la Repubblica, 9 settembre 2023
Aerei che uccidono uccelli
Appollaiato lì, sul cassonetto della spazzatura sotto casa, il gabbiano reale è una presenza parecchio noiosa. Ma certamente un volatile così possente – che supera di media il chilogrammo di peso – darà molto più fastidio quando si infilerà nel motore del vostro aereo, al decollo o all’atterraggio.
Una possibilità tutt’altro che remota. L’Enac – sentinella della sicurezza dei voli – ha contato nel 2022 il maggior numero di impatti tra animali selvatici e aerei degli ultimi 20 anni sopra i nostri cieli. I dati sono nella Relazione “Wildlife strike” (curata da Claudio Eminente). Arginata la pandemia, d’altra parte, le persone sono tornate a volare. E così anche gli scontri si sono moltiplicati raggiungendo la cifra record di 2168 (l’anno scorso). Le collisioni si erano fermate a quota 2095 nell’ultimo anno prima del Covid (il 2019) e a 2034 (nel 2017).
Ricco di fauna selvatica – tra rondoni, piccioni, falchi e rapaci notturni – il nostro Paese vanta anche un numero di scontri tra i più alti (ogni 10 mila voli): l’Italia è a 10,3 (in media tra 2006 e 2022); l’Inghilterra a 7,76; la Germania a 4,42.
Doveroso precisare che gli impatti con danni all’aereo sono relativamente contenuti: appena 40 nel 2022, qui da noi. È andata molto peggio nel 2017, quando i danneggiamenti arrivarono a 209.
Ma quali sono alla fine i vettori più bersagliati? Se cercate la prova del dominio delle low cost nel nostro Paese, proprio i volatili la forniscono. Gli uccelli vanno a sbattere soprattutto contro i loro velivoli, che raggiungono la Penisola più numerosi. Ma anche Ita e Air Malta vivono incontri ravvicinati di questo (sgradito) tipo.
Al momento, in ogni caso, pagano il prezzo maggiore proprio gli animali. L’anno scorso, per 163 volte si sono schiantati sul muso degli aerei. Per altre 148 volte, si sono infilati nei motori. E ad agosto del 2022, in decine sono stati maciullati al punto da impedire il riconoscimento della specie. Per 118 volte lo scontro è con il parabrezza; per 116 con le ali di Boeing e Airbus.
La responsabilità di prevenire le collisioni è pienamente nelle mani dell’uomo. Le parole d’ordine dell’Enac sono chiare: bisogna “eliminare le fonti attrattive” intorno agli aeroporti. Gli uccelli sono soliti colonizzare aree con rifiuti, avanzi di cibo, acquitrini. Tollerare zone abbandonate a ridosso degli scali è un grave errore. Non a caso la sostanziale chiusura della discarica di Malagrotta di Roma (nel 2013) e di Scarpino a Genova (nel 2014) ha risparmiato agli aeroporti laziali e liguri centinaia di impatti negli ultimi anni.
Gli scali italiani hanno messo in campo decine di strumenti per allontanare la fauna selvatica. A ridosso delle piste, ci sono gabbie che possono custodire conigli, volpi, fagiani (animali catturati – assicura l’Enac – «in modo non cruento»). L’aeroporto di Bari impiega ancora i falchi perché intercettino volatili indesiderati. Ma gli addetti dello scalo sparano anche (con pistole a salve, lanciarazzi o laser). Venezia e Pisa puntano su aquiloni “mostruosi”, capaci di terrorizzare gli uccelli. A Milano Malpensa, ditte specializzate sfalciano l’erba di notte. Quindi cospargono le aree verdi di insetticidi, così da eliminare gli animaletti di cui i volatili si cibano volentieri. A Palermo preoccupa il randagismo di cani e gatti, che pure entrano nei motori anche solo durante gli spostamenti in pista.
L’Enac, infine, lavora a una mappa interattiva. Dal 2024 – su computer, tablet, smartphone – i piloti, i tecnici dello scalo e gli stessi passeggeri avranno informazioni in tempo reale su collisioni e rischi, in modo da essere pronti a ogni eventualità.