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 2023  settembre 06 Mercoledì calendario

La Chiesa salvata dalla repubblica

Cosa succede se un professore universitario aspetta ad Amalfi di imbarcarsi sul traghetto? Non è l’inizio di un romanzo di Calvino o l’ennesima puntata della saga di Indiana Jones. È la storia, vera, capitata a uno studioso della cultura italiana tra Umanesimo e Rinascimento, William Connell, che nel 2018 si trovò ad attendere il suo turno di imbarco. Per ingannare il tempo, decise di passare qualche minuto in una bottega di antiquariato poco distante dal molo, come molti altri turisti. La sua attenzione cadde su quattro manoscritti antichi che, a una modica cifra, pensò di acquistare per la biblioteca della sua università. Ed ecco che i misteriosi testi varcavano l’Atlantico. La scoperta venne dopo, ormai lontani dai riflessi mediterranei della Penisola. Uno dei quattro manoscritti recava un titolo curioso: Della repubblica ecclesiastica di M.D.G. Lo studioso non poté che sentirsi provocato da quelle iniziali puntate. Chi era MDG? E, soprattutto, cosa diceva quel libretto che finalmente si trovava al sicuro in una biblioteca degli Stati Uniti?
Partiamo da quest’ultima domanda perché, come spesso capita, è da lì che l’investigatore doveva muovere per capire chi era l’assassino di questo strano giallo.
A spiccare era il capitolo finale, in cui l’autore proponeva una singolare riforma della Chiesa. Siamo nel Cinquecento, un secolo dove il tema è all’ordine del giorno, scuote le coscienze e ormai da decenni vede confrontarsi intellettuali, teologi e persino popolani. In Germania un monaco, Martin Lutero, ha dato avvio a una frattura senza precedenti, e la cristianità occidentale si spacca in mille rivoli.
Qual era la ricetta per curare questo male? Trasformare la Chiesa in una repubblica o, se non altro, trattarla come tale. Al riguardo, MDG spiegava che, in primo luogo, non si doveva togliere il potere temporale dei papi né abolire le ricchezze al clero: era facile e frettoloso dire che da lì discendevano i mali della cristianità. Ma che sarebbe successo se si fosse soppresso il dominio temporale? L’Italia sarebbe diventata preda dell’imperatore o, nel migliore dei casi, soggetta a qualche tiranno. Insomma, bisognava conservare il “principato ecclesiastico” in cui gli uomini potevano trovare una patria a prescindere dalla loro nazionalità. MDG avrebbe dunque voluto difendere gli abusi compiuti dai pontefici recenti o proseguire in un regime di oppressione dei poveri? No di certo!, diceva l’autore. Per far sì che al soglio di Pietro ascendessero papi autorevoli e specchiati, che, di conseguenza, potessero dare vantaggi ai fedeli, bisognava adottare due rimedi. Vescovi, abati e pastori non dovevano essere nominati dal papa, ma eletti dai popoli e dal clero su cui erano chiamati ad agire: il designato si sarebbe dovuto recare a Roma per ottenere l’approvazione del collegio dei cardinali (non del pontefice). Anche l’elezione dei porporati, aggiungeva, doveva scaturire dallo stesso collegio: e così – si diceva – sarebbero certamente stati eletti uomini meritevoli e quel senato avrebbe guadagnato «tanta riputatione et tanta riverentia».
La seconda misura per riformare la Chiesa era affidare al collegio cardinalizio il governo delle finanze: tasse, decime, entrate e la stessa nomina dei funzionari di Stato sarebbe spettata al “senato ecclesiastico”, evitando di restare determinati dal profilo, buono o cattivo che fosse, del papa regnante. In poche parole, il sogno di MDG – la sua proposta – era appunto di fare della Chiesa una repubblica oligarchica o, per così dire, senatoriale.
Questa fede repubblicana – una sorta di DNA dell’autore – e i personaggi citati in vari passaggi hanno consentito a Connell di svelare il mistero di MDG: l’autore era senza dubbio Messer Donato Giannotti, un letterato– amico di Niccolò Machiavelli – che tra l’altro aveva composto opere come la Repubblica dei veneziani e la Repubblica fiorentina (facile comprendere perché i sospetti siano caduti su di lui!). Il tassello che Connell ha aggiunto pubblicando il testo e restituendo agli studiosi un’opera importante ( Della repubblica ecclesiastica, Einaudi, pagine 488. euro 34) promette di arricchire la comprensione del dibattito che animò la cristianità negli anni della frattura confessionale. E di mostrare come, nella struttura ecclesiastica, la tensione tra istanze di centralizzazione e richiami alla collegialità sia tutto fuorché un’invenzione recente.