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 2023  settembre 06 Mercoledì calendario

Gli Archimede d’Italia


Bologna
Mai sentita la barzelletta dell’inventore che chiama l’ufficio brevetti? In sintesi, la conversazione inizia con uno che dice: «Ho inventato una cosa nuova che non ha ancora inventato nessuno», e già lì il funzionario fa una faccia tipo: eccone un altro. Si tratta del «gancio con cordicella metallica per paracadutista anticaduta». Il funzionario pazientemente cerca di capire e l’inventore fa tutta una serie di ipotesi: il paracadutista si lancia, il paracadute non si apre, quello d’emergenza nemmeno, allora, grazie alla mia invenzione, può estrarre dalla giacchetta il gancio e salvarsi la vita. «Ma a che cosa si aggancia, scusi?», domanda il funzionario. E l’altro: «Non è che posso inventare tutto io».
Ecco, l’ufficio brevetti di Bologna (4 mila brevetti in 15 anni, 314 solo nel 2022, +13,6%: record nazionale) ha quotidianamente a che fare con soggetti del genere. Alcuni, nell’arco di una vita, si sono presentati con progetti altrettanto assurdi almeno cento volte. Sono anche riusciti a vedere approvate le loro domande, perché le hanno fatte con tutti i crismi del caso e, in questo stabile moderno, con pareti bianche e schermi al plasma, la soddisfazione più grande, dice chi ci lavora, è «vedere il sorriso con cui la gente esce dopo aver depositato la propria invenzione. Al di là del successo economico che questa possa avere o meno, si tratta del coronamento di un sogno».
Tuttavia, non sono solo stramberie quelle che affaccendano il personale di un ente che si occupa anche della registrazione dei marchi commerciali, oppure, dei diritti sulla scoperta di nuove varietà vegetali. Anzi, invenzioni memorabili come il letto a castello antisismico, la bara col citofono nel caso il morto non fosse tale e si svegliasse sotterrato o il rosario dell’automobilista (un sistema a velcro da applicare al volante, per contare le Ave Maria mentre si guida), non sono che una minoranza. Aziende come la Gd o l’Ima (che operano nella produzione di macchine per il packaging), la Ducati e le moltissime altre dei dintorni, registrano costantemente importanti brevetti nel campo della meccanica, le biotecnologie. Durante il Covid, per esempio, c’è stata un’esplosione di modelli di mascherine (come quelle far leggere il labiale ai sordi), ma anche di moltissime e utili invenzioni in ambito sanitario.
Iannacone, Gallini, Falchieri e Margelli: la squadra è piccola ma competente. Due donne, due uomini, più pochi altri collaboratori. Gallini, che è il direttore, spiega che la presenza fisica dell’ufficio è indispensabile, nonostante le domande possano essere presentante anche on-line privatamente o appoggiandosi a professionisti iscritti a un albo. «C’è un valore di contatto umano che è insostituibile e poi, la domanda cartacea, con i disegni tecnici in originale, costituisce un’ulteriore garanzia di autenticità».
Per capirci, nell’iter che segue ogni domanda d’invenzione, il primo a valutarne il potenziale è sempre l’Esercito. Le forze armate hanno la priorità per opzionare una nuova tecnologia di loro interesse. Questi funzionari che aiutano i postulanti a fare ricerche di anteriotità sui database italiano, europeo e internazionale per verificare l’originalità (e quindi l’ammissibilità delle proposte), che gli danno indicazioni precise su come compilare la richiesta e poi la inoltrano all’ufficio centrale, fino a pochi anni fa rischiavano la corte marziale, se avessero violato l’accordo di segretezza che li vincola.
Sui migliori brevetti (come sui marchi) ci vuole poco a scatenare un conflitto atomico e darsi battaglia per i tribunali di mezzo mondo. L’Unione Europea offre garanzie solide grazie all’Epo (ufficio europeo dei brevetti), ma colossi come Stati Uniti e Cina, partecipano in modo ambiguo agli accordi sulla proprietà industriale. Senza andare così lontano, si può ricordare la diatriba giudiziaria tra la toscana Craft (depositaria del brevetto) e Aspi, la società delle autostrade, a proposito del sistema Tutor, per controllare il rispetto dei limiti di velocità. Nel 2018 una corte d’appello ne impose lo spegnimento su tutta la rete, dando ragione a Craft. Nel 2019, la cassazione ha permesso ad Aspi di riaccendere l’aggeggio.
Le sfide del presente, poi, complicano la vita a un ente il cui personale fa corsi d’aggiornamento continui ed interventi nelle scuole per coinvolgere i ragazzi. «Si vedono sempre più proposte legate al software e all’intelligenza artificiale – dice Margelli, che riceve le domande – e la prima domanda che dobbiamo porci, è: questa è proprietà industriale o proprietà intellettuale, quindi, di competenza della Siae?». Difficile, se si considera che le fabbriche ora funzionano in simbiosi con l’informatica. Poi, per quel che riguarda le start-up, l’Ufficio Brevetti deve interfacciarsi con il Registro Imprese, che per fortuna però è semplicemente al piano di sotto.
Per chi volesse cimentarsi, comunque, ci sono notizie incoraggianti. Tra tasse e costi tecnici, difficilmente si va oltre i 160 euro a domanda. Dipende da quante pagine ha il fascicolo della vostra invenzione. Se il brevetto viene approvato, i diritti sono vostri per 20 anni, poi, diventa pubblico. «L’accordo che offre lo Stato in cambio della tutela, è proprio questo», ragiona ancora Gallini. Cioè, se l’idea funziona, a un certo punto deve diventare un bene comune. Questo, sempre che una multinazionale non scateni un branco di avvocati per accaparrarsi i diritti