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 2023  settembre 12 Martedì calendario

La formica di fuoco è arrivata in Italia

«Trovare questa specie aliena invasiva in Italia è stata una sorpresa, ma purtroppo sapevamo che questo giorno sarebbe arrivato». A raccontare al Corriere l’arrivo (anche) in Italia della formica di fuoco, una delle specie più invasive al mondo, è Mattia Menchetti, dottorando classe 1990 dell’Istituto spagnolo di Biologia evoluzionistica che ha coordinato lo studio pubblicato ieri sulla rivista Current Biology, a cui hanno collaborato anche l’Università di Parma e l’Università di Catania.
La segnalazione – continua Menchetti – «ci è arrivata da una persona che, in provincia di Siracusa, era stata punta più volte e ci aveva inviato delle fotografie. Siamo così andati a fare un sopralluogo per prelevare dei campioni. Essendo il luogo della segnalazione un porticciolo, pensiamo non sia il primo punto di arrivo di questi esemplari, originari di Stati Uniti e Cina, ma il secondo punto di arrivo. Al termine delle ricerche, abbiamo trovato 88 nidi in un’area di 4,7 ettari, ognuno abitato da migliaia di formiche operaie».
Parlando con gli abitanti della zona, gli autori dello studio hanno scoperto che le prime punture dolorose risalgono almeno al 2019, ma quello di Siracusa è «il primo caso di nidificazione stanziale». Le formiche di fuoco (Solenopsis invicta) devono il loro nome alle presenza di «un pungiglione velenoso che infligge punture molto dolorose che possono provocare una reazione allergica ma anche, in casi estremi, uno choc anafilattico», chiarisce Menchetti.
La specie può diffondersi in maniera molto rapida, in Italia come nel resto del continente, con impatti notevoli su ecosistemi, agricoltura e salute umana: «Siamo di fronte a un predatore generalista che riduce la diversità di invertebrati e piccoli vertebrati nei luoghi dove si insedia, ma ha anche un impatto negativo su animali giovani o deboli. Senza dimenticare i danni causati dai formicai alle radici delle piante o quelli inflitti dall’invadenza della specie che coinvolgono dispositivi elettrici, sistemi di comunicazione e agricoltura». I modelli ecologici sviluppati nell’ambito dello studio mostrano risultati preoccupanti rispetto alla possibilità di colonizzazione di questa formica in Europa e alla sua espansione in tutto il continente, favorita anche dai cambiamenti climatici. «È in corso la pianificazione dell’eradicazione e il monitoraggio della specie da parte della Regione Sicilia – conclude Menchetti – e il team di ricerca ha dato la propria disponibilità come consulente scientifico. Un aiuto prezioso – auspica – può arrivare dalle segnalazioni dei cittadini sulla possibile presenza dell’animale».