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 2023  settembre 07 Giovedì calendario

Morti per 750 euro

Quella notte nei pressi della stazione di Brandizzo andavano sistemati sette metri di binario. Un lavoretto da poco, un paio d’ore circa. Per il tipo di lavorazione previsto, la ditta incaricata incassa 50 euro al metro. A cui vanno aggiunte 200 euro a saldatura e in quel caso sarebbero dovute essere due. Facile fare il calcolo: 750 euro. Questo dovrebbe essere il valore dei lavori affidati alla Si.gi.fer. Il materiale lo mette Rfi mentre la paga oraria di un operaio comune è di 25 euro lordi all’ora. Un incarico piccolo, inserito invece nell’ambito di commesse di ben altro importo (circa 260 milioni) vinte dalla Clf (Costruzioni linee ferroviarie). Ed è stato proprio questo grande gruppo (che fa parte della multinazionale olandese Strukton Rail, 6.500 dipendenti ed un fatturato di circa 1,9 miliardi di euro) ad affidare alla Si.gi.fer. l’incarico. L’azienda di Borgo Vercelli era inserita nella “white list” dei fornitori. «La Clf gli affidava spesso le manutenzioni di livello più basso, quelle che avevano un margine di guadagno ridotto», si racconta nell’ambiente dell’edilizia.
Il condizionale è d’obbligo perché in questa storia è difficile trovare conferme ufficiali. Ma la ricostruzione che arriva dai sindacati è questa. D’altronde lunedì l’ad di Rfi, Gianpiero Strisciuglio, in audizione presso le commissioni Trasporti e Lavoro della Camera, si è limitato a ribadire più volte che «non possiamo entrare nel merito di aspetti in corso di accertamento da parte dell’autorità competente». E che: «Si trattava di un subappalto che, conformemente alla normativa vigente, è stato autorizzato da Rfi previa positiva verifica dei requisiti generali, tecnici ed organizzativi. L’impresa è iscritta nel nostro sistema di qualificazione quindi il sistema di regole si estende sia all’appaltatore che al subappaltatore».
E la ricostruzione dei sindacati procede con altri dettagli che svelano quanto i protocolli non sempre vengano rispettati. Le lavorazioni programmate vengono inserite, due mesi prima, nei piani di attività in cui si programmano le lavorazioni necessarie.
Si deve specificare tutto: se si tratta di un lavoro svolto internamente da manutentori di Rfi o in appalto, dalle persone che prenderanno parte al cantiere, alle professionalità richieste, al tempo necessario per effettuarla. Per questo di parla di interruzione programmata della circolazione ferroviaria sui binari: nella finestra oraria richiesta si sa due mesi prima che i treni non possono passare. Quella di Brandizzo, però, non era una lavorazione programmata. Secondo la ricostruzione dei sindacati che si occupano di trasporti la squadra di operai della Si.gi.fer. quella notte doveva fare una manutenzione in un altro punto della rete ferroviaria torinese (non è chiaro se Orbassano o Lingotto).
L’incarico però è saltato e per non far perdere alla ditta la notte di lavoro gli operai sono stati dirottati a Brandizzo. Doveva essere un lavoretto di un paio d’ore, appunto. Necessario perché sarebbe stata rilevata un’anomalia. In questi casi Rfi ha venti giorni di tempo dal momento in cui viene appurata la necessità per richiedere l’intervento. E si procede, quindi, senza la possibilità di inserire l’operazione nei programmi concordati. «Si fa extra piano di attività e non si parla di interruzione programmata ma di interruzione tecnica della circolazione. Per questo il capo scorta deve chiedere di farlo quando c’è la possibilità e per questo gli vengono fornite delle finestre temporali», spiegano i sindacati. Quindi si corre, gli operai devono fare in fretta: le finestre temporali non bastano mai.
Dovrebbe invece essere chiusa la questione del certificato di sicurezza della Si.gi.fer. che sembrava essere scaduto il 28 luglio, quindi un mese prima dell’incidente. In realtà la data di scadenza è riportata nell’Attestazione di qualificazione alla esecuzione di lavori pubblici ma il certificato sarebbe stato rinnovato fino al 2026. La nuova data non sarebbe ancora stata inserita nell’Attestazione perché c’è un tempo tecnico che può arrivare fino a 90 giorni. —