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 2023  settembre 11 Lunedì calendario

Qual è l’interesse nazionale italiano?

Tutti i nostri politici ne parlano, tutti lo vogliono, neanche fosse Figaro. Ma qual è dunque l’interesse nazionale italiano? Non si sa. Paradosso del nostro tempo: nella sarabanda geopolitica scatenata dalla crisi d’identità e di volontà dell’America, ogni Stato conti o presuma di contare si sente di pensare e talvolta fare l’impensabile. A noi gira la testa. Il Belpaese è spaesato. Una volta passavamo ingiustamente per la Bulgaria della Nato, quasi fossimo i tirapiedi degli Usa. Eppure facevamo spesso gli affari nostri, senza classificarli interessi nazionali (suonava male). Danzando destramente intorno ai limiti della guerra fredda, senza infrangerli. Sapevamo quale fosse il nostro posto nell’Occidente. Ma a tavola non ci sono più posti assegnati. Te lo devi conquistare nel mucchio selvaggio. È il momento degli opportunisti e dei solipsisti. E durerà a lungo. Senza riferimenti, sbandiamo paurosamente. Ad esempio, ci troviamo nel giro di pochi anni prima a firmare un’intesa con la Cina, vuota di contenuti economici ma piena di simbolismi geopolitici, perfino ideologici, scatenando la legittima irritazione dell’America. Salvo oggi smentirci: il memorandum non lo rinnoviamo, viva il “partenariato strategico” abracadabra che non ni nega a nessuno. La Cina più che irritarsi ne ricava che trattare con noi sia tempo perso. E peccato perché le staremmo pure simpatici, ma come si fa? Questo pare il sottotesto dell’anodina dichiarazione del premier cinese Li Qiang dopo l’incontro con Giorgia Meloni al G20 di Nuova Delhi. Due autogol in cinque anni con/contro il Numero Uno e il Numero Due è record mondiale. E meno male che pochi se ne accorgono fuori d’Italia perché ci danno per scontati nella peculiare interpretazione del ruolo di settimo Grande (scala del G7: mondo ieri, dominato dall’Occidente).Il G20 è sigla della Babele geopolitica in cui stiamo navigando. Nato come vertice delle maggiori economie mondiali, oggi è somma di G7 e Brics in rapida espansione, variegata compagnia: tra cui spiccano anti-americani per professione o perché respinti dal Numero Uno (Russia, Cina), più potenze regionali in bilico (Brasile, Sudafrica) e l’India. Ovvero Repubblica di Bharat come la ribattezza il suo leader indù, Modi. Il quale è assolutamente certo che Bharat passerà alla storia quale titolare di questo secolo come gli Stati Uniti lo furono dello scorso o la Gran Bretagna dell’Ottocento. Il tutto all’insegna del provare per errori. “Geopolitica multivettoriale”, assicurano i tecnici.Quasi l’ideale per la classe dirigente della Prima Repubblica, un bel problema per l’attuale. Certo il presidente del Consiglio, conscio della sua radice originaria e del suo attuale status, cerca di seguire l’America sui grandi dossier internazionali. Riflesso ortodosso. Il problema è che non c’è più ortodossia. L’America non sa come gestire il suo declino perché non sa pensarsi altro che egemone assoluto ma non ha più i mezzi per esserlo. E se pure li avesse gli altri, “alleati” inclusi, non glieli riconoscono. Italia chiamò: cara America vorremmo tanto stare con te ma tu dove stai? Sorry, caduta la linea.Da questo G20 escono maionesi impazzite. Noi italiani ci troviamo a firmare con russi, americani, cinesi e resto della compagnia una dichiarazione sull’Ucraina che, se non proprio dal Cremlino, parrebbe prodotta da una Ong pacifista. Per la grande irritazione di Kiev, nemmeno invitata al summit. E per effetto di un veto di Pechino, sostenuto da buona parte della compagnia, qualche atlantico compreso, che impedisce di qualificare «aggressione» l’aggressione di Putin. Veto al quale si adeguano tutti, chi con gioia maligna chi facendo buon viso a pessimo gioco. A ben guardare, il comunicato non si discosta molto dal concordato informale tra Putin e il capo della Cia Burns abbozzato per telefono nel novembre 2021 e mai disdetto: la Russia invade ma non va oltre l’Ucraina, l’America non combatte la Russia né cerca il cambio di regime al Cremlino. Per il resto valgono i codici segreti di comunicazione fra le due superpotenze nucleari.Lezione per noi: se non ci sono più regole né santi in paradiso, conviene prenderne atto e stabilire davvero quel che vogliamo. Meglio, che possiamo volere. Dire che bisogna farlo senza farlo non è furbo. Si può accettare l’eterodirezione quando c’è qualcuno che ti dirige. Se manca, resta l’allegria di una vita come Steve McQueen. Però in motoretta. —