’obiettivo di produrre un ulteriore formidabile incasinamento cittadino – il tempo dei cantieri e sviluppare così le opere secondo il tradizionale passo della lumaca.
Una bella, indiscutibile prova di fermo tecnico verso Porta Portese, all’imbocco di via Induno, arteria che costeggia il Sacher, il cinema di Nanni Moretti e collega il lungotevere a viale Trastevere. Doppio stop. Piegare verso sinistra, allungare felice il passo, ingranare la quarta e poi a destra, stop. Davanti al ministero dell’Istruzione, nel cuore del viale che taglia Trastevere e si dirige verso via Arenula, binari dei tram in rifacimento. Eccoli. Stop. Dalla quarta marcia alla seconda. Verde poi giallo poi rosso. Semaforo, fila, clacson. Stop. L’autista riflessivo: “Ma se il Giubileo è ogni 25 anni era chiaro da quello del 2000 che nel 2025 ci sarebbe stato bisogno di qualcosa di nuovo: 25 anni hai avuto di tempo e ti riduci adesso? Ci metti adesso in queste trappole infami?”.
Piano piano, anzi pianissimo si giunge in via Arenula, sede del ministero della Giustizia. Arteria decisiva per raggiungere piazza di Torre Argentina e da lì a sinistra verso Corso Vittorio e a destra verso Botteghe Oscure e piazza Venezia. Lavori in corso: binari del tram, è uno stop bis. Marco l’autista: “Possiamo scegliere l’ingorgo che preferiamo. Se pieghiamo a destra arriviamo in piazza Venezia e lì è davvero un gran casino, ma a sinistra c’è di meglio. La pedonalizzazione di piazza Pia, e le ho detto tutto. Un bordello inenarrabile attorno al Vaticano”.
Fiondiamoci verso piazza Pia sapendo che corso Vittorio è tappezzato da microcanteri: Sant’Andrea della Valle, recinto e badili, Chiesa Nuova, recinto e badili ma nessuno al lavoro.
Il super ingorgo, la fiammata artistica delle lamiere che sviluppano col sole alto l’effetto ottico di un cordone d’argento, uno specchio di luce che rimbalza dall’asfalto al cielo, verso Castel Sant’Angelo. Anzi prima, già da piazza Adriana la puzza di colonne in attesa, bus scapricciatelli, autoarticolati in preda a una crisi di nervi, rivelano che l’operazione isola pedonale nella piazza dove ha sede Radio Vaticana, è una bellissima idea per i pellegrini dell’anno prossimo, ma un atto del diavolo in persona per i residenti di Prati, il quartiere borghese della Capitale e per gli studenti delle due università private che nei paraggi di San Pietro hanno le rispettive sedi.
È un mare fermo, grappoli di autovetture ormai definitivamente provate, le frizioni senza più continenza, una coppia di turisti brasiliani alla ricerca di un taxi tenta di occupare il mio. È il disperato tentativo di farla franca, di riuscire a campare a Roma anziché rinunciarvi, arrendersi, dimettersi dalla città, rifugiarsi altrove.
“Dottore, la media di noi tassisti in un giorno normale è di 13 chilometri all’ora, qui stiamo di parecchio sotto, ma saremmo potuti stare ancora peggio se avessimo iniziato il tour qualche ora fa”.
Peggio di così è infatti possibile. All’Ostiense il ponte dell’Industria, il ponte di ferro andato a fuoco quando era sindaca ancora la Raggi è lì che aspetta di essere riaperto. E chiusa, recintata dalla testa ai piedi piazza Venezia dove i lavori della Metro C propongono ogni giorno un fatto nuovo, un’idea nuova di caos. Per esempio qui, a pochi metri da via del Corso, una voragine ha inghiottito il manto e un bucone di quelli tremendi produce l’idea che i lavori saranno pieni di sorprese.
Girare a destra per via Nazionale? Oppure via dei Fori Imperiali? Ah, ecco laggiù il Colosseo e dunque un’altra fermata, il cantiere del tram. Appena sopra, in via dei Santi Quattro Coronari, il cantiere del gas, e qui a sinistra verso via Labicana quello dell’acqua.
È tanto, è tutto, è troppo.