Domenicale, 3 settembre 2023
L’esilio di Napoleone all’Elba
Un lungo sentiero tra due filari di ulivi, nella quiete assoluta, porta a un cancello in ferro battuto che separa da un calmo mare blu. Si immaginano il silenzio e la circospezione di quel 4 maggio 1814, quando Napoleone, arrivato la notte prima a Portoferraio, scelse quella baia per lo sbarco. Piccola, tranquilla, rassicurante. Era una sera in cui spirava verosimilmente il vento da Nord, che accarezza l’acqua piana, senza un’increspatura. La condizione perfetta per andare a Capobianco, Sansone, Procchio, la Biodola, litorali e colori che si rivelano in tutto il loro splendore.
Con l’approdo della fregata Indomable (non poteva esserci nome più indovinato) il 4 maggio di due secoli fa, dove oggi c’è l’azienda vinicola “La chiusa”, cominciava l’esilio dell’imperatore all’Elba, quasi dieci mesi di regno (fuggirà il 26 febbraio 1815) che hanno il loro peso nell’identità di un luogo amatissimo dagli italiani e stranieri di tutte le età. Sconfitto e umiliato nella battaglia di Lipsia, gli viene concessa la sovranità dell’isola, dal capoluogo Portoferraio con il suo carattere difensivo voluto da Cosimo de’ Medici alla Rio maggiore delle miniere di ferro, da Porto Azzurro, altro importante snodo, a Capoliveri e gli altri villaggi. Un territorio cui Napoleone si affeziona presto, la Corsica dell’infanzia è vicina, la vagheggia dalla residenza dei due Mulini, in cima a Portoferraio: una posizione strategica, vicino a Forte Falcone, dalla quale scruta l’orizzonte osservando il canale di Piombino d’un lato, l’interno del golfo dall’altro. Nessuna minaccia nemica potrà mai sfuggirgli.
Decide subito che deve essere tout comme à Paris, e così ricrea l’etichetta di corte, i giardini che si affacciano sul mare, le sale di rappresentanza, una biblioteca adeguata (da Plutarco a Virgilio, da Rousseau a Voltaire, i trattati di scienza, geografia, astronomia, i codici del diritto francese, le cronologie, le annate del «Moniteur» e molto altro in arrivo da Fontainebleau). Né può mancare un teatro per la cittadinanza: perfetta, per allestirlo, la piccola chiesa sconsacrata di San Francesco, in via del Carmine. Riscendendo di lì verso il paese, da una vicina ringhiera a strapiombo arriva il suono delle onde e si rimane disarmati dinanzi a un angolo di spiaggia che non a caso si chiama “Le viste”, stretta tra le rocce.
L’imperatore non si accontenta certo della villa dei due Mulini, individua presto la sua maison rustique, la casa di campagna a San Martino, non distante da Portoferraio. I pini, il fitto lentisco, gli oleandri e le bouganville che impreziosiscono le case sparse si susseguono lungo la strada che conduce alla residenza: l’edificio originario è preceduto da un imponente viale e una monumentale costruzione neoclassica voluta nel secondo Ottocento dal principe russo Demidoff per celebrare l’imperatore. Il quale, però, aveva immaginato e realizzato per sé una tenuta agricola all’insegna della sobrietà e del lavoro: vi fa portare degli animali, vicino ci sono le abitazioni dei contadini, i vigneti già piantati garantiscono una buona produzione, saranno 487 barili quell’anno.
L’ambizione di Napoleone è di rendere l’Elba moderna e avanzata, di promuoverne lo sviluppo economico. Non è un caso che, all’indomani dell’arrivo, il suo primo spostamento a cavallo sia in direzione delle miniere di ferro di Rio Maggiore (chiuse nel 1983, si possono visitare), luogo cruciale per il benessere dell’isola. E anche il fatto che si preoccupi di avere una dimora in ogni borgo – per esempio a Porto Azzurro, all’interno del carcere, o a Marciana, al romitorio della Madonna del Monte – governato ciascuno da un maire, un sindaco, che gli rende conto della vita quotidiana, la dice lunga sulla volontà di controllo e allo stesso tempo di conoscenza delle singole realtà.
Le strade che attraversano l’isola sono opera sua, benché in terra battuta, ai tempi. Il codice civile napoleonico – per la verità inserito e applicato sin dal 1802, essendo l’Elba sotto il controllo francese dopo il trattato di Amiens – permette il divorzio, dispone l’istituzione delle scuole di secondo grado e lo studio del francese, prevede l’obbligatorietà del vaccino contro il vaiolo, istituisce la prima Doc che tutela e valorizza l’aleatico dell’Elba... sono solo alcuni degli esempi di una visione straordinariamente moderna.
Ancora non può sapere, l’imperatore, delle reali potenzialità dell’isola, un luogo dove oggi è di moda il glamping, il campeggio glam, insomma il camping “comodo”, con tende ampie e solide, provviste di cucina e bagno: nell’idea di chi lo sceglie, c’è un’atmosfera di più intima e autentica comunione con la natura, la stessa che cercava lui a Marciana, nelle notti in tenda. Né può immaginare, l’imperatore, che presto prenderà piede il tennis, con i bei campi in terra rossa del piccolo circolo San Giovanni, poco distante da Portoferraio, o nella più ampia struttura delle Ripalte dove si è allenato persino Jannik Sinner (ai tempi del coach Riccardo Piatti). Quando si ha voglia del mare, si lascia il manto rosso e ci si tuffa, lì a un passo, a Rivaiolo o altre calette (sperando che il vento sia propizio e conservi l’acqua cristallina… ma oggi ci sono le app a guidare il flusso, e anche questo era ignoto a N).
Napoleone, però, sa procurarsi i propri piaceri. Che non si limitano alle battute di caccia, agli scacchi, alle carte o al biliardo. I documenti dell’archivio storico dell’Elba ci dicono che a un certo punto decide di organizzare un ballo e invitare duecento signore (le sue disposizioni, rivolte ai governatori e ai maire, sono scritte). Sua moglie, l’altera Maria Luisa d’Austria, non lo raggiungerà mai, a lei rivolge lettere accorate. In una missiva dalla Madonna del Monte, le racconta di essere «in un bosco di castagni, immerso nel verde e nell’azzurro del mondo. Se Isabey (uno dei suoi pittori di corte in Francia, ndr) fosse qui avrebbe molto da dipingere». Per un militare tutto d’un pezzo come lui, sono parole significative.
È proprio lì, a quasi 700 metri d’altezza che riceve la contessa polacca Maria Walewska, conosciuta ai tempi della conquista di Varsavia, e il loro figlio Alessandro. Un passaggio passionale quanto effimero perché nella testa dell’imperatore c’è sempre Parigi e l’idea della riscossa, che si concretizza, nello stupore degli isolani, a febbraio. La fuga è vicina, l’Elba si farà lontana.