La Stampa, 4 settembre 2023
Ancora sul caso Rubiales
Una storia universale è quella di Luis Rubiales e Jenni Hermoso. Un uomo bacia una donna, che c’è di clamoroso, perché tutto il mondo ne parla? Perché, di conseguenza, la mamma di lui è finita in ospedale dopo uno sciopero della fame (mentre lo zio gli dà del «codardo»)? E la nazionale spagnola maschile di calcio potrebbe non giocare venerdì la partita di qualificazione agli Europei 2024? Perché in un murale a Barcellona lei è stata sostituita da Mike Tyson che morde l’orecchio a lui? È una cosa «seria» come ha deciso un tribunale spagnolo? O «molto seria», come pretendeva il governo? O una disperante esagerazione come ribattono alcuni? Ci vuole la moviola. Poi il Var.
È il 20 agosto. Si gioca la finale del campionato mondiale di calcio femminile: Inghilterra contro Spagna. Le furie rosse sono la rivelazione del torneo. Alla vigilia una dozzina di giocatrici hanno rifiutato la convocazione per protesta. Contro l’allenatore, contro tutto l’ambiente: troppa severità, troppo poco rispetto, intollerabile maschilismo. Si stanno perdendo un sogno (ma poi diranno di esserne fiere). La Spagna vince. In tribuna ci sono la regina e il presidente della federazione calcistica, con la figlia. Come gesto di vittoria non alza le mani al cielo, ma ne porta una tra le gambe e virilmente impugna “los huevos”. Dove abbiamo già visto qualcosa di simile? Novembre 2022, in Qatar, finale del mondiale maschile. Vince l’Argentina. Il portiere Emiliano Martinez riceve il trofeo come migliore nel ruolo, una manona scolpita. Lo impugna, lo posa su “los huevos” e cammina, brandendolo come uno scimmione che ha scoperto l’erezione. In millenni sulla Terra la specie umana di sesso maschile non ha trovato un altro modo di esprimere il proprio entusiasmo. La tradizione continua, Rubiales non è un’eccezione, ma una regola. Se si limitasse a quel gesto (seppur compiuto tra la regina e la figlia) nulla accadrebbe. Invece scende nell’arena, in pieno furore agonistico (hanno giocato le calciatrici, non lui), trasporta in spalla qualche neo-campionessa tenendola per le cosce (il ralenti mostra che ne strizza la carne). Sul podio abbraccia tutte. Quando arriva la Hermoso la blocca, cingendola con le braccia al collo, le si spalma addosso e addirittura solleva i piedi da terra tenendosi a lei. Poi ridiscende, le blocca la testa con due mani e la bacia, sulla bocca. Le dà una pacca sulla schiena e avanti un’altra.
Sostengono i difensori di Rubiales: è un atto celebrativo, nella cornice del momento, privo di carica erotica o significato sessuale. Il papa bacia la terra. Il portiere il palo. Rubiales la Hermoso. È una teoria. Curiosamente, tra gli innocentisti si trovano molti sostenitori della tolleranza zero, ovvero del livello uno. Affermano la necessità di colpire illeciti minori o l’impunità porterà a commetterne maggiori, oppure che lo spinello è il primo passo verso il buco dell’eroina. Tra il bacio di Rubiales e lo stupro di Palermo c’è un abisso. O sono, benché distanti, sulla stessa riva?
Siamo diventati troppo sensibili, troppo suscettibili? Abbiamo vissuto un lungo periodo, quello della pandemia, di astensione da ogni forma di contatto fisico al di fuori delle relazioni più strette. Qualcuno, e mi ci metto, si trovava benissimo. Ne siamo usciti, dimentichi, riprendendo una sequela di gesti più o meno significanti e variamente opportuni. Ci stringiamo le mani e deduciamo dall’energia chi sia veramente l’altro e che intenzioni abbia nei nostri confronti. Ci abbracciamo per ragioni esili. Invitati a cena a casa di qualcuno, varcata la soglia ne baciamo il coniuge appena conosciuto e, andandocene, altri ospiti con cui abbiamo scambiato poche parole. Per inerzia, consuetudine, educazione condivisa da una parte di mondo e altrove percepita come assurdità o condotta inopportuna. Abbiamo tuttavia imparato a stare più attenti a dove mettiamo mani e labbra. Scrupoli eccessivi? Degenerazioni del politicamente corretto? Le riserve mentali cominciano a farsi ossessioni, i limiti invalicabili avanzano come pareti di una stanza in cui si può finire stritolati. Dovrebbe ancora esistere una spontaneità di comportamenti, ma condivisa e tra pari. Se un direttore senza preavviso decide di baciare una sottoposta, siamo all’interno o all’esterno di quel perimetro? In un video girato in seguito si vede la Hermoso ridere con le compagne evocando il gesto di Rubiales. È una forma di accettazione o un modo per esorcizzare il fastidio e rimuovere? Sta a chi subisce scagionare? È una valutazione soggettiva o invece occorrono parametri oggettivi perché altrimenti nessuna norma o regola può sussistere?
Rubiales è un personaggio da tempo discusso. Gestisce la federazione in modo autoritario, sposta soldi come crede, magari è davvero un vigliacco come sostiene il suo parente. È irrilevante. Potrebbe essere anche Don Chisciotte. O sant’Ignazio di Loyola. Il gesto vale per sé, non per chi lo compie. Si è prima scusato, poi ha affermato che è esistito un consenso. In effetti i due si parlano, prima che avvenga. Lui si è dichiarato? Lei ha corrisposto? Più si rivede il video e più si passa dall’idea di assistere a qualcosa di ridicolo a qualcosa di sbagliato. Lei sembra irrigidirsi. A un certo punto solleva e riemette a terra la gamba destra come fanno i bambini che non sopportano più un abbraccio e vorrebbero divincolarsi, ma l’altro è troppo grande, più per il ruolo che per il fisico. Se ne va battendogli le mani sui fianchi: anche questa è fatta o «anche questo hai fatto».
Due settimane più tardi, lei è tornata in Messico dove domani giocherà. Lui si batte contro la richiesta di dimissioni e attacchi, anche eccessivi, di parte dell’opinione pubblica. Può bastare definire «inappropriato» il suo comportamento? Matita blu o matita rossa? Sembra il dilemma di Matrix: matita blu e questi atti verranno ricondotti all’ordinaria venialità. Matita rossa e si apriranno le porte dell’inferno. Dicono che questo caso sia un «pretesto»: per abbattere il machismo, aprire anche in Spagna una campagna di demonizzazione “yo tambièn”. Tutte le svolte, di qualunque segno, nascono da un pretesto. Sono casi piccoli a determinare grandi cambiamenti. Bisogna saper riconoscere quelli giusti. Come ha commentato un mio amico: «Avrei voluto vedere nell’82 Juan Carlos che bacia sulla bocca Gentile…». —