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 2023  settembre 10 Domenica calendario

Moda, sport e turismo

Una curiosa (e curata) mostra pisana accosta tre parole apparentemente assai distanti: moda, sport e turismo. Eppure proprio la combinazione di questi tre ambiti, nel periodo tra le due guerre, accelerò il percorso verso la modernità.
Tra la seconda metà dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, grazie ai sindacati, i lavoratori hanno più tempo libero. Per esempio uno dei punti qualificanti nel programma del Fronte popolare, al potere in Francia dal 1936, sono 40 ore di lavoro settimanali e 15 giorni di ferie pagate all’anno. Le dittature – fascismo, nazismo, comunismo – hanno lo stesso entusiasmo: in Italia corrono i treni popolari e nella Germania nazista l’organizzazione Kraft durch Freude (Forza attraverso la gioia) ha un ruolo centrale nel garantire l’appoggio dei lavoratori alla preparazione della guerra, ormai imminente.
In quegli stessi anni gli sport più popolari vengono introdotti (calcio, pallacanestro, pallavolo) o adottano nuove regole (tennis). La bicicletta prima e l’automobile poi, per lunghi decenni, restano sospese tra uso quotidiano, lunghi viaggi e competizioni in pista e su strada.
E così lo sport occupa il tempo libero, il turismo le vacanze estive. Ma proprio qui entra in gioco la moda. La pratica dello sport richiedeva abiti più ridotti, leggeri, elastici, aderenti, in contrasto con l’abbigliamento formale del secolo precedente. Anche gli abiti da viaggio sono da subito più comodi e informali. E se per gli uomini tutto sommato erano in gioco questioni di gusto e di abitudine, per le donne scoprire il corpo, esporlo all’aria aperta e soprattutto agli sguardi maschili aveva implicazioni ben più radicali nel campo della morale. Decisivo fu il caso del costume da bagno, tra gare di nuoto e vita di spiaggia. Dopo continue riduzioni delle superfici coperte, la discussa introduzione del bikini (1946) da questo punto di vista segna un punto di non ritorno.
A un diverso livello, la mostra pisana – curata da Alessandro Tosi dell’Università di Pisa e da Lorenzo Cantoni dell’Università della Svizzera italiana – evidenzia chiaramente come questi termini d’uso comune – moda, sport e turismo appunto – in passato mostrassero interessanti oscillazioni di significato.
Alcuni esempi? Il 19 febbraio 1897 alla Scala di Milano va in scena il ballo Sport, con musica di Romualdo Marenco e otto quadri del coreografo Luigi Manzotti (già autore del più noto Excelsior, 1881). La trama: un elegante sportivo, il marchese di Franckeville, ha sedotto l’attrice Florence Bernier così come Lady Waldeck, moglie di un milionario americano. Le due rivali seguono il loro amante in tutto il mondo, dalle scalate in montagna sulle Alpi ai campionati di pattinaggio in Canada, dalle corse dei cavalli a Longchamps alla regata di Venezia. All’indomani delle prime olimpiadi moderne, l’imponente balletto alterna l’alpinismo, l’ippica, il pattinaggio, la ginnastica, la caccia, la pesca, il tiro al bersaglio e il ciclismo, prima del duello femminile (!) che scioglie la trama e apre alla celebrazione finale del trionfo dello sport. Dal punto di vista della mostra pisana, è interessante osservare come i ballerini indossino abiti moderni al posto della calzamaglia (la moda), e come ogni quadro sia ambientato in una diversa regione del mondo (il turismo).
Ancora, nel 1905 a Parigi Larousse pubblica l’enciclopedia Les Sports Modernes Illustrés: insieme a voci prevedibili (alpinismo, automobilismo, pattinaggio, hockey su ghiaccio) troviamo anche presenze curiose, come il volo coi palloni aerostatici, le arti marziali, la pelota basca. Ciò che più conta, anche il turismo è considerato… uno sport, da praticare naturalmente e rigorosamente con gli abiti adatti.
Nel 1923 Erik Satie pubblica Sports et divertissements, 21 brevi composizioni per piano risalenti al 1914. I temi toccati sono caccia, pesca, yachting, bagni di mare, golf, tennis, corse dei cavalli; ma anche picnic, flirt...
Nel balletto di Bronia Nijinsky L e train bleu (1924) i costumi sono disegnati da Coco Chanel. Nell’anno delle olimpiadi parigine, tennis, golf e nuoto sono accostati ai piaceri della vacanza, ispirandosi al famoso treno di lusso che attraversava la Costa Azzurra fino a Ventimiglia.
Di certo i confini tra moda, sport e turismo restano a lungo permeabili. Nel 1933 il tennista Jean-René Lacoste conclude la sua trionfale carriera per fondare una popolare linea di abbigliamento. Due decenni dopo il giocatore inglese Fred Perry ripercorre la stessa traiettoria da campione a stilista. E quando il 29 maggio 1953 lo sherpa Tenzing Norgay raggiunge la vetta del Monte Everest insieme a Edmund Hillary, utilizza un paio di impagabili stivali di pelliccia di renna, realizzati a mano dagli artigiani della casa svizzera Bally, uno dei brand di lusso più longevi al mondo (risale al 1851); Tenzing li aveva ricevuti in dono l’anno prima, in occasione della fallita spedizione svizzera del 1852.
In anni più recenti questa circolazione di idee tra moda, sport e turismo si fa più faticosa. Per cominciare il turismo di massa va per conto suo. I milioni di turisti che affollano la vicina Piazza dei miracoli, tutti fingendo di sostenere la Torre di Pisa e sentendosi per questo molto divertenti, sono un ottimo esempio di cattivo gusto (calzoni corti, magliette improbabili, persino imperdonabili marsupi); semmai al loro cospetto viene da chiedersi perché ci vestiamo così male in vacanza. Per parte loro gli sport più popolari, soprattutto il calcio (opportunamente lasciato fuori dal percorso espositivo), hanno imposto logiche puramente economiche, tra consumo e profitto, a scapito della creatività.
Con qualche inevitabile concessione alla nostalgia, la mostra pisana ha invece il merito di riannodare fili lontani, combinandoli in un tessuto originale aperto a un diverso futuro.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Fashion, Sport, Tourism
a cura di Alessandro Tosi
e Lorenzo Cantoni
Pisa, Museo della Grafica,
Palazzo Lanfranchi,
fino al 29 ottobre
 
Nel 1953 lo sherpa Tenzing raggiunse la vetta dell’everest con degli strepitosi stivali di renna realizzati a mano