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 2023  settembre 03 Domenica calendario

Inervista a Martina Colombari

Al telefono dalla sua Riccione – vive a Milano, ma è nata e cresciuta lì – parla spedita, ogni tanto si ferma («aspetti, voglio pensarci un attimo per spiegarmi meglio»), per poi ripartire in maniera chiara e diretta. All’improvviso si ferma, e sparisce per un’oretta: «Chiedo scusa, ho un problema di gestione familiare. La richiamo». A 48 anni Martina Colombari è sempre bella, è sempre sposata con Billy Costacurta, 57 (nel 2024 festeggeranno vent’anni di matrimonio), è sempre sul pezzo. Sui suoi social sponsorizza marchi, comunica impegni di lavori, pubblica riflessioni di ogni tipo. E a gennaio tornerà in teatro con Fiori d’acciaio, insieme a Tosca D’Aquino.
Sul suo profilo Instagram scrive che la bellezza è il burqa dell’Occidente: che vuol dire, si spiega meglio?
«Certo. Un regista, poco tempo fa, mi ha detto che non potevo essere credibile per interpretare una donna cieca: troppo bella. E un produttore, dopo un po’: “Nessuno ti crede se interpreti una moglie tradita dal marito per una più brutta di lei”. Ma che vuol dire? Ecco, grazie a questi ragionamenti la bellezza per me è stata un ostacolo».
È un vantaggio, andiamo.
«Sì, ma poi? Questa chiusura c’è solo da noi. In Francia ci sono attrici belle, o di una certa età, che trovano sempre ruoli».
È anche vero che star francesi come Isabella Adjani ed Emmanuelle Béart hanno cambiato i connotati.
«Ma hanno avuto possibilità. Io chiedo solo una cosa: imbruttitemi. In teatro con Fiori d’acciaio, che riprenderò a gennaio, ero una donna un po’ gobba, che camminava male, aveva occhiali spessi e vestiva malissimo... Ero un’altra. Perché al cinema o in tv non posso fare altrettanto?».
Lei fa teatro da pochi anni: cos’è cambiato?
«Tanto, e in meglio. Lì conta quello che fai, solo quello. Se sbagli, si vede. Se funzioni, anche. È come una diretta in tv. In teatro ho fatto le esperienze più soddisfacenti di trent’anni di carriera. E anche con con Montagne russe e Corrado Tedeschi è stato bellissimo. Non ci sono pregiudizi».
Il più frequente che ha subito, invece?
«Miss Italia e moglie di un calciatore, quindi bella e basta. Fino a 30-35 anni in certi ambienti mi guardavano sempre con un tono di sufficienza. Dovevo convincere che c’era altro».
Ce la faceva?
«Spesso neanche mi facevano parlare. Ricordo cene durante le quali neanche mi coinvolgevano nelle chiacchierate, come se non vivessi in questo Paese, non leggessi i quotidiani, non fossi stata a scuola... Per certa gente ero solo una bella statuina da ammirare».
La lista delle rivincite è lunga?
«Non porto rancore verso nessuno. Prima le invidie, le cattiverie, le gelosie mi facevano soffrire, oggi passo sopra a tutto. Non vale la pena arrabbiarsi. Sono cattolica praticante e ho anche scoperto la meditazione, lo yoga, i ritiri spirituali».
In generale poteva fare di più?
«Forse, ma sono tranquilla. Da un paio di anni sto sottraendo tutto: dalle cose negli armadi ai nomi nello smartphone. Penso di più a me stessa e mi accontento. Basta seghe mentali».
Quanti nomi ha depennato?
«Il trenta per cento. Ho tolto quelli che si fanno vivi solo per la seratina, un aperitivo, e poi non li senti per mesi».
Cosa è successo?
«Partecipare l’anno scorso a Pechino Express con mio figlio mi è servito tanto. In India per un mese abbiamo mangiato e dormito sotto un tetto, senza soldi, grazie alla generosità della gente semplice. Ho capito cosa mi serve sul serio: verità e rapporti di cuore. E amici sinceri, non quelli che ti dicono “chiamami se hai bisogno”. Così sono arrivate altre belle sorprese».
