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 2023  settembre 09 Sabato calendario

«Il Papa è filorusso»

Parlare di un «mediatore che si chiama Papa non ha alcun senso»: le illusioni di una mediazione vaticana erano già abbastanza naufragate, ma a metterci una pietra sopra sono arrivate ieri sera le parole di Mykhailo Podolyak, il consigliere della presidenza ucraina che di regola funge da portavoce della linea politica di Kyiv. La speranza di archiviare lo scandalo delle dichiarazioni di Francesco sulla «grande madre Russia» e «l’eredità dell’impero illuminato di cultura e umanesimo» come uno scivolone o una gaffe a questo punto svanisce: in una intervista alla televisione Ucraina, Podolyak non ha remore a definire la posizione di Bergoglio come «pro russa in una maniera assolutamente evidente ormai a tutti». Con il conseguente «azzeramento totale di qualunque missione di mediazione che potrebbe venire svolta dal Vaticano» e della «reputazione della Santa Sede».
Il sogno di Francesco di diventare il mediatore tra Mosca e Kyiv sembrava essere tramontato già due mesi fa, dopo che la missione del cardinale Matteo Zuppi non aveva portato non soltanto a una tregua che a dire il vero non era stata considerata possibile praticamente da nessuno, ma nemmeno a qualche risultato visibile di carattere umanitario, come avevano sperato alcuni commentatori ucraini rispetto ai negoziati sullo scambio di prigionieri e soprattutto sulla questione della restituzione all’Ucraina dei bambini rapiti e trattenuti forzatamente in territorio russo. Un dossier drammatico molto sentito in Ucraina, e sentire il Papa dedicarsi a decantare «la grande cultura russa» e l’operato proprio di Pietro I e Caterina II, i due zar che avevano schiacciato senza pietà ogni manifestazione di cultura e autonomia ucraina per inglobare nuovi territori nel loro impero, è stato «un momento di dolore, sofferenza e delusione per il popolo ucraino», come hanno dichiarato i vescovi della chiesa greco cattolica dell’Ucraina, che hanno incontrato Bergoglio in Vaticano giovedì.
Un incontro chiaramente organizzato per placare l’ira della chiesa cattolica più numerosa tra quelle presenti nel territorio dell’ex Urss: quasi 5 milioni di fedeli, dieci volte più che in Russia, divisi prevalentemente tra la chiesa di rito grecocattolico (la maggioranza) e quella di rito romano. Il capo della delegazione grecocattolica giunta in Vaticano, Svyatoslav, ha definito il chiarimento con il Santo Padre «un dialogo franco e aperto», e Francesco ha assicurato di «stare con il popolo ucraino», che non deve nutrire «dubbi sul fatto con chi stia il Papa». Il problema è che a Kyiv i dubbi nati in occasioni precedenti di dichiarazioni che potevano venire soggette a letture ambivalenti – come quella sulle ragioni della Russia nell’invasione dell’Ucraina, provocata dall’«abbaiare della Nato» – sono diventati ormai certezze. È vero che Podolyak ieri ha ribadito che la posizione filorussa del Vaticano è «inconsapevole», ma quello che lo stesso Francesco ha provato a giustificare come «un discorso sulla cultura e non sull’imperialismo» è stato già applaudito al Cremlino. Il portavoce di Vladimir Putin, Dmitry Peskov, ha complimentato «la conoscenza della storia russa» di Bergoglio e le tv di Stato hanno ritrasmesso le sue dichiarazioni ai giovani cattolici russi, molto simili a quelle della propaganda del Cremlino sulla «grande cultura russa».
Il rischio che le dichiarazioni del Vaticano possano venire utilizzate dalla propaganda di Mosca per giustificare l’ideologia del “mondo russo” da imporre alle sue ex colonie è stato infatti, secondo la Ukrainska Pravda uno degli argomenti principali portati dalla delegazione dei vescovi ucraini. La pazienza della Kyiv politica invece sembra essersi esaurita. Anche perché lo stesso Cremlino è il primo a ribadire l’impossibilità di una «tregua», e l’intensificarsi dei bombardamenti delle città ucraine negli ultimi giorni sembra essere un segnale di escalation lanciato da Mosca, insieme al rifiuto di Putin di riaprire l’accordo sul grano per permettere all’Ucraina di tornare a esportare il suo grano. Oltretutto, anche i personaggi storici russi prediletti dal papa Francesco, Pietro e Caterina, ormai appaiono troppo “illuminati” perfino per Mosca: i nuovi manuali di storia imposti alle scuole e alle università russe per volere del capo del Cremlino criticano il fondatore dell’impero russo – cui lo stesso Putin ha più volte dichiarato di ispirarsi – per aver «portato la moda dell’adorazione forsennata per tutto quello che è occidentale». La “finestra sull’Europa” aperta da Pietro viene serrata, e gli zar ideali oggi sono Ivan il Terribile e Nicola I.