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 2023  settembre 10 Domenica calendario

Pettegolezzi su cinque papi

Ritorna il Liber notarum, diario di Giovanni Burcardo (al secolo Johannes Burckard, nato a Haslach presso Strasburgo verso il 1450), maestro delle cerimonie di cinque papi: Sisto IV, Innocenzo VIII, Alessandro VI, Pio III e Giulio II. Registra avvenimenti dal 1483 all’anno della sua morte, il 1506.
Burcardo descrive i tempi di papa Borgia (Alessandro VI), di Savonarola, della condanna di Giovanni Pico della Mirandola, delle lezioni di Copernico alla Sapienza; è l’epoca in cui al seguito di Cesare, figlio del pontefice, si potevano incontrare Leonardo o Machiavelli.
La traduzione, ora rivista, uscì nel 1988 e si deve a Luca Bianchi, che ha annotato e introdotto quest’opera permeata di preoccupazioni estetiche, di descrizioni cerimoniali e liturgiche, priva tuttavia di sensibilità culturale. Burcardo, responsabile del guardaroba pontificio, non perde occasione per informarci sin nei dettagli sulla Santità regnante, come per esempio il 12 marzo 1494 quando il papa cavalca «con l’amitto, l’alba, il cingolo, la mantelletta bianca, la stola…» eccetera. Non si cura di Pico o di Copernico, ma accumula cronache e minuzie. O, per usare un’osservazione di Luca Bianchi, registra «con la stessa minuziosa pedanteria il numero di candele impiegate durante un’ordinazione sacerdotale e quello degli amplessi che furono fatali al giovane figlio di un ambasciatore fiorentino, gli svaghi preferiti dai romani durante il carnevale e quelli, meno edificanti, della famiglia Borgia».
Proprio questo metodo, adottato per registrare l’accaduto, rese Burcardo una fonte preziosa per gli storici. Di lui, tra i molti, si occuparono Gregorovius e von Pastor; si interessò anche Leibniz: riprese un manoscritto, conservato a Wolfenbüttel, per stamparne nel 1697 un ampio estratto. Inutile aggiungere che, riferendo fatterelli e fatti atroci con lo spirito dell’inventario, fu utile alla critica antipapale della Riforma.
Tra essi basterebbe ricordare nell’anno 1498 l’assassinio di Perotto, cameriere personale del papa. Questi era «caduto nel Tevere non certo di sua iniziativa – prosegue Bianchi nella nota – ma solo dopo essere stato sgozzato da Cesare Borgia tra le braccia di Alessandro». Il motivo? Avrebbe ingravidato Lucrezia, figlia del pontefice e sorella del ricordato Cesare.
Oppure si pensi al corteo del 1503, dopo l’elezione di Giulio II, quando un incaricato indossante la cotta «reggeva una borsa con il denaro da gettare al popolo». Burcardo nota: «Fra l’altro carlini d’argento e circa cento ducati, alcuni dei quali doppi. Li ha lanciati in molti punti del percorso, più spesso di quanto non si usi fare». Continua con altre iniziative, oggi non più in auge.
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Giovanni Burcardo
Alla corte di cinque papi. Diario 1483-1506
La Vita Felice,