il Giornale, 8 settembre 2023
Miti da sfatare
Non è vero ma ci credo. E poi mio cugino mi ha raccontato che una volta gli è successo. Ma va, figurati. È una bufala! E se fosse vero per davvero? Sai che figura... E allora un po’ è meglio crederci. In fondo lo abbiamo sentito tutti almeno una volta: se per caso fai la pipì mentre sei in piscina, l’acqua cambia improvvisamente colore. Tutti ti guardano, ti cacciano dalla piscina con ignominia e vieni esposto al pubblico ludibrio che non ti riprendi nemmeno dopo anni di analisi. Ma sì, meglio non rischiare. Ma no, non è vero niente. Ogni bambino che approccia il nuoto è stato terrorizzato con una menzogna. Una bufala. Una balla. A fin di bene, ok, ma non c’è nulla di vero. Forse, nel profondo, lo sapevamo tutti. Ora però arriva la certificazione ufficiale della National Swimming Pool Foundation americana che non solo smentisce l’esistenza del mitico liquido ma bullizza noi poveri fessi che ci abbiamo creduto definendolo «il falso mito più comune sulle piscine di tutti i tempi».
Non è vero. Fine. Non che nessuno ci abbia pensato. Ma, a quanto pare, creare una sostanza chimica che reagisca esclusivamente all’urina tralasciando le contaminazioni dovute alle altre sostanze organiche presenti nell’acqua delle piscine, sarebbe complicato e parecchio costoso. Molto meglio una leggenda metropolitana aggratis quindi. E anche se adesso la verità ci è stata rivelata non significa certo il liberi tutti. Questione di decoro, a prescindere dal possibile alone della vergogna, ma anche di salute pubblica. La pipì infatti riduce gli effetti del cloro della disinfezione dell’acqua e, purtroppo, non è poca nelle vasche. Una rivista scientifica canadese ha calcolato che in una piscina di 1.000.000 di litri di acqua si trovano in media quasi 90 litri di pipì. Non abbastanza perché l’acido urico presente nelle urine interagisca col cloro generando sostanze chimiche potenzialmente pericolose però, altro che chiare, fresche e dolci acque. Meglio dunque che la balla che ci ha accompagnato per anni venga ancora tramandata di padre in figlio (terrorizzato).
Del resto sono tanti, tantissimi, i miti a cui crediamo ciecamente e che invece sono clamorosamente falsi. Da quelli più banali a quelli che finiscono col condizionare la vita di tutti i giorni. A proposito di pipì: fa bene sulle punture di medusa? No. Lo dicono tutti ma non serve a nulla contro bruciore e gonfiore. Del resto c’è chi è convinto che i vaccini possano causare l’autismo... Colpa di un medico gallese che nel 1998 pubblico lo studio per poi confessare di avere inventato i dati per interesse personale e venire radiato dall’ordine dei medici. Ma tant’è, i miti sono duri da sfatare anche quando sono clamorosamente falsi. Per esempio sappiamo tutti che gli spinaci sono ricchissimi di ferro, no? Insomma. Nel 1870 il chimico tedesco von Wolf compilò una tabella con i contenuti di ferro di vari alimenti. Riguardo gli spinaci invece di scrivere 3,0 milligrammi per etto, scrisse 30. Un refuso, ma prima della correzione la voce si era diffusa e Braccio di Ferro ha fatto il resto. Dopo un errore del genere meglio sparire come un camaleonte. Ehm, no. Questi simpatici animaletti infatti prendono il colore dell’ambiente circostante solo quando sono calmi e rilassati, non per mimetizzarsi di fronte a un pericolo. Ok, allora basta nascondere la testa sotto la sabbia come gli struzzi. Macché, se lo facessero davvero soffocherebbero. Vabbè, un errore del genere si commette una volta sola. Un fulmine non colpisce mai nello steso posto, vero? No, falso. Anzi, alcuni luoghi vengono colpiti sistematicamente. Sulla punta dell’Empire State Building a New York per esempio, ne cadono più di 100 ogni anno. Suvvia, capita che un mito sia in realtà falso, che vuoi che sia. Una rondine non fa primavera. O forse sì? Chissà...