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 2023  settembre 12 Martedì calendario

L’uso responsabile delle tecnologie

È recente la proposta dell’Autorità cinese per il cyberspazio di limitare a un massimo di due ore al giorno l’uso degli smartphone da parte dei minori. L’obiettivo dichiarato – e forse condivisibile – è combattere la «dipendenza». In Italia il governo Meloni sta valutando la possibilità, con il Dl criminalità, di impedire l’uso dello smartphone ai minorenni colpevoli di gravi reati. Dunque, non più ex ante, ma ex post, con l’obiettivo di gestire come un «rubinetto» l’accesso a Internet di potenziali criminali. Queste opzioni sembrano non facilmente percorribili dal punto di vista tecnico, sicuramente in Italia. Si può forse impedire di avere una Sim, divieto facilmente aggirabile con un prestanome. Più difficile sembra impedire l’utilizzo dello strumento: basta un cellulare senza Sim connesso a un wifi, solo per citare un banale espediente per svuotare la legge. Diverso è il caso cinese che già da anni ha optato per un controllo più autoritario della Rete. Ma il vero punto chiave che accomuna i due casi è che si rischia di dare un messaggio equivoco dal punto di vista della responsabilità: non è certo lo smartphone di per sé a causare comportamenti criminali che vanno severamente puniti (così come va punita la circolazione delle immagini). La tentazione di scaricare la responsabilità degli esseri umani sulla tecnologia è sempre stata forte. Nel 1900, il medico e criminologo Cesare Lombroso firmò un violento attacco contro «il biciclo», identificato come «causa e stromento [sic] del crimine». «L’uso diffusissimo di una macchina di un certo valore così facilmente esportabile, in ispecie da quelli che sono più agili, è un incentivo ed una causa di appropriazione indebita e truffa». Purtroppo, soprattutto per tecnologie come lo smartphone, non c’è alternativa all’uso responsabile