Domenicale, 10 settembre 2023
Monete e banconote come opere d’arte
Nessun luogo è più adatto della zecca, ossia del magnifico palazzo barocco della Monnaie, su Quai de Conti, per parlare della relazione complessa, controversa, fiammeggiante tra arte e denaro. Questo è il tema de L’artgent, ossia «L’argent dans l’art», una notevole esposizione, a cura di Jean-Michel Bouhours, come il catalogo, ben realizzato, una esposizione che affronta il tema, tra provocazioni e rifiuti.
In primo luogo sono le mitologie, esplorate con opere dei maggiori musei parigini e francesi. Danae e la pioggia d’oro sono al centro della prima sala, in cui trionfa un magnifico cratere della Beozia del V secolo a.C., insieme a una bella copia del capolavoro di Tiziano (da Lille), a un magnifico, e assai erotico, avorio ottocentesco, passando poi a due lavori di Tracey Emin del 2002, che con il titolo Something wrong raffigurano l’artista con un cospicuo quantitativo di banconote e monete in mezzo alle gambe. Non meno importante l’icona del vitello d’oro nella Bibbia, centrale in una bella tela di Jean-Honoré Fragonard, incastonata tra icone egizie del dio Api.
L’ossessione per l’oro, materiale che rappresenta la ricchezza, ma che si carica anche di risonanze alchemiche, e in una moneta del mitico re Creso, che dominò la Lidia nel VI secolo a.C., lasciando memoria della sua clamorosa avidità. Centrale è la sezione sulla morale e sui mestieri del denaro, inaugurata da una magnifica stampa di Pieter van der Heyden, da Bruegel il Vecchio, con uno scenario visionario che rappresenta Il combattimento dei salvadanai contro le casseforti, in una battaglia senza esclusione di colpi all’ultimo quattrino. Qui l’arte viene rappresentata soprattutto nella sua funzione di critica: trionfano i caravaggeschi francesi con L’allegoria della fede e del disprezzo della ricchezza di Simon Vouet e il classico Repas des Paysans dei Le Nain, che si specchia in un duro disegno di Courbet che raffigura L’elemosina a un mendicante a Ornans. Una stampa della severa visione de Les glaneuses di Millet si specchia in una revisione di Robert Rauschenberg in ceramica, che unisce alle raccoglitrici una sequenza di danza di Degas e per contrasto a La mer, un’opera di Sylvie Fleury con borse di boutique immaginarie, simbolo del lusso più sfrenato, oggetti coloratissimi, con i marchi inventati in evidenza.
L’avarizia, in un magnifico quadro di Mathias Stomer, a lume di candela, è una vecchia signora che ha accanto a sé un cofano e nelle mani un sacchetto e tre monete d’oro che rimira. Per David Ryckaert l’usuraia è impegnata in un contatto sensuale con le monete, mentre dietro di lei un maiale servente porta via sacchi pieni. Orrenda è la smorfia di uno dei due Esattori di Marinus van Reymerswele, vestiti di abiti sontuosi, mentre osserva il compare che redige un minuziosissimo quaderno. La vendita di sé per l’oro è estrema nella precisione dell’icona in una tavola di Hendrick Goltzius Il giovane e la vecchia, con lei che butta l’oro da un boccale in mezzo alle gambe di un ragazzo.
Il gioco d’azzardo, le carte, la roulette come strumento demoniaco per la tentazione del denaro sono il tema di un lavoro litografico di Marcel Duchamp che propaganda azioni del Casinò di Montecarlo, rappresentato in colori violentissimi come luogo di tentazioni da Kees van Dongen.
La Borsa di Parigi, luogo della creazione e della distruzione delle fortune, è centrale nel durissimo romanzo di Émile Zola Il denaro (1891), che indaga con crudeltà sull’epoca dei Rotschild e dei poveri oppressi dal debito e dalla malattia, un’opera notevolissima, poi portata sullo schermo da Marcel L’Herbier nel 1928. Un quadro del 1895 di Albert Maignan La fortune passe giunge a mitologizzare il tempio del denaro con la dea Fortuna, bendata come da tradizione, che passa tra gli speculatori, tutti in attesa della notizia segreta, della visione fortunata che produca un clamoroso guadagno.
Le avanguardie storiche hanno spesso portato avanti l’opzione della protesta morale e della provocazione: André Breton e Louis Aragon pubblicarono, con un prevedibile stile settario e apocalittico, una Protesta contro la partecipazione di Miró e Ernst ai Balletti Russi, visti come il demonio tentatore. John Heartfield in un famoso fotomontaggio del 1932, fa la radiografia a Adolf Hitler, dimostrando come la sua spina dorsale sia composta di monete d’oro, Duchamp per una rappresentazione a Pasadena nel 1963 si raffigura in stile western con la classica immagine dead or alive, indicando una ricompensa di duemila dollari.
Molti artisti hanno ritratto con sarcasmo banconote e assegni (Grosz e Magritte, tra gli altri), Andy Warhol è presente con una sua celebrazione del dollaro, ma anche con le banconote create negli anni 70 insieme a Rauschenberg e altri artisti. Orlan rappresenta sé stessa come santa a gettone e Marcel Broodthaers infine riproduce in silhouette la Borsa di Bruxelles.
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L’Argent dans l’art
Parigi, Monnaie
Fino al 24 settembre
Catalogo La Monnaie e In fine, pagg. 208, € 35