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 2023  settembre 06 Mercoledì calendario

Intervista a Isaia Sales

Chi chiederà scusa adesso? Questi dati sono la fotografia dell’Italia che finora hanno negato.
Isaia Sales, il più noto meridionalista, legge le prime cifre che annunciano il conto che la realtà presenta. Le migliaia di cosiddetti occupabili a cui è stato revocato il reddito di cittadinanza con l’impegno di accompagnarli al lavoro e la garanzia che il lavoro si sarebbe trovato adesso trovano il vuoto. Zero carbonella.
Era chiaro da subito e ora questi numeri divengono il tracciato di un fallimento clamoroso.
La destra ha sempre ritenuto il reddito di cittadinanza una rendita parassitaria che anestetizza la voglia di cercare lavoro. Solo che a leggere questi dati l’offerta evocata, annunciata o solo promessa è scomparsa.
Dove c’è il deserto cosa si fa? Lo Stato come accompagna queste persone nel perimetro della legalità e le fa vivere in una condizione accettabile di civiltà?
Lei chiede a Giorgia Meloni di avanzare le scuse verso costoro.
La destra (e non solo) li ha definiti nei modi più truculenti: divanisti, sfaticati, gente che campa alle spalle di chi lavora. Quindi persone senza identità e senza dignità. E adesso cosa diranno lor signori? Quale sarà il futuro prossimo di chi ha perso il reddito e non trova il lavoro promesso?
Cosa ci aspetta?
La disoccupazione lascerà presto il passo alla disperazione. E chi è disperato purtroppo potrà trovare le braccia larghe della criminalità a far finta di sorreggerlo. Quindi entrerà nel buco nero dal quale il governo aveva dichiarato di volerlo togliere. La verità sconfortante è che il sistema della rappresentanza non ha alcun interesse a farsi carico di questi bisogni. Li abbandonano per strada.
A Caivano è parso che Meloni fosse consapevole che senza istruzione e lavoro non c’è futuro per costoro, i nuovi diseredati, gli abitanti di queste conurbazioni del malaffare.
Cos’è accaduto ieri? Un plotone di carabinieri per una maxi retata. L’unica risposta, più apparente che reale, è quella securitaria. Inefficace e anche maldestra.
La destra accusa voi di sinistra di aver edificato questi quartieri infernali, questi recinti della disperazione sociale.
La sinistra ha pensato di dare una casa a chi non l’aveva. Immaginava fosse il bisogno primario ed esclusivo. Invece adesso abbiamo capito che una casa non basta. Senza lavoro nulla cambia.
Perché il potere non è minimamente interessato a rappresentare gli interessi di quelli che Cesare Moreno, maestro di strada, chiama gli invisibili? Anch’essi voterebbero, se le loro istanze fossero raccolte. Non sono numeri decisivi sulla bilancia alle elezioni per decidere chi vince e chi perde?
La corsa al centro prima della sinistra e poi della destra è figlia dell’idea che le elezioni si vincono rappresentando gli interessi di altri ceti e dunque spostandosi verso il centro politico, i cosiddetti moderati. Questa scriteriata corsa verso il non luogo della politica, il centro appunto, lascia scoperti i bisogni di fette enorme di cittadini.
La società degli invisibili, appunto.
Sì, invisibili al potere che poi trasforma i ghetti in un enorme circuito dell’indifferenza. Ma in politica l’indifferenza crea mostri. Perché questa gente poi fa pagare il conto ai sistemi democratici, come è accaduto negli Usa con Trump.
In Argentina Javier Milei, che definire eccentrico è poco, cavalca l’onda popolare che può portarlo fino alla Casa Rosada. Sarebbe un altro Bolsonaro, l’ex presidente del Brasile ora in Florida per fuggire all’arresto.
L’enorme massa dei bisogni senza risposte, i ghetti dove si ritrovano spesso confinati, il malessere delle periferie fanno da cornice alla rabbia per aver perso un sostentamento economico senza avere in mano null’altro.
In verità dalle cifre in nostro possesso l’offerta di lavoro agli occupabili è decentemente sostenuta nel Nord del Paese.
A proposito di decenza: i meridionali non hanno mai mancato di andare nei luoghi in cui era assicurato un lavoro dignitoso. Sono stati negli Usa, e poi in Belgio, nel Sudamerica, in Germania. Infine hanno popolato il Nord dell’Italia. È la storia dell’emigrazione. Ovunque il lavoro è stato decentemente remunerato ha trovato braccia e menti del Mezzogiorno. Ma oggi siamo davanti al deserto, all’offerta che offende la dignità.