Tipo?
«Non sto facendo un programma in tv, non ho un film da promuovere a Venezia, però mi hanno chiesto di fare la testimonial per un marchio internazionale, dalla fine di settembre, perché considerata un esempio».
Esempio di cosa?
«Rigore, disciplina, stile di vita, volontariato (ad Haiti con la Fondazione Rava, ndr) etc».
E quando suo figlio lo scorso aprile è stato denunciato per un pugno a un vigile, dopo un litigio con un taxista, una così come ha reagito?
«Spero che diventino per lui degli insegnamenti. Se si supera il limite ci sono delle conseguenze. Dagli errori si impara, non si deve perseverare. E bisogna sempre prendersi le proprie responsabilità. Io e suo padre abbiamo cercato di spiegargli tanto, a parole e con il nostro esempio, ma i figli non sono il seguito della nostra vita. Uno li mette al mondo, poi sta a loro. Io il mazzo me lo sono fatto».
Che voto si dà come madre?
«Mettiamola così: non ho sensi di colpa e avendo solo un figlio, altri non ne sono venuti, faccio fatica a dire che genitore sono stata. Di sicuro sono stata affettuosa e giocherellona. Forse un po’ severa e bacchettona».
Adesso che cosa fa suo figlio?
«Deve capire cosa fare da grande. Studiare o lavorare. Non seguirà le orme del padre, né le mie. Vedremo».
Il suo problema più grande è gestire tutto questo?
«Sì. Ma uno ha il figlio anoressico, un altro quello che non esce piu di casa da mesi, un altro ancora ne ha uno che è andato chissà dove. Se ci aiutassimo e condividessimo le esperienze...».
Suo figlio adesso è seguito da uno psicoterapeuta?
«Sì. A volte lavora solo con lui, a volte solo con noi genitori, a volte con tutti e tre».
L’anno prossimo con suo marito festeggerete vent’anni di matrimonio: come si fa a durare così a lungo?
«Smussando, ricucendo, e non mollando mai. Certo, se dovessimo tirarci i coltelli, o non provassimo piu niente, sarebbe diverso. Ma adesso non saprei stare senza di lui. È una brutta frase, ma è vera».
Che vuol dire? Perché?
«Siamo contrari in famiglia all’attaccamento alle persone e alle cose. Adesso però è così. Forse dovrei avere più fiducia in me stessa, la stessa cosa che dico sempre a mio figlio».
È vero che è un po’ fissata con uno stile di vita super sano?
«Sì. Ho fatto i test del dna, epigenetico e macrobiota e ho avuto certe risposte e quindi ho una sorta di libretto istruzioni di Martina. Così mangio e vivo in un certo modo, faccio flebo particolari e infusioni. Voglio vivere meglio e più a lungo».
Quindi non sgarra mai?
«Sì, lo faccio. Ieri ho mangiato tagliatelle ragù e piselli. Per il resto sto attenta a tutto: se posso cucinare a pranzo anche per la cena, meglio. Consumo e inquino meno. A casa nostra si rispettano queste regole».
Anche suo figlio?
«Non fa come noi. Ci siamo messi l’anima in pace».
Ha un’ossessione particolare?
«L’ordine. Sono ossessionata dal controllo, ma il mondo non funziona così quindi cerco di limitarmi. Ci sto lavorando».
È stata mai molestata?
«Gli uomini ci provano spietatamente, ogni giorno. Eppure sanno che sono moglie e madre: non si vergognano?».
Se Patrizia Mirigliani, titolare di Miss Italia, la chiamasse come giurata accetterebbe?
«Massimo rispetto, per me è stato un trampolino di lancio, ma questi concorsi ormai sono finiti. E poi dico la verità: in trent’anni e più non c’è stato mezzo lavoro chiuso grazie a Miss Italia. Ho sempre fatto tutto come Martina Colombari».