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 2023  settembre 05 Martedì calendario

Essere vecchi e felici

Sono al mare per festeggiare il mio compleanno. L’anno scorso è stato uno dei più belli della mia vita con tanti amici che sono venuti a cena ognuno portandomi come regalo il vino che preferiscono. Quasi tutti hanno esagerato. Adesso ho la cantina piena e campassi cent’anni non ce la farei a finire tutte le bottiglie che sono disposte sui ripiani e rigorosamente catalogate. Di sicuro lascerò qualcosa di buono ai miei eredi.
Quest’anno invece voglio stare da solo per il mio compleanno a guardare il tramonto sul mare dall’ultimo piano della mia casa in Sardegna. Ho molte cose a cui pensare. Vi confesso però che sono tutte allegre e molto positive. Sono sereno come quei vecchi (ma vi prego non chiamatemi mai con questo nome) che alla fine hanno la consapevolezza di avercela fatta e ora si godono centellinandoli gli ultimi anni o decenni della loro vita. Sono felice. Non so esattamente perchè. Semplicemente mi sento felice!

Credetemi non è una banalità e non è nemmeno facile arrivarci. Nella mia vita ho commesso, come tutti, i miei errori, li ho pagati tutti, alcuni anche con il sovrapprezzo degli interessi ma, alla fine, sono state di più le cose giuste che ho combinato o per lo meno che hanno funzionato. Purtroppo osservo il mondo intorno a me e vedo gente che fatica a vivere, a sorridere, a confidarsi come se avesse un macigno dentro che li schiaccia. Tra questi quelli che mi fanno più tristezza sono i vecchi che portano sul viso i solchi del dolore. Essere vecchi vuol dire essere impossibilitati a reagire: manca il tempo e mancano le forze; per questo chi arriva a questa età, lasciandosi indietro delle vicende non chiuse, sente addosso il dramma dell’impossibilità a definirle.

Dicono che quando hai 65 anni diventi vecchio. Non è importante l’età quanto il sentirsi in pace e serenità con il proprio animo e la propria coscienza. Dire «sono vecchio» non è una sconfitta, ma una dichiarazione di obiettivo centrato, proprio perché sai che non ci saranno troppe altre bandierine da piantare. Questa estate sono stato anche in montagna (per una volta non mi sono fatto mancare niente). I primi giorni sono stati imbarazzanti, tutto l’albergo era pieno di ultraottantenni, chi camminava con un bastone, chi con due, chi appoggiandosi al girello, chi stava addirittura sulla sedia a rotelle. «L’età media dei nostri ospiti è di 85 anni» mi aveva precisato il direttore dell’albergo davanti a una mia domanda scherzosa che sottendeva come lì mi sentissi un ragazzino vista la compagnia. In albergo è naturale e scontato prima o poi scambiare qualche parola e così giorno dopo giorno ho fatto la conoscenza di tutti o quasi gli ospiti.
E mi sono dato dello stupido. Sì proprio tanto stupido. Perché di fronte ad una persona molto vecchia che magari fa fatica a deambulare si pensa di trovarsi di fronte a un handicappato, uno fragile sia di corpo che di testa. Insomma, il sinonimo di vecchio non è brillante ma invalido. Con mia grande sorpresa la banda degli ottuagenari annoverava medici primari di ospedale, manager di importanti aziende internazionali, presidenti di consigli di amministrazione di società di rilevo, docenti universitari, scrittori di saggi di filosofia, imprenditori. Certo tutti ex, ma sai che bello dialogare con questi saperi che sono rimasti intatti nonostante il corpo sia un po’ decaduto. Certo, non ho fatto il censimento di tutti ma questi sono quelli che ho conosciuto e che mi hanno lasciato a bocca aperta non solo per il ruolo che ricoprivano, ma per l’effervescenza della mente e dello spirito in netto contrasto con il loro portamento vacillante e incerto.
Parlare con un vecchio è sempre una gioia immensa, ti riempie di emozioni come il sentire uno di questi ospiti dire che è geloso da impazzire della moglie pure lei ottantenne o un altro che ha ancora una fidanzata di venti anni più giovane. C’è comunque una cosa che tutti più o meno allo stesso modo hanno ribadito: non mollare mai! Hai un dolore, vabbé prima o poi passerà; ti senti fiacco, vabbé reagisci alzati e cammina; ti sale lo stress e con esso la pressione e la tachicardia? Niente paura, prenditi uno Xanax che ti calma. E poi stai in mezzo alla gente, parla, sorridi, fai battute, sii ironico, racconta di te agli altri ma non per farti compatire, ma per scambiare esperienze. Un’altra cosa tutti mi hanno detto: «Quando mi alzo, ringrazio Dio o chissà chi perché mi sta regalando un’altra giornata!». Quanti di noi lo fanno quotidianamente? I vecchi e i bambini sono i più fragili ma anche i più sinceri, meritano attenzione, cura, affetto, rispetto. Se non ascolti un bambino lo condizioni per tutta la vita, se non ascolti un vecchio ti condiziona per tutta la vita.