il Fatto Quotidiano, 4 settembre 2023
Biografia di Rustern Umerov, il nuovo ministro della Difesa ucraina
Questa volta è vero: Oleksij Reznikov, ministro della Difesa ucraina, se ne va tra le retate anti-corruzione che hanno dimezzato il suo dicastero dall’inizio della guerra fino a qui. Per sostituirlo Zelensky ha scelto un giovane tataro, un mediatore professionista: Rustern Umerov. Chiedendo di appoggiare il suo candidato alla Rada, il presidente ha detto: “Non ha bisogno di presentazioni”.
La fama di negoziatore Umerov se l’è guadagnata sul campo: prima al faccia a faccia coi russi, quando a marzo 2022 è nella delegazione ucraina al tavolo dei tentati colloqui di pace e, proprio come Roman Abramovich, riporterà sintomi di avvelenamento che poi minimizzerà; è ai negoziati per l’accordo sul grano per le rotte del Mar Nero che per un po’ hanno funzionato; poliglotta (parla cinque lingue, tra cui il turco), è riuscito a far rilasciare da Ankara, prima del tempo, i combattenti dell’Azov. Musulmano, è sempre al fianco di Zelensky quando vola nei Paesi islamici, come al summit della pace a Gedda. Ex consigliere del leader tataro Mustafa Dzhemilev, arriva in Parlamento quando nel 2019 viene eletto tra le file del partito Servitore del popolo, sebbene sia un ex avversario del presidente: prima militava nel partito Golos.
Finora ha guidato il Fondo delle proprietà statali d’Ucraina, istituzione nata per favorire le privatizzazioni nel 1991 al crollo dell’Urss, ma dalla leadership sfortunatissima. La volpe politica Mykhailo Chechetov, che aveva guidato il fondo nel 2003, si è suicidata nel 2015, un anno dopo la “rivoluzione della dignità” di Maidan scoppiata nel 2014. In quell’anno è stata trovata morta a casa sua un’altra vecchia direttrice del fondo, Valentyna Semenyuk. La sparatoria viene archiviata come suicidio dopo tre anni di indagini.
Solo a marzo scorso il predecessore di Umerov, Dmytro Sennychenko, a capo del Fondo dal 2019, è stato accusato dalla Sapo (Ufficio procuratore anti-corruzione) di appropriazione indebita di 500 milioni di grivne, oltre 13 milioni di dollari. Umerov, eletto a guidare l’organizzazione alla Rada con 282 voti a favore e nessuno contro, ha battuto all’asta a gennaio scorso il primo porto mai venduto dall’era dell’indipendenza ucraina: quello di Ust-Dunaisk, nella regione di Odessa, che ora è del tycoon di Vynnitsa, Valery Vihrenko. Umerov sembra essere convinto che gli investimenti privati siano un’altra arma affilata contro il Cremlino, sebbene non più socialista: “Le privatizzazioni sono l’ultimo chiodo nella bara del comunismo”. È proprio dal settore privato che arriva: da banchiere, dopo una laurea in Economia a Kiev, a inizio carriera, capitalizza con infrastrutture per le comunicazioni e fonda la società Astem, collegata all’università Usa di Stanford.
Nel 2022 dichiarava di voler “trovare una soluzione politica e diplomatica alla brutale invasione” ma senza cedere niente: su Donbass e Crimea, ha detto, non si fanno dietrofront. La Crimea Umerov l’ha persa già due volte, la prima quando ancora non era al mondo: è nato 41 anni fa da tatari originari della penisola deportati da Stalin in Uzbekistan. Dal 2014, quando Mosca annette unilateralmente Simferopol, partecipa al movimento Piattaforma Crimea e da allora prova a farla tornare in mano ucraina.