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 2023  settembre 06 Mercoledì calendario

La Cina non va bene, meglio Bin Salman. Quando la Via della Seta fa male, e quella “sega” (che taglia in due i giornalisti) è accettabile

La Cina non va bene, l’Arabia Saudita sì. Anche se fa a pezzi gli oppositori. La Via della Seta fa male, quella della “sega” (che taglia in due i giornalisti) è accettabile. E chi se ne frega dell’etica, “occorre guardare in faccia la realtà” come dice il ministro Adolfo Urso.
Mentre l’Italia si appresta a ritirarsi dalla Via della Seta, nel frattempo sigla un analogo Memorandum con il Paese di Mohamed bin Salman, il principe ereditario accusato di essere il mandante dell’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi. In modo tale che non si capisce più quale sia la bussola che orienta il governo: rompere à la carte i rapporti con gli Stati autoritari? Sceglierne alcuni e inimicarsene altri? E con quale criterio?
L’Arabia Saudita si colloca, tragicamente, ai primi posti tra i Paesi che violano i diritti umani con rapporti di Amnesty International che non lasciano spazio alla pietà. Eppure, il potente Paese del petrolio, definito da Matteo Renzi culla del nuovo “rinascimento arabo” è l’interlocutore di un Memorandum of Understanding tra il ministero delle Imprese e del Made in Italy diretto da Adolfo Urso e quello degli Investimenti del Regno dell’Arabia, siglato a Milano nell’ambito del primo summit italo-saudita tenutosi il 4 settembre.
L’Italia ci investirà il costituendo “Fondo strategico per il made in Italy”. Ma anche i sauditi si impegneranno con il fondo sovrano Public Investment Fund, e quindi i fondi pubblici saranno doppi. Potenza del libero mercato.
Il fatto è che l’Arabia Saudita, come dimostra anche la vicenda di Roberto Mancini, ex Ct della Nazionale, è sempre più meta di interesse economico. Nel 2022 ha avuto una crescita dell’8,5%, le esportazioni italiane sono aumentate del 24% e sempre più aumenteranno con soddisfazione di mezzo capitalismo nazionale. L’Italia si colloca al secondo posto tra i fornitori europei, al nono posto a livello mondiale. Qualcosa già visto in azione con la Cina che però ora viene stigmatizzata (anche se gli affari saranno tutelati come dimostra la visita del ministro Antonio Tajani a Pechino). Le richieste degli Usa da una parte e la voglia di bastonare il M5S del governo dall’altra, inducono a rompere i patti e liquidare quell’accordo sulla Via della Seta che scade nel marzo del 2024 (ma va disdettato almeno tre mesi prima, quindi entro dicembre).
L’Arabia Saudita è uno dei clienti peggiori delle organizzazioni dei diritti umani, in particolare in tema di pena di morte. Secondo Amnesty sulle 883 esecuzioni capitali del 2022, ben 196 si devono all’Arabia Saudita (576 all’Iran con cui comunque l’Italia tiene rapporti regolari e 24 in Egitto, dove vigono rapporti preferenziali con il presidente Al Sisi). Le 196 esecuzioni del 2022 sono triplicate rispetto alle 65 avvenute nel 2021. Nella più grande esecuzione di massa effettuata in un solo giorno, il 15 marzo, le 81 persone messe a morte erano state ritenute colpevoli di “danno al tessuto sociale e alla coesione nazionale”, “partecipazione e incitamento alla partecipazione a sit-in e proteste”, “formule che descrivono atti che sono tutelati dai diritti alla libertà d’espressione, riunione pacifica e associazione” osserva Amnesty.
La vicenda di Jamal Khashoggi, giornalista e firma del Washington Post, ucciso nel consolato di Ryad a Istanbul il 2 ottobre del 2018, rappresenta poi il macabro biglietto da visita del regime. Nel libro Il caso Khashoggi curato da Marco Lillo e Valeria Pacelli è stato svelato, tramite carte inedite, il retroscena dell’omicidio come anche il report dell’Ufficio del direttore dell’Intelligence Usa, che indica Mohammad bin Salman come il mandante del rapimento o addirittura dell’uccisione di Khashoggi.
Eppure Bin Salman per l’occidente assurge al rango di statista. Basti pensare al ruolo internazionale avuto nell’agosto scorso al vertice di Gedda sul conflitto in Ucraina. Ruolo sbiadito dopo l’omicidio Khashoggi e vari fallimenti di politica regionale, ma che ha avuto un’inversione di tendenza dopo che lo scorso gennaio è stato reso noto il colloquio telefonico tra Bin Salman e Vladimir Putin. Da lì in poi tutto è cambiato. E ora il ministro Urso può dichiarare: “Mi chiedete dell’etica? Io vi invito a guardare la realtà”. Soddisfatto Matteo Renzi, sostenitore del regime saudita: “Mi fa piacere leggere le parole del ministro Adolfo Urso, è il segno di un grande cambiamento”. Infatti.