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 2023  settembre 04 Lunedì calendario

Quanto costa a ndare alla stadio

Gli stadi sono pieni, ma un vento di protesta attraversa le curve degli impianti italiani in queste prime giornate di campionato. Gli ultrà del Milan hanno esposto uno striscione durante la partita col Torino e sono rimasti per un quarto d’ora in silenzio a Roma. I tifosi giallorossi hanno criticato i prezzi troppo alti con una scritta sotto la sede del club prima della stessa partita con i rossoneri all’Olimpico. «Trasferte: fissate un tetto al prezzo del biglietto», hanno chiesto gli ultrà dell’Inter domenica durante la partita con la Fiorentina. Sono alcuni esempi delle rimostranze comuni a molti sostenitori delle formazioni di Serie A. I gruppi del tifo organizzato sono arrabbiati per un motivo: il costo dei tagliandi nei settori ospiti. La richiesta è quella di introdurre un tetto che impedisca di fissare tariffe troppo alte. Lo ha fatto la Juventus che ha deciso di non andare mai sopra i 45 euro nello spicchio dell’Allianz Stadium riservato ai sostenitori in trasferta a Torino. I tifosi, abituati a viaggiare per seguire la squadra del cuore, sottolineano differenze troppo marcate. Per fare un esempio, restando all’Olimpico, i fedelissimi della Salernitana hanno pagato 35 euro per vedere Candreva e compagni strappare un sorprendente 2-2 contro la Roma nella capitale. I tifosi del Milan per accomodarsi nella stessa porzione di stadio due settimane dopo ne hanno dovuti spendere 65. Queste oscillazioni ormai sono tipiche delle politiche di listino dei club. I costi variano in base alla partita. Le sfide di cartello fanno impennare i biglietti che, invece, sono piuttosto bassi per gli incontri tra grandi e provinciali. Un posto nel primo anello rosso laterale di San Siro (uno dei settori più belli dello stadio milanese) per Inter-Fiorentina costava 75 euro. Con la stessa somma in una serata di Champions League, oppure in occasione del derby o della partitissima con la Juventus, è difficile acquistare un tagliando per secondo e in alcuni casi addirittura terzo anello. Questa flessibilità di prezzo ha i suoi risvolti positivi e negativi al tempo stesso. E deve per forza combinarsi con il costo degli abbonamenti. Qui entra in gioco un interessante studio di Federsupporter, l’associazione presieduta da Alfredo Parisi che lotta per i diritti dei tifosi (tra i suoi successi quello di aver ottenuto il diritto al rimborso pro-quota degli abbonamenti in caso di partita rinviata). Federsupporter fa un parallelo tra Serie A e Premier League. Al netto della querelle legata ai settori ospiti, questa analisi mette in evidenza che i prezzi in Italia sono più alti per le fasce più ricche, mentre sono più bassi per quelle con meno disponibilità di spesa. Sono presi in esame gli abbonamenti. In tre casi il costo del tagliando stagionale meno caro è infer iore a 200 euro, in 16 casi è compreso tra 200 e 500. In un solo caso va oltre quota 500. La somma media è pari a 260 euro. Nel gruppo di mezzo si collocano più in alto Salernitana (340) e Fiorentina (364). In Premier League sono ben 17 le società che praticano un costo minimo di abbonamento superiore a 400 sterline (467 euro). In pratica la scelta delle società italiane è quella di incentivare gli abbonamenti, garantendo le partitissime a prezzi contenuti a chi sceglie di legarsi per tutto l’anno, caricando poi sui biglietti di questi appuntamenti clou per chi li acquista per l’evento singolo. Il rapporto si ribalta per gli abbonamenti più cari (escludendo i contratti con gli sponsor per le aree ospitalità). Qui l’Italia spreme più dell’Inghilterra chi è disposto a investire molto per andare allo stadio: sono 9 le società che fissano oltre i 2.000 euro la soglia per seguire tutte le partite casalinghe nei posti più belli. In Premier League, invece, vanno oltre i 1.200 euro di prezzo massimo solo sei club: Manchester City, Manchester United, Tottenham, Chelsea, West Ham e Arsenal. È l’effetto della politica voluta dai governi britannici per debellare la violenza agli interni degli stadi trasformandoli in salottini non per tutti. Da questo punto di vista, dati alla mano, l’Italia è meno esosa con i tifosi. E dopo il Covid le percentuali di riempimento degli stadi sono tornate a impennarsi. La prima giornata di questo campionato ha fatto segnare un’affluenza media di 30.824 spettatori a partita. I principali due stadi del Paese sono quasi sempre esauriti: l’Olimpico per la Roma, San Siro sia per Inter che per Milan. E la scorsa Serie A è stata la più seguita allo stadio dal 2000. Questo ha portato all’aumento di alcuni abbonamenti, ma all’estero in molti casi va ancora peggio. Da noi ora, anche anche la Lega Serie A si occuperà della questione: «È un tema che stiamo monitorando – promette l’ad Luigi De Siervo – abbiamo la responsabilità sociale di un movimento che si autosostiene e se ci sono un milione di persone che pensano di vedere gratis le partite non si va da nessuna parte (riferimento alla pirateria tv, ndr) e il caro biglietti è una delle conseguenze degli investimenti».