Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2023  settembre 09 Sabato calendario

Pornochiacchiere

«Da quel momento in poi mi lasciai rapire dal balletto dei noleggiatori di video porno con la tenda rosa. Di tanto in tanto incontravo qualcuno che ci entrava spedito, ma quei tipi intrepidi erano l’anomalia: secondo il protocollo bisognava stare di fronte ai cofanetti fingendo di osservarli, e poi, dopo un paio di occhiate furtive, infilarsi di traverso tra le pieghe rosate e morbide della tenda».Si riferisce a una scena che avrà sì e no una ventina di anni, ma è già un pezzo d’antiquariato la descrizione che la scrittrice e traduttrice Polly Barton fa di quello che oggi potremmo chiamare il rituale «pubblicamente clandestino» del noleggiatore di VHS vietate ai minori. Il suo libro Porno. Una storia orale parte proprio da qui, con lei (un po’) più giovane che prova qualcosa tra fascinazione, repulsione e vergogna di fronte a quegli uomini che entrano ed escono dal reparto XXX di un videonoleggio della campagna del Giappone (lei è inglese e traduce dal giapponese). Se questo è l’innesco narrativo, il punto di partenza concettuale è una semplice domanda: si parla pochissimo di porno, che pure è onnipresente, perché?«Volevo capire cosa rappresentava il porno, cosa ci fa e ci farà», scrive nell’introduzione Barton e per farlo decide di intraprendere il suo viaggio nella pornografia – un viaggio più emotivo che rigorosamente scientifico – attraverso 19 conversazioni («pornochiacchiere», traduzione forse non pienamente felice, pochissimo editate) con dei conoscenti con i quali ha diversi gradi di familiarità. Il risultato è quello promesso dal bel sottotitolo, «una storia orale».C’è la madre di famiglia che non apprezza il porno female friendly perché su di lei «non ha effetto». C’è il gay single sui quaranta che trova stomachevole il porno per etero perché ha come unico scopo quello di «umiliare la donna nel peggiore dei modi». C’è il trentenne ex frequentatore di forum che riconosce nella cultura dei videogame il preludio della cultura porno. C’è la lesbica trentenne che della masturbazione dice: «A volte non ho l’energia emotiva per interagire con qualcun altro, ma ho voglia di togliermi il pensiero, anche solo per scaricare la tensione». C’è l’uomo trans gay feticista dei rutti che osserva: «Se dipendi dalla vibrazione automatica e dal porno, ti fotti da solo. Com’è possibile che uno riesca a farsi una bella scopata se passa tutto il tempo a fare quello?». C’è l’ottantenne che ricorda che negli anni Sessanta «in molti comprarono Lady Chatterley per leggerlo insieme alla propria compagna o il proprio compagno».I 19 intervistati parlano anche di porno-dipendenza, divisioni generazionali, etica della desiderabilità e smantellamento dell’inutile dicotomia tra porno buono o porno cattivo. A quest’ultima, Barton preferisce una posizione di «ambivalenza»: in quanto donna, l’autrice, che pure aderisce alla cultura sex positive (che riconosce nel sesso la gioia e l’espressione di sé), capisce bene che il sesso può essere anche un’esperienza difficile e potenzialmente straziante. Pertanto, conclude, piuttosto che dover scegliere tra il male e il bene, auspica la creazione di uno spazio più sfumato e fertile dove possano fiorire un certo tipo di conversazioni. Il suo libro, in questo senso, è una buona partenza.Lau. Pez.