il Fatto Quotidiano, 7 settembre 2023
Intervista a Elio. Parla di Jannacci
“Avevo 13 anni. A un tiro di schioppo da casa mia arrestarono Luciano Liggio”.
La ‘Primula Rossa’ di Corleone. Il super boss della mafia.
Vivevamo in via Ripamonti, forse la più lunga della città. Quartiere Vigentino. Zona con una cattiva fama.
Lei, Elio, è sempre stato un orgoglioso milanese di periferia.
Trasecolo quando sento dire: eh, ma le cose che accadono oggi a Milano. Cosa accade? Niente. A parte quei mostri di nuovi grattacieli che oscurano il cielo, e l’obbrobrio del restauro della Scala.
Negli anni Settanta, invece, girare per le strade era un azzardo totale.
Frequentavo lo scientifico Einstein. Quel giorno ero in ritardo, correvo per raggiungere la scuola. A viale Umbria c’è un incrocio, dovevo girare a destra. Appena svolto l’angolo vedo una bomboletta fumogena in terra. L’aria è tutta verde e in piedi dentro la nube un uomo immobile.
Immobile.
Sotto choc. Pietrificato. Mi dice: ‘Là, in quella macchina. Hanno ammazzato uno’.
E lei che fa?
Attraverso, con l’incoscienza dei miei 18 anni. Vedo quest’uomo esanime sul sedile. Gli avevano appena sparato. La polizia non era ancora arrivata.
29 gennaio 1979. Il giudice antiterrorismo Emilio Alessandrini.
Dopo si seppe che erano stati quelli di Prima Linea. Arrivai a scuola, c’era sciopero. Dissi quel che avevo visto. Nessuno reagì.
L’epoca in cui potevi trovarti in mezzo ai casini, senza aver fatto niente.
Manifestazioni, scontri, pistole. Morti. Ogni giorno.
Gli anni di piombo. E dopo, la terra dei cachi. Oggi siamo tornati alla terra dei fasci.
L’Italia è il paese degli smemoramenti. Chi ora ha 50, 60 anni, non può aver dimenticato che il fascismo è un clamoroso errore della storia. Incredibile che si stia ripetendo.
Malgrado le sortite di Vannacci, Giambruno, La Russa&C.
Quoto Bersani: se si può dire che un omosessuale è anormale, si può dare del coglione a un generale?
A proposito: lei è stato giudice di X Factor. Fosse al timone di Sky, confermerebbe Morgan?
(Ride). Non rispondo, non voglio infierire, non mi pare giusto. È tutto così ovvio…
Torniamo a Milano.
La città che accoglie tutti, sempre. Passato il primo impatto in cui lo stanziale non vuole che gli rompi le palle chiedendogli informazioni, esce l’ironia bonaria. E chi arriva qui trova posto. I migranti di oggi come i meridionali degli anni Sessanta. Tutti sono cittadini a pieno titolo. Chi ha fatta grande Milano come chi ci è nato. Montanelli non era di qui.
La milanesità. Sabato, alla Festa del Fatto, canterà e reciterà Jannacci nello spettacolo Ci vuole orecchio, per la regia di Giorgio Gallione.
Enzo era compagno di classe di mio padre al classico Berchet. Fu bocciato al quarto anno, mio padre cadde in extremis, a maturità, pare per un professore che lo odiava.
A casa vostra c’era il culto di Jannacci.
Da quando sono nato. Papà me ne faceva sentire i dischi. Dev’essere stato un imprinting. Per questo canto cose strampalate da tutta la vita.
Incontrò mai Enzo?
Non quando ero piccolino. Lo avvicinai alla Rai di Corso Sempione. Gli rammentai che era andato a scuola con mio padre. Lui: ‘Ah’.
Risposta esaustiva.
Molto dopo il liceo, loro due si incontrarono per caso. Enzo a mio padre: ‘Sai, ora sto provando con questa roba della musica’. La roba!
Il poetastroJannacci.
Sono anni che porto in giro Ci vuole orecchio. La milanesità non è un limite. A Napoli, Roma, L’Aquila abbiamo fatto il tutto esaurito. Non è un concerto: non propongo classici come Vengo anch’io o Vincenzina. C’è una drammaturgia costruita con Gallione. Testi di Serra, Eco, tre favole mie. Enzo il saltimbanco, l’epoca del Derby. Sì, la Milano di quell’era ma anche la grande attualità di Jannacci.
Che arriva dopo la riproposta di Gaber.
Gallione ne è un fanatico ammiratore, mi costrinse a fare Il Grigio. Per carità, Giorgio è Giorgio. Ma lo sento più estraneo alle mie corde, forse perché è più universale. Geograficamente.
Sta pensando di omaggiare un terzo milanese illustre, per il futuro?
Ci stiamo riflettendo proprio in questi giorni. Dario Fo sarebbe una scelta naturale, visti i legami con Jannacci, Ho visto un re e tutto il resto. Ma impazzirei per fare Cochi e Renato.
Con loro sul palco?
Vediamo.
Intanto a ottobre arriva il nuovo tour di Elio e le Storie Tese. Non vi eravate ritirati? Siete i nuovi Pooh?
Cito John Lennon. Che senso ha andare avanti quando dopo anni subentra la noia e sai in anticipo cosa farà il resto della band? Frank Zappa pagava bene i suoi musicisti perché non lo mollassero.
E quindi?
E quindi il tempo in cui ci siamo fermati ci ha aiutati a ritrovare la felicità e il senso del lavoro. Rocco Tanica non ci sarà, non se la sente. Stare così a lungo in un gruppo è come un matrimonio. È la costruzione, faticosa, di un amore, direbbe Fossati. Anche in questo caso, non sarà un live canonico, ma uno show teatrale. I miei compari avranno più spazio di me.
Disco in vista?
No.
Sanremo?
Non in gara e neppure da ospiti. Se l’anno prossimo la Rai ci affida le chiavi del Festival prendiamo tutto il pacco.
Potrebbe succedere?
No, ovvio.