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 2023  settembre 06 Mercoledì calendario

Chi Yo-jong, la sorelle di Kin Jong-un

PECHINO – È la vera arma segreta del Leader Supremo. Rari sorrisi enigmatici da Monna Lisa, completi total black e gioielli minimalisti, lingua molto tagliente, la sorella di Kim Jong-un, la “dolce principessa Yo-jong” (copyright del padre), è una delle poche persone di cui il dittatore nordcoreano si fida. Confidente e consigliera. Premiata in questi anni con ruoli sempre più di rilievo nella gerarchia del Regno eremita fino a diventare la propagandista-in-capo dello Stato comunista. È lei che controlla – dal Dipartimento di Agitazione – i media del Paese, che decide cosa passa in televisione e in radio, quali storie possono apparire sui giornali e quali sono i libri che meritano di essere pubblicati. La vera custode del culto della personalità della dinastia dei Kim. E il volto della strategia della pressione di Pyongyang contro i “nemici” americani e sudcoreani.
«Sin dai primi passi del fratello al potere, è sempre stata presente, pronta a sostenerlo», scrive Anna Fifield nel libro uscito qualche anno fa Il grande successore, racconto sulla storia di Kim Jong-un e della sua famiglia. Al vicino di casa – il presidente sudcoreano Yoon – Yo-jong ha già dato dell’idiota varie volte. Al leader americano Biden, del vecchio, «un anziano senza futuro», e dell’America pensa sia un «cane che abbaia spaventato». Non va per il sottile la “dolce principessa”.
Il mondo inizia a conoscere Kim Yo-jong alle Olimpiadi invernali di Pyeongchang, in Corea del Sud, nel 2018. Nuovo volto del disgelo nucleare alla cerimonia di apertura di quei Giochi. Seduta sugli spalti accanto all’allora vicepresidente statunitense Mike Pence. Era la prima visita di un membro della famiglia Kim nel Paese confinante dai tempi della guerra di Corea.
Negli anni ha assunto un ruolo sempre più centrale all’interno della dittatura, muovendosi ora come capo dello staff, come responsabile del protocollo, come assistente esecutivo. A lei, l’anno successivo a quelle Olimpiadi, venne affidata pure l’organizzazione degli storici incontri del dittatore con il presidente americano Donald Trump e con quello sudcoreano Moon Jae-in. Che non hanno portato però a nulla. Nel settembre 2021 è stata promossa alla Commissione per gli Affari di Stato, il massimo organo decisionale del Nord.
La “first sister” è spesso al fianco del fratello durante gli eventi chiave che segnano la vita dello Stato comunista (anche se ultimamente il Maresciallo preferisce portarsi dietro pure la figlia undicenne). Da sempre preparata a questo ruolo, cresciuta nei palazzi del Regno eremita, facendo sostanzialmente una vita da reclusa, ha qualche anno in meno del fratello a cui è legatissima, anche se nessuno sa con esattezza quanti. Per l’intelligence sudcoreana è nata nel 1988; gli americani propendono per il 1989. Per gli svizzeri, dove studiò nella stessa scuola dei fratelli a Berna (la Liebefeld- Steinhölzli) con il nome finto di Pak Mi-Hyang, la data di nascita sul documento dice 28 aprile 1991. Anche la sua vita privata resta un mistero. Si dice sia sposata con il figlio di Choe Ryong-hae, vice di Kim nella commissione per gli affari di Stato, il più potente apparato decisionale del governo. Il marito lavorerebbe nell’Ufficio 39, l’unità del Partito dei lavoratori che raccoglie soldi per i fondi illeciti del leader. I due avrebbero un figlio di una decina d’anni.
Che sia lei a raccogliere le redini della dinastia un domani? Nonostante il suo potere, sembra difficile data la società ipermaschilista nordcoreana. Ogni voce sulle cattive condizioni di salute di Kim Jong-un scatena puntualmente speculazioni di ogni tipo. Mettere una donna, in futuro, sul “trono” del Paese, richiederebbe un cambiamento di mentalità inaudito nella società patriarcale della Corea del Nord e quasi certamente scatenerebbe una certa resistenza da parte degli alti ranghi dell’esercito. Kim sceglierà di passare il controllo al figlio maschio quando sarà il momento, sostengono molti analisti. Il figlio maschio in pubblico, però, non si è ancora mai visto.
A sottolineare le difficoltà che si presentano quando ci si avventura a decifrare l’opaca famiglia dei Kim, lo stesso Kim Jong-un per molti anni non è stato considerato il successore prescelto dal padre. L’onore doveva andare al fratellastro più anziano, Kim Jong-nam, solo che nel 2001 è stato arrestato in un aeroporto di Tokyo mentre viaggiava con un passaporto falso della Repubblica Dominicana perché voleva andare a visitare Disneyland. Non ha fatto una bella fine: per volere di Kim, all’aeroporto di Kuala Lumpur, sedici anni più tardi, è stato assassinato.