il Giornale, 10 settembre 2023
Intervista a Salvini. Dice che vuole portare Le Pen a Pontida
È in auto, fra Bari e Silvi Marina, dove lo attende la festa della Lega. Ma è concentrato sui tanti dossier aperti.
Senatore Matteo Salvini, come è andata l’inaugurazione della Fiera del Levante?
«Sono state due ore di selfie e strette di mano, una vera festa. Mi pare che il clima nei confronti del governo, e per quanto mi riguarda della Lega, sia positivo».
I contenuti?
«Un grosso imprenditore alla fine della manifestazione mi ha detto: Non è stata la solita passerella».
Sarà un simpatizzante del centrodestra.
«No, stiamo ai fatti: il Sud sta cambiando. Presto si andrà col treno da Napoli a Bari in due ore e in tre ore da Bari a Roma. E poi si avvicina l’apertura dei cantieri del Ponte. L’anno prossimo si parte».
Scusi, ma dove li trovate i soldi?
«I soldi ci sono».
Giorgetti, che deve stare attento ai conti, le ha fatto capire che mancano le risorse per un progetto così costoso.
«No, sono fesserie che scrivono i giornali. Il Ponte costerà 11-12 miliardi, una cifra ragionevole, una cifra che è meno della metà di quello che è costato finora il reddito di cittadinanza. Solo che il reddito si esaurisce subito, il Ponte sarà l’opera più importante dell’inizio del secolo ventunesimo, un biglietto da visita straordinario di questo governo e dell’Italia».
Domenica la Lega si ritroverà a Pontida.
«E posso annunciarle un ospite d’eccezione: sul palco con me ci sarà Marine Le Pen che arriverà direttamente da Parigi in aereo. Mi ha appena inviato un video che domani mattina (oggi per chi legge, ndr) posterò sui social per spiegare ai nostri militanti e amici il suo arrivo».
I suoi alleati suderanno freddo.
«E perché? Il centrodestra può vincere in Europa solo se è unito».
Si, ma Forza Italia non ne vuol sapere di madame Le Pen e dell’estrema destra tedesca.
«Qui dobbiamo decidere se lasciare l’Europa alla sinistra che ti impone l’auto elettrica e la casa green, come e cosa mangiare a tavola ma non muove un solo dito per difendere i nostri confini. Vogliamo lasciare l’Europa ai socialisti e a Macron? La destra europea è divisa in tre grandi famiglie, ma anche il centrodestra italiano mette insieme tre o quattro formazioni. Abbiamo le nostre differenze, ma ci rispettiamo e combattiamo per raggiungere alcuni grandi obiettivi comuni. Con la Le Pen mi sento spesso, abbiamo una visione comune su molti punti, io credo che possa darci un valore aggiunto».
Insisto: non c’è incompatibilità fra le diverse anime europee?
«Ma no. Del resto Le Pen non discute i nostri rapporti, con i danesi o i polacchi e io non mi metto certo a fare distinzioni sugli altri. Sugli ungheresi o gli spagnoli».
Abascal, grande amico della Meloni?
«Abascal va benissimo. Si vince tutti insieme. Sono sicuro che oggi il popolo di Pontida si emozionerà, come si emozionerà Marine davanti a migliaia di persone che la applaudiranno. A proposito, sono già stati prenotati oltre duecento pullman. Sarà una grande festa».
Vedremo. In Italia ci sono continue fibrillazioni dentro la maggioranza. È preoccupato?
«Se qualcuno pensa che la coalizione possa sfasciarsi, ha fatto male i suoi calcoli. Gli consiglio di ripassare fra 10 anni. Io, a dispetto di quello che leggo su tanti giornali, mi confronto come è normale che sia tutti giorni con Giorgia e anche con Giorgetti. In proposito voglio dare un’altra notizia. Giorgetti da Delhi, dove è per il G20, mi ha scritto che è in arrivo un provvedimento con cui tasseremo le multinazionali che fanno profitti nel nostro Paese ma che pagano le tasse altrove».
Un extraprofitti 2?
«Sono convintissimo della correttezza di quel provvedimento sulle banche e anche questa misura sarà nel segno dell’equità. Io spero che fra extraprofitti, imposta sulle multinazionali e caccia ai furbetti del reddito si possano recuperare alcuni miliardi che ci servono come il pane per sostenere le fasce più deboli».
Come li impiegherete?
«É ancora presto per dare cifre e numeri perché siamo ancora in attesa delle stime internazionali, ma la linea è tracciata».
In sintesi?
