Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2023  settembre 11 Lunedì calendario

La catena umana contro il rigassificatore

Alle tre del pomeriggio in punto i fischietti iniziano a trillare e migliaia di persone si riversano in spiaggia quasi all’improvviso. Fino a venti minuti prima sembrava non ci fosse nessuno eppure in pochi minuti la folla diventa un’onda che si contrappone alla risacca come una diga. “Difendiamo il nostro mare”, è lo slogan che guida la catena umana contro il rigassificatore. Le mani battono a un ritmo regolare. Qualcuno intona l’inno di Mameli. «Siamo in 16 mila!», è il commento entusiasta degli organizzatori. La battigia di Savona è presidiata da una doppia fila di persone con i piedi a filo d’acqua. Si replica a Vado. Affollatissimi i lidi delle Albisole, Spotorno e di Bergeggi. Parte un grido: «Toti, Toti v…». Gli organizzatori lo bloccano subito: «Le regole sono chiare: niente insulti. Toti ci ha dato dei terrapiattisti, ma se rispondiamo così il livello scende e questo non serve a nessuno».
La manifestazione dura 21 minuti. Il numero corrisponde alle lettere dell’alfabeto. Ma è soprattutto un richiamo al Monumento ai Caduti di piazza Mameli, a Savona. La sua campana, ogni giorno alle 18, suona 21 rintocchi per ricordare le vittime di tutte le guerre. Tutti si fermano, quando partono i rintocchi, auto e pedoni. Ieri sul bagnasciuga savonese è stato lo stesso: fermi per dire no al “mostro”. C’è chi ha la maglietta, chi uno striscione: ma il no accomuna tutti, giovani e vecchi, residenti e turisti. Proprio alle 15.21 la folla inizia a disperdersi insieme a i cartelli sui quali si legge un crescendo di inquietudine: “Colonne di navi che trasportano gas liquido”, “Tonnellate di ipoclorito di sodio in mare”, “Salviamo il Santuario dei Cetacei”, “La nave Tundra è adatta in mare aperto, non nel Mar Ligure”.
A Vado un chiringuito è diventato il quartier generale della protesta. È il chiosco di Sergio Siriani, è lui l’ideatore della protesta. Racconta: «È nato tutto da un post sui social che ha raccolto moltissimi like, quello con cui lanciavo l’idea della catena umana. A quel punto mi sono messo a parlare coi titolari degli stabilimenti balneari, erano molto preoccupati». La protesta prende forma in pochi giorni: «Cinque o sei al massimo. Oggi siamo qui».
Vado è arrabbiata: se c’è un Comune che ha subìto in questi anni, è questo. Centrali, discariche, piattaforma, adesso il rigassificatore. C’è un proverbio che recita “un po’ per uno in braccio alla mamma”. Ecco, ai vadesi non tocca mai. Intorno a Vado serpeggia altra rabbia. Dalle Albisole a Spotorno la catena umana ha unito stabilimenti balneari e spiagge libere, bagnanti locali e turisti. L’effetto anche visivo è stato di un territorio che si schiera a falange davanti al suo mare per proteggerlo. Ci sono tante storie da raccontare. Per esempio, Villa Zanelli, stupendo edificio Liberty sul mare tra Savona e Vado, che proprio la Regione di Toti ha ristrutturato spendendo milioni di euro per farne un gioiello dell’accoglienza turistica. «Già, faranno a gara per venirci con vista rigassificatore» è l’osservazione amara.
Protesta rabbiosa ma anche smart. Consapevoli che la narrazione totiana in Liguria ha sempre avuto un punto di forza nella comunicazione, gli organizzatori hanno preso le contromisure. Cinque droni in volo per documentare l’evento più fotografi e videomaker. Perché non ci siano dubbi sulla massiccia partecipazione.
Il mare di Vado ha già dato. A destra la piattaforma Maersk con le sue gru blu e i container: «Anche all’epoca ci fu opposizione alla sua costruzione, smorzata perché avrebbe portato lavoro. Ma il rigassificatore non porta nemmeno quello». Poi c’è la spiaggia libera, i Bagni, i campetti sportivi. Di sghembo, l’unica delle due torri di Tirreno Power rimasta in piedi, altissima e biancorossa, a ricordare ciò che fu, anche in costi di salute. Testimonianza di un difficile equilibrio tra il passato e il presente portuale e industriale e lo slancio dell’offerta turistica: il futuro.
Nel suo stabilimento alle Fornaci di Savona Enrico Schiappapietra, segretario del sindacato dei balneari, spiega: «Noi non abbiamo voluto metter cappello su questa giornata, non sarebbe stato corretto. La partecipazione è stata spontanea e generosa. Noi capiamo che la Liguria debba trovare un equilibrio tra le sue attività. Ma con rispetto, per tutte. Un rigassificatore a 2,5 km dalla costa fa paura».
L’onda dei sedicimila si disperde lentamente. Resta il messaggio di una giornata straordinaria andata al di là delle previsioni degli organizzatori. Lo ha detto anche il sindaco di Savona, Marco Russo, che in spiaggia non c’era per una scelta precisa («è il tavolo istituzionale quello per discutere») ma ha rimarcato la grande partecipazione ribadendo a Toti la necessità di ascoltare il territorio.
Il territorio, anzitutto questo. Perché all’accusa di una manifestazione “di sinistra”, o di “pacifinti”, che contestano i rigassificatori per un legame con la guerra in Ucraina, la replica è: «Ci teniamo lontani da discorsi di politica o geopolitica – spiega Monica Giovannini, portavoce del gruppo Facebook “Fermiamo il mostro” –. Noi non vogliamo il rigassificatore per i rischi ambientali. Savona e Vado hanno scelto la strada del turismo ormai, e i turisti non si possono spaventare».