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 2023  settembre 13 Mercoledì calendario

La pelliccia di Mann

Thomas Mann è poco amato, perfino da qualche suo biografo. Troppo altero, si accorse tardi del pericolo nazista, prese la cittadinanza americana, era omosessuale e non fece outing, un padre padrone che sfruttava la moglie e non badava ai figli. Il figlio Golo Mann, in una conversazione confidenziale in taxi dopo un’intervista, mi disse che la madre Katia era più intelligente del padre, e si riferiva all’intelligenza politica. Fu Golo a portare in Svizzera i diari rimasti a Monaco, in cui il padre rivelava la sua omosessualità. Sarebbe stata una tragedia, se i nazisti avessero rivelato il contenuto. In famiglia tutti sapevano.
Sempre nei diari, annotò in esilio a Los Angeles: oggi hanno lanciato l’atomica su Hiroshima, ho portato a passeggio il barboncino. Una prova di aberrante cinismo? Era amara ironia, aveva dato ordine di distruggere dopo la morte i diari, ma sapeva che sarebbero stati pubblicati. Perché non li distrusse, come fece per alcuni quaderni? E non gli perdonano l’acquisto di una pelliccia di visone nella Germania comunista. Un delitto per gli animalisti, o di disprezzo per i tedeschi dell’Est, vittime della dittatura. Un fatto o una frase andrebbero spiegate nel loro contesto. Il visone è una prova dell’attenzione di Mann per chi al di là della cortina di ferro non poteva leggere le sue opere.
Nel maggio del 1954, Walter Janka, íl trentenne capo dell’Aufbau Verlag, casa editrice di Berlino Est, giunse in aereo a Zurigo, con la pelliccia per il suo autore, la rivoltò e la mise sotto braccio, per passare la dogana. Se avessero notato il visone avrebbe dovuto pagare migliaia di franchi in tasse, che non aveva. I doganieri erano distratti, Janka giunse alla villa di Mann, che davanti alla moglie e alla figlia Erika provò la pelliccia. Aveva mandato a Janka le misure e uno schizzo. Il sarto sull’Unter den Linden aveva eseguito un capo perfetto.
La storia inizia nel 1951. Janka desiderava stampare I Buddenbrook e Lotte in Weimar, ma Fischer, l’editore di Francoforte, negava l’autorizzazione, se non si fossero pagati i diritti d’autore. Scrisse a Mann, che si dimostrò disponibile, e tentò di convincere Fischer. Il 14 dicembre gli scrisse da Los Angeles di essere addolorato che all’Est non potessero leggere i suoi romanzi, e voleva con tutto il cuore che Janka fosse autorizzato a pubblicare le sue opere. Fischer cedé a caro prezzo: pretese il 15% per Mann da pagare in dollari, e il 10 per la sua casa editrice. Janka commentò che era uno strozzino, ma firmò il contratto. Nel 1952, Walter Ulbricht, il capo della Ddr, strinse i freni, e vietò l’esportazione di valuta, i diritti andavano pagati in marchi orientali, e spesi nella Germania comunista.
Janka chiese al Comitato centrale di fare un’eccezione per gli editori, altrimenti non si sarebbero più potuti pubblicare autori occidentali, ma non venne ascoltato. E Mann fu deluso: da autore non voleva rinunciare alla proprietà intellettuale, allo stesso tempo desiderava che tutti potessero leggere i suoi libri, all’Est vivevano un terzo dei tedeschi. A Janka non restò che pubblicarli senza permesso, un’edizione pirata, pur riconoscendo i diritti a Mann, che acconsentì. Fischer giudicò che si fosse dimostrato troppo conciliante, ma dovette accettare la decisione, per non rompere con il Premio Nobel.
La comunista Aufbau pubblicò l’opera omnia di Thomas Mann in dodici volumi, che Janka portò in dono a Zurigo. L’edizione di Fischer sarebbe uscita solo dodici anni dopo. Mann era in bilico tra le due Germanie, detestava il Cancelliere Adenauer che lo criticò perché aveva accettato l’invito di parlare a Weimar, all’est. Ma non era tenero con il marxismo, mentre suo fratello Heinrich decise di vivere a Berlino Est.
I Buddenbrook furono un bestseller nella Ddr, l’Aufbau vendette trentamila copie. Gli Ostmarken restavano nella Ddr. Che vuole farne? chiese Janka all’autore. Poteva comprare quel che voleva, e lo avrebbe portato a Zurigo. Non c’era grande scelta nella Germania orientale, Mann scelse la cosa più costosa possibile, una pelliccia di visone, che non indossò mai in pubblico. Sarebbe morto l’anno dopo, il 12 agosto del 1955.