«Estenderemo a tutto il 2024 il taglio del cuneo che è partito per i redditi bassi nel 2022, dunque tutto questo si tradurrà in stipendi più alti. Faccio notare che le opposizioni avevano detto che il taglio era misura ad effetto, effimera, Non è così. Poi lavoreremo per detassare tredicesime, premi di produttività, straordinari».
La coperta è corta.
«Faremo di tutto per trovare risorse. Io per esempio darò una mano a Giorgetti».
Come?
«Il 21 settembre vado a Barcellona a proporre le infrastrutture italiane agli imprenditori spagnoli. Ci sono in ballo nei prossimi anni duecento miliardi di investimenti, 125 solo per le Ferrovie e 50 per l’Anas, e sarei felice di vedere arrivare nel nostro Paese le imprese e i fondi dell’emisfero occidentale. Quando si è iniziato a parlare del Ponte, ecco che si sono affacciati i cinesi. Io invece corro a Barcellona e poi sarò a Londra, a Washington, a Parigi».
E cosa si aspetta?
«Confido che questi signori investano e che, come il sottoscritto comprino i buoni del Tesoro, finanziando il nostro debito pubblico».
Sarà l’ambasciatore del made in Italy?
«No, non voglio rubare il mestiere ai miei colleghi, ma a differenza della Schlein, che quando va all’estero parla male dell’Italia, io voglio promuovere il nostro Paese e raccontare le nostre eccellenze a tanti partner e amici».
Intanto il superbonus è una mina vagante. Una bomba a orologeria sotto le casse dello Stato.
«Ringraziamo i 5 Stelle che hanno inventato il meccanismo del 110 per cento: tu ricevi più di quello che spendi. E poi hanno lasciato il buco a chi è arrivato dopo. Pensi che alla fine la cessione dei crediti ci costerà più o meno 10 volte il Ponte. Giorgetti sta facendo i salti mortali per trovare una quadra, certamente onoreremo i debiti con chi ha fatto i lavori, ma così non si poteva andare avanti».
Alcuni capitoli del programma di governo sono in naftalina. Che fine ha fatto la flat tax?
«Noi contiamo di durare tutta la legislatura. E contiamo di realizzarla. Ma mi faccia dire, non come vicepremier ma come segretario della Lega, che il punto che più mi sta a cuore è la pace fiscale».
La rottamazione delle cartelle?
«Si, io ci tengo moltissimo e spero di convincere tutti gli alleati. Non sarà, se si farà, un condono o un regalo agli evasori totali che per quanto mi riguarda devono andare in galera, ma un aiuto a chi è precipitato nella povertà o attraversa un momento di difficoltà. Con queste persone, purtroppo tantissime, dobbiamo trovare una soluzione realistica, nell’interesse loro ma anche dello Stato».
Quale potrebbe essere la formula?
«Più o meno questa: Tu mi dai una parte e la questione è chiusa. Invece ci si ostina a chiedere tutto col risultato che, dopo anni e anni, si ottiene zero o poco più».
C’è un Salvini che strizza l’occhio alla destra destra ed è pronto a candidare Vannacci?
«Io voglio candidare imprenditori e figure eccellenti e le prometto che la chiamerò, quando saremo pronti, per darle alcuni nomi di rilievo».
Il generale?
«Condivido alcune sue idee, su altre, ad esempio sule affermazioni relative ai gay, siamo distanti. Valuteremo al momento opportuno».
Un’ultima questione, fra le più importanti per il suo partito: il decreto sulle baby gang va bene o ci voleva altro?
«È un pezzo che non risolve il problema ma va nella giusta direzione».
Occorreva abbassare l’imputabilità a 12 anni?
«No dai, mia figlia ne ha quasi 11, non mi pare il caso. Va bene l’ammonimento che abbiamo introdotto coinvolgendo le famiglie. Poi se a 15 anni spari sono fatti tuoi: per me 15 o 44 anni sono la stessa cosa e ti prendi le tue responsabilità. Mi lasci anche dire che noi lavoriamo su tutta la prima linea della società, dalla scuola alle stazioni».
La scuola?
«Il ministro Valditara si sta impegnando per tutelare gli insegnanti. Finalmente lo Stato, che prima era assente, ora si costituisce parte civile in tutti i procedimenti in cui gli insegnanti sono maltrattati e offesi pesantemente dagli alunni o dai loro genitori. Noi stiamo con i docenti, non con i bulli».
Infine, le stazioni, crocevia di malavita. Ci può rassicurare?
«Entro l’autunno verranno assunti 1500 vigilantes da collocare sui treni e nelle stazioni. Un altro tassello della nostra politica della sicurezza».