La Stampa, 7 settembre 2023
Scuola senza sostegno
senza sostegno
Scuola
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A pensarci bene, un’insegnante di sostegno è anche l’insegnante dei luoghi “scartati”, come il corridoio ad esempio. Perché a volte qualcuno di questi 290 mila studenti in classe non riesce a stare. E allora uno dei 194 mila docenti di sostegno si adatta a lavorare fuori dalle aule. Un fenomeno che coinvolge scuole e famiglie e che quindi può essere raccontato dall’interno degli istituti, ma anche dall’esterno.
E allora proviamoci: interno scuola. Quando si fa l’insegnante di sostegno per vocazione come è successo a Lucia Suriano, fare scuola è una missione. La professoressa (e scrittrice pugliese) è passata dall’insegnamento di Lettere al Lasciarsi ribaltare (titolo del suo ultimo libro) dai suoi studenti speciali, quelli che disturbano, non tengono il passo, difficili, dagli apprendimenti differenti e con storie di vita già complicate. Per 10 anni è stata una felice insegnante di sostegno proprio «in quei luoghi scartati come i corridoi, perché i miei studenti rifiutavano l’aula», racconta. «Ma- osserva – gli insegnanti di sostegno sono l’enzima che tiene insieme gli studenti che sono abituati a stare in classe» e quelli che la prof Suriano definisce i «suoi fuoriclasse». «Se teniamo tutti insieme – conclude – allora la missione può dirsi compiuta». Ma. Ci sono tanti ma, in questo viaggio nel mondo del sostegno. Lucia Suriano è arrabbiata non solo per le cattedre vuote, per il turnover, per i precari del sostegno, perché spesso «non c’è collaborazione neanche tra noi docenti». È arrabbiata soprattutto perché «laddove ci vuole un carico enorme di responsabilità e di competenze, laddove ci sono i più fragili e con bisogni educativi speciali non possono starci docenti, spesso senza competenze specifiche, che vengono a sbarcare il lunario in mamma-scuola». «Soprattutto nella secondaria di primo grado – sottolinea – dove abbiamo in carico anche la gestione psico-emotiva del passaggio dall’essere bambini a divenire adolescenti».
Come fosse suonata la campanella, proviamo a uscire: esterno scuola. Qui, alla vigilia del nuovo anno scolastico, i racconti di genitori, docenti e dirigenti scolastici descrivono una situazione che pare cristallizzata negli anni. «I docenti non sono sufficienti, molti sono costretti a cambiare scuola e non possono garantire continuità», dicono. Sul sito de La Stampa è stata pubblicata la lettera di un’insegnante ai suoi ex alunni: «Scusa se non ci sarò, ma non è colpa mia», scrive Denise Romano nel suo amorevole saluto dedicato a tutte le studentesse e gli studenti che al ritorno in classe non troveranno più gli stessi insegnanti. «Ti chiedo scusa se sarai arrabbiata e non lo saprai dire. Se mi cercherai e non tornerò. Ti chiedo scusa se proverai a capire con lo sguardo corrucciato e l’aria interrogativa il perché della mia assenza».
Per l’anno scolastico in arrivo – secondo i dati forniti dal ministero dell’Istruzione e del Merito – le cattedre vuote sono meno rispetto al 2022. Sono 194.439 mila i docenti di sostegno nell’anno scolastico 2023-2024. In particolare, 112.390 sono i docenti di ruolo specializzati, 13.780 i supplenti annuali (con nomina fino al 31 agosto) e 68.269 i supplenti ingaggiati fino al termine delle attività didattiche: lavoreranno fino al 30 giugno.
Le nomine di ruolo autorizzate dal ministero dell’Istruzione e del Merito sono 18.023. Sono stati coperti 13.358 posti, il 74% a fronte del 53,2% del 2022, mentre le nomine non conferite, per rinunce ed esaurimento delle graduatorie, sono 4.665. Restano vacanti 13.780 posti, mentre lo scorso anno scolastico le cattedre vuote erano 17.582. «Vi è – sottolineano dal ministero – una maggiore copertura dei posti di organico di diritto di 3.802 unità».
Giuseppe D’Aprile, segretario generale Uil Scuola Rua, non è soddisfatto: «Anche per questo anno scolastico non si è riusciti a coprire tutti i posti vacanti disponibili. È normale che sembri un successo assumere 40 mila docenti su 50 mila posti autorizzati. Un insuccesso sul piano del reclutamento che ormai si manifesta da più anni». D’Aprile avanza una richiesta e la indirizza al ministro Valditara. Sull’accesso al sistema delle specializzazioni sul sostegno chiede: «Va eliminato il numero chiuso delle università per la specializzazione: i posti da garantire sono quelli del fabbisogno scolastico». Nel 2022 il numero degli iscritti con certificazioni che richiedono un insegnante di sostegno è stato di 290 mila. La percentuale degli alunni con disabilità sul totale dei frequentanti è salita dall’1,9% dell’anno scolastico 2004/2005, al 2,7 per cento del 2014/2015 al 3,6% del 2020/2021 a quasi il 4 per cento del 2022: siamo a un alunno su 25.
Giovanna Tarantino è dirigente dell’Istituto d’Istruzione Superiore Enrico Fermi di Policoro, in provincia di Matera. Sintetizza quello che succede in Basilicata: «Qui è un anno virtuoso: i due provveditorati, di Matera e di Potenza entro fine agosto avevano già assegnato la quasi totalità dei posti di sostegno, con immissioni in ruolo e assegnazioni». Tarantino, anche dirigente reggente all’Istituto Comprensivo di Tursi, pone l’attenzione sulle numerose difficoltà che incontrano gli altri docenti «in aule piene di studenti con disgrafia, discalculia, dislessia, comportamenti oppositivi, gravi problemi di tipo emotivo e sociale». «Ai docenti alle prese con classi sempre più eterogenee anche in conclamate difficoltà spesso manca l’adeguata formazione psico-pedagogica – spiega – che i docenti di sostegno hanno acquisito durante il loro percorso formativo. Così ho pensato di proporre ai Dipartimenti di sperimentare l’interscambio tra i docenti delle discipline e quelli di sostegno (lì dove è possibile) affinché l’avvicendamento possa rinnovare in modo proficuo le pratiche didattiche in uso e assicurare la piena inclusione nel gruppo classe tra gli studenti e il team degli insegnanti».