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 2023  settembre 13 Mercoledì calendario

La ministra dell’Eguaglianza danese contro il partito di sole donne

Nel Parlamento danese il partito ambientalista Alternativet poteva contare fino a qualche giorno fa su cinque deputate e un deputato, Torsten Gejl, il capogruppo. Ma quando quest’ultimo ha ottenuto un congedo per malattia – chiesto a causa del troppo stress, che gli provocava dolori alle spalle e alle gambe – è stato sostituito da una donna.
E così è nato un record, che le sue colleghe hanno voluto festeggiare sui social: «Oggi è un giorno storico. In Danimarca per la prima volta in assoluto c’è un gruppo parlamentare esclusivamente femminile. Le donne ottennero il diritto di voto nel 1915 e vennero elette per la prima volta nel 1918. Da allora sono passati 105 anni. D’altra parte, in passato ci sono stati molti gruppi composti interamente da uomini, l’ultimo nel 2019».
Una celebrazione che alla ministra per l’Uguaglianza Marie Bjerre, del partito liberale Venstre, deve aver ricordato un po’ la trama di Barbie, il film globale del momento, dove le donne vivono felici tra di loro a Barbieland e i Ken sono solo delle comparse. Il post, a lei, proprio non è andato giù. «Avere un gruppo di sole donne non dovrebbe mai essere un obiettivo. Manda il segnale che gli uomini non siano benvenuti e questo penalizza la battaglia per l’uguaglianza», ha scritto Bjerre, secondo cui è stato anche di cattivo gusto festeggiare per un evento provocato dalla malattia di un collega.
La portavoce di Alternativet, Franciska Rosenkilde, ha spiegato, in risposta, che un gruppo tutto femminile è positivo perché in parlamento c’è ancora una maggioranza maschile. Ma ha aggiunto che una soluzione «ottimale» sarebbe una squadra con anche degli uomini: «Perché combattiamo per l’uguaglianza di tutti i generi». Poi ha precisato che la situazione che si è venuta a creare è stata frutto «solo della decisione degli elettori, visto che avevamo un numero uguale di candidati uomini e donne». «Noi stiamo solo celebrando un momento storico per raggiungere il quale sono serviti 105 anni – ha aggiunto – E ci si sarebbe aspettati che la ministra per l’Uguaglianza lo avrebbe riconosciuto». Quanto al povero Torsten, il “Ken” della situazione, «è felice del nostro primato. Ed è indegno che un ministro coinvolga un collega in malattia nella sua crociata contro Alternativet».
Questa storia, da un lato, ricorda quanto la Danimarca sia avanti nell’uguaglianza di genere: il Paese è secondo nell’Ue nel Gender Equality Index; la sua leadership è tutta al femminile, dalla premier socialdemocratica Mette Frederiksen alla regina Margrethe II, sul trono ormai dal 1972; e le elezioni del 2022 hanno portato a un record di 44,1% di deputate (in Italia sono il 31%).
L’altro aspetto interessante è che Torsten Gejl non è l’unico politico ad aver chiesto un congedo per il troppo stress. Prima era toccato anche a Jakob Ellemann-Jensen, il ministro della Difesa, che in piena guerra ucraina si è preso un semestre di pausa. Uomini che sanno riconoscere i propri limiti, e hanno il coraggio di alzare bandiera bianca.
«Alternativet fa bene a festeggiare, il tema è motivo d’orgoglio per i partiti di centro-sinistra, che hanno in maggioranza rappresentanti femminili», spiega a Repubblica Birte Siim, politologa dell’Università Aalborg. «Non siamo ancora un Paese gender equal, ma è importante riconoscere le conquiste arrivate grazie al femminismo e ai movimenti per i diritti Lgbtq. Tra questi successi includerei anche i cambiamenti nelconcetto di mascolinità. Finalmente agli uomini, di sinistra e di destra, è consentito esprimere le proprie emozioni in pubblico».
Il record di Alternativet dovrebbe comunque durare poco. L’autoesilio di Ken da Barbieland non durerà per sempre: Torsten Gejl ha fatto sapere che quando si sarà ripreso dallo stress tornerà in Parlamento. Il suo gruppo non sarà più tutto al femminile. Ma ci sarà comunque da festeggiare