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 2023  settembre 12 Martedì calendario

Il testamento di Michela Murgia

Il testamento di Michela Murgia, che secondo quanto apprende La Stampa verrà aperto non prima della prossima settimana, va oltre la semplice distribuzione dei suoi beni ed è l’ennesimo atto politico. La scrittrice, morta il 10 agosto scorso a causa di un carcinoma renale all’età di 51 anni, sosteneva che l’amore non fosse solo un sentire, ma anche un fare, cioè azioni concrete. Per garantire che tutto si svolgesse secondo i suoi desideri, Murgia ha affidato la gestione del testamento all’avvocata e amica bolognese Cathy La Torre, curandone personalmente ogni dettaglio. Con lei, Murgia aveva condiviso l’impegno nella campagna di sensibilizzazione «Odiare ti costa», che mirava a fornire assistenza legale alle vittime di discorsi d’odio e a combattere i cosiddetti «leoni da tastiera» attraverso richieste di risarcimento danni e scuse mediati da un processo civile. Al momento, la data e il luogo dell’apertura del testamento restano un mistero, con La Torre che mantiene il silenzio per rispettare deontologia e segreto professionale, e i «figli d’anima» che mantengono il riserbo. A quanto si apprende, il figlio d’anima Alessandro Giammei è di rientro in Italia dagli Stati Uniti, dove insegna letteratura italiana a Yale. Il testamento dovrebbe essere molto articolato e scritto di pugno dalla stessa Murgia, quindi olografo. Lorenzo Terenzi, l’attore e regista fiorentino che aveva sposato la scrittrice con un rito civile «in articolo mortis» lo scorso luglio, dovrebbe ricevere metà dell’eredità, come previsto per legge. Ad Alessandro Giammei e agli altri figli, Raphaël Luis Truchet, Francesco Leone e Riccardo Turrisi, dovrebbe andare la casa romana acquistata appositamente per ospitare la loro famiglia queer. Quanto agli oggetti di valore affettivo, come dichiarato dalla scrittrice in un’intervista a Simone Marchetti di VF, spetterà a Chiara Tagliaferri la distribuzione di tutto ciò che era nel suo armadio: abiti, cappelli, scarpe. Patrizia Renzi riceverà il patrimonio di gioielli e bigiotteria, trenta chili di «cianfrusaglie», come le definiva la stessa scrittrice che non amava i metalli preziosi. Ad Alessandro Giammei, inoltre, che si occuperà delle opere letterarie (pubblicate e inedite), andranno le password dei suoi account e la pennetta Usb contenente le chat della community di giochi di ruolo in cui si sono conosciuti. Non ci sono dichiarazioni o istruzioni esplicite per l’amica Chiara Valerio.
Certo è che questo testamento darà concretezza alla testimonianza politica che Michela Murgia ha portato avanti attraverso i social media negli ultimi giorni della sua vita. Dopo aver sdoganato il concetto di «Queer Family» su Instagram, ossia la famiglia di scelta, il documento conferirà una legittimità legale e simbolica a questi legami d’amore più forti del sangue anche davanti allo Stato. Tuttavia, le ultime volontà di Michela non cambieranno le leggi italiane, le quali stabiliscono che l’eredità spetta principalmente ai parenti biologici. Questo solleva la questione di cosa manchi nella legge italiana per proteggere i «figli d’anima». Secondo Vincenzo Miri, presidente dell’Avvocatura per i diritti Lgbti «Rete Lenford», «i “figli d’anima” non sono considerati legalmente figli e non rientrano tra i beneficiari legittimi secondo la legge italiana perché la definizione di “famiglia” nelle questioni successorie è molto restrittiva e non permette di includerli tra i beneficiari “legittimari”, che sono i coniugi, gli uniti civilmente, i figli o gli ascendenti». Per questo Murgia ha optato per il testamento, per garantire che i suoi «figli d’anima» potessero ricevere un’eredità. Tuttavia, Miri nota che «se il testatore dovesse escludere o assegnare quote inferiori ai beneficiari previsti dal codice civile italiano, la volontà testamentaria potrebbe essere contestata, a meno che il legittimario non rinunci alla sua quota. Questo problema si applica anche alle donazioni durante la vita del “genitore d’anima” se risultassero lesive per i legittimari».
Miri suggerisce che una possibile modifica legislativa potrebbe riguardare le quote di riserva, poiché «attualmente la legge italiana protegge in modo rigido i legittimari, anche in situazioni in cui non vi sia alcun legame effettivo con il testatore. La legge dovrebbe riflettere meglio la realtà delle diverse famiglie e consentire al testatore di esprimere la propria volontà, in modo che la biografia prevalga sulla biologia. In questo senso, il testamento di Michela Murgia sollecita il legislatore a riconoscere le famiglie moderne basate su legami affettivi, non solo su legami legali o di sangue, per permettere a ciascuna e ciascuno di onorare queste relazioni d’elezione anche dopo la morte».