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 2023  settembre 09 Sabato calendario

Elisabeth, la sorella di Nietzsche

«Qui nelle foreste del Sudamerica fonderemo una razza padrona ariana. Vi condurrò in una nuova patria. Soltanto i più puri, i più forti ci seguiranno». Quando la sorella di Friedrich Nietzsche scrive queste righe apparentemente euforiche, il suo sogno è svanito da un pezzo. La sua avventura in Paraguay per fondare una “Nueva Germania” si è rivelata un colossale fiasco. Cinque anni prima, nel 1886, Elisabeth Foerster-Nietzsche ha lasciato la Germania per fondare una colonia di invasati voelkischcon il pallino del vegetarianesimo, del patriarcato, dell’astinenza e della “razza ariana”. L’idea è di suo marito, il fervente antisemita Bernhard Foerster. Persino “Fritz”, come Elisabeth chiama affettuosamente il fratello Friedrich, reagisce con sollievo quando la nave con la sorella e il disprezzato cognato salpa nel 1886 per il Sudamerica. Finalmente “gli antisemiti” hanno lasciato “volontariamente” l’Europa, scrive Nietzsche alla madre. La sorella lo ha supplicato di partire con loro, ma per il filosofo diCosì parlo Zarathustra, l’esilio in Paraguay con un pugno di esaltati razzisti è fuori questione: «anche se dovessi rivelarmi un cattivo tedesco, certamente sono un ottimo europeo». Nietzsche ha persino snobbato il matrimonio della sorella con il “filosofo insano”.
Elisabeth è innamorata di uno dei più fanatici antisemiti del Reich. Foerster, insegnante di ginnasio, sostenitore incallito delle teorie della razza, è stato cacciato da un liceo di Berlino dopo aver fissato i compiti in classe di sabato per umiliare gli studenti ebrei ed essersi lasciato andare ad altri eccessi. Nel 1881 è tra i promotori di una “Petizione antisemita”: il cancelliere Bismarck l’ha ignorata allegramente ma la delirante lettera è riuscita nel frattempo a raccogliere ben 269 mila firme. Foerster è un adepto di Paul de Lagarde, il teorico deluso dall’unificazione della Germania che ritiene Bismarck un burocrate, che anela a un’unionedi spirito con il suo popolo: un sacerdote del voelkisch che propaga immondizia neoromantica. Come ha scritto lucidamente il grande storico tedesco George Mosse neLe origini culturali del Terzo Reich
(il Saggiatore), Lagarde fa parte di una schiera di accademici falliti e livorosi che diventarono però «interpreti eccezionalmente lucidi di una corrente sotterranea che permeava buona parte della società tedesca». Il suo ammiratore Foerster, dopo essere stato cacciato dalla scuola e con disonore dall’esercito (si è dato a gambe levate per evitare un duello), comincia a considerare l’esilio. Ed è convinto di poter trascinare nella sua “Nueva Germania”, ben 140 famiglie tedesche. Sono quelle che promette perlomeno al governo del Paraguay in cambio delle terre in mezzo al nulla. Nonostante la propaganda – anche Elisabeth si intestardisce a descrivere quelle terre come se fossero un paradiso – anche il reclutamento si rivela un flop. Soltanto quattordici famiglie sassoni, povere in canna, cadono nella trappola dell’Eldorado ariano. Arriveranno dopo otto giorni di massacrante viaggio dalla capitale Asunción e scopriranno un lembo di terra piuttosto sterile e infestato di zanzare e felini. Quattro anni dopo, Bernhard Foerster si suiciderà, inseguito dai creditori e dalla rabbia dei coloni.
Alla tragicomica disavventura della sorella del grande filosofo diCosì parlo Zarathustra è dedicata una mostra al Nietzsche-Archiv di Weimar, Die Prinzessin von Neu-Germanien. Per raggiungere le teche con le foto della fallita colonia ariana, si attraversa la magnifica biblioteca-capolavoro di Henry van der Velde, e si passa accanto al busto di Nietzsche, al Geistestitan, al “titano dello spirito” e alla sua immagine idealizzata che tanto piacerà ai nazisti, con lo sguardo severo e i maestosi baffi. Anche l’eroicizzazione del fratello, la sistematica manipolazione delle sue opere furono il frutto della megalomania di Elisabeth. Soprattutto, del suo bisogno di riconquistare un posto in società dopo che la disavventura in Paraguay aveva prosciugato le sue ricchezze e annientato la sua reputazione. Negli anni Trenta, Elisabeth accoglierà a Weimar più volte Adolf Hitler: Nietzsche sarà uno dei pensatori di riferimento dei nazisti – anche grazie alle sistematiche manipolazioni della sorella.
Dal 1889, dall’impazzimento a Torino, Nietzsche non si è ripreso più. E quando la sorella torna in Germania, l’anno successivo, capisce che intorno al fratello sta nascendo un vero e proprio culto.Che lei alimenta, persino pubblicando un’opera assemblata da frammenti che lo renderà popolarissimo tra i nazionalisti, La volontà di potenza. Sarà Elisabeth a portare Nietzsche, ormai avvolto dalle tenebre della follia, a Weimar, a fondare il Nietzsche-Archiv.
Oggi quell’archivio prezioso ospita borsisti che studiano il grande filosofo di Naumburg. E il pianoterra ricorda l’ambivalenza di Elisabeth, che pur permeata da sentimenti nazionalisti e avvelenata dall’antisemitismo, sognava un nuovo classicismo weimariano e frequentò grandi intellettuali d’avanguardia e cosmopoliti come Harry Graf Kessler e Henry van der Velde, al quale chiese di disegnare la biblioteca e le stanze dell’ingresso. Al primo piano, dove Nietzsche visse gli ultimi anni, Elisabeth stipò i suoi rozzi mobili, che fece misteriosamente dipingere di nero e oro. Sabine Walter, una delle curatrici del Nietzsche- Archiv, ci spiega che «ad oggi non sappiamo perché Elisabeth lo fece, se per gusto personale o perché il fratello aveva una malattia agli occhi». Fino alla morte nel 1900, Friedrich Nietzsche, ormai malatissimo, fu trattato come una reliquia vivente: Elisabeth consentiva a pochissimi eletti di vedere il filosofo della Nascita della tragedia.
I mobili e numerosi souvenir del Paraguay sono esposti per la prima volta nella storia in un’altra mostra al Museum Neues Weimar,Nietzsche Privat.
Dopo la Seconda guerra mondiale il Nietzsche-Archiv decadde a causa della damnatio memoriaeche i comunisti inflissero al filosofo. La sua riscoperta negli anni Sessanta fu opera di due grandissimi studiosi italiani, Giorgio Colli e Mazzino Montinari, cui fu consentito l’accesso al colossale lascito di Nietzsche perché erano stati eroi della Resistenza. La loro meticolosa ricostruzione del pensiero di Nietzsche passò attraverso una colossale entschwesterung – “desorelizzazione”, la liberazione di Nietzsche dalle incursioni dannose di Elisabeth che avevano distorto il suo pensiero per decenni.