Corriere della Sera, 10 settembre 2023
Se il verdetto è facilitato dalle qualità molto evidenti
È la prima volta che le previsioni della critica (mie ma anche di molti colleghi) riescono a centrare quasi completamente i premi finali della Mostra. Segno che le qualità in campo erano evidenti e che la giuria si è fatta guidare dai valori cinematografici e non dalle convenzioni social o dagli eccessi del moralismo. Ma forse non poteva essere altrimenti con una giuria dove per una volta i registi erano in netta maggioranza. Mi permetto solo di sottolineare che aver preferito Cailee Spaeny (protagonista dell’insipido Priscilla) a Emma Stone, a Carey Mulligan o a Jessica Chastain è quasi uno sproposito, come il riconoscimento per la sceneggiatura a El Conde di Larraín. Ma si sa, nessuno è perfetto. L’Italia, che era scesa in campo con sei film, conquista due premi con Garrone (miglior regia e premio Mastroianni): un ottimo e meritato riconoscimento per Io capitano, ma forse le mani vuote degli altri cinque titoli dovrebbero far meditare chi li aveva selezionati con troppa generosità. Perché se un rilievo si può fare è che alcuni titoli (non solo quelli di casa nostra) non meritavano il concorso; 23 film erano troppi: l’avevamo detto prima, a maggior ragione lo ripetiamo dopo averli visti. L’assenza di molte star Usa non ha frenato gli entusiasmi del pubblico e la frequenza nelle sale non ne ha risentito. Resta da capire se, spenti i riflettori sul Lido, si riaccenderan-no quelli nei cinema che quest’estate hanno capitalizzato i successi di Barbie e Oppenheimer. La lusinghiera partenza al botteghino di Io capitano, un film parlato in wolof che RaiCinema ha meritoriamente presentato solo in lingua originale sottotitolato, sembra dire che anche da questo punto di vista il festival ha fatto centro. Perché in fondo, passati da tempo gli anni in cui alla Mostra era affidato solo il compito di far conoscere cinematografie lontane, oggi a un festival come questo non si chiede solo di premiare il meglio, ma anche di aiutare a diffonderlo e farlo amare dal pubblico. Ed è qui che si gioca la grande sfida di Venezia 80.