La Stampa, 3 settembre 2023
La fiducia nel governo è in calo
La “sindrome da rientro” – detta anche “back to work blues” – presenta dei sintomi ben definiti dalla comunità scientifica come nervosismo e irascibilità, senso di stordimento, ansia... Una volta finita la pausa agostana, infatti, si ricomincia a riorganizzare la propria quotidianità cercando di pianificare l’anno che verrà e scontrandosi con la realtà accantonata nel limbo estivo per i più fortunati. Tuttavia, è ormai quasi un anno che l’aumento dei prezzi rappresenta la maggiore preoccupazione per le famiglie e per gli italiani. Un’ansia che non ha trovato conforto nell’estate che sta volgendo al suo termine, visto che l’aumento del costo della vita si è registrato sia tra coloro che si sono spostati per godere di qualche giorno o settimana di riposo, sia tra coloro che per problemi economici non hanno potuto godere di una vacanza.
Sicuramente l’aumento del carburante alla vigilia di quelle che sono da sempre definite partenze di massa non ha aiutato gli italiani ad essere più ottimisti nel futuro. Del resto, sapendo che nel nostro Paese i mezzi circolanti superano abbondantemente i 50 milioni, si può dire che praticamente in tutte le famiglie si è potuto toccare con mano l’incremento del costo del combustibile, nel ricordo – sempre presente – delle parole spese in campagna elettorale per l’eliminazione delle accise. Ora la routine ordinaria è alle porte e i cittadini iniziano a temere il confronto con le nuove spese tra bollette, carburanti e aumenti dei mutui per la casa, degli alimentari fino ai testi scolastici.
Nelle nuove rilevazioni di EuromediaResearch, un cittadino su due (49,6%) denuncia – ancora – il carovita e l’aumento dei prezzi, mentre uno su quattro (23%) notifica una crisi importante in merito al tema del lavoro. È doveroso sottolineare che questo ultimo dato è cresciuto nell’arco di un mese dell’11,2%. Il continuo rialzo generale dei prezzi dei beni di più largo consumo preoccupa gli italiani che hanno poca fiducia in quell’attività di Governo che potrebbe calmierare e soprattutto controllare i continui aumenti. Su questo argomento soltanto il 30,1% degli intervistati si è dichiarato fiducioso nell’operato della Maggioranza, mentre il 61,6% si dichiara poco o per nulla propenso a credere in una pianificazione utile ad affrontare il tema inflazione.
Nella classifica delle principali problematiche per il nostro Paese rimane saldo al secondo posto il tema dell’immigrazione e della sua gestione con un incremento del 3,4%. Se è vero che il periodo estivo con il suo buon tempo ha facilitato gli sbarchi, i numeri di quest’anno rappresentano dei record impressionanti che riecheggiano giornalmente su tutti i media. Più di 114 mila arrivi in otto mesi, certificati sulla homepage del Ministero dell’Interno, dove comunque si ricordano anche i confronti con gli anni precedenti. Di poco meno di 10 mila sbarchi registrati è la differenza mese su mese con lo scorso 2022 (2021: 67.477; 2022: 105.131; 2023: 114. 604, fonte Dipartimento di Pubblica Sicurezza). La differenza nell’approccio alla notizia è certamente il confronto tra il governo reggente dello scorso anno e l’attuale, nonché l’importanza data all’argomento durante la scorsa campagna elettorale. Non a caso il dato che salta all’occhio è proprio la denuncia su questi argomenti dei principali partiti che compongono la Maggioranza. In tutti questi passaggi la sostanza non muta: i cittadini italiani desiderano delle risposte dalla politica e in particolare dal Governo.
E per far sentire la loro voce si esprimono con grande severità sui temi che servono a identificare gli indici di fiducia del Presidente del Consiglio (37,5%) e del suo Esecutivo (34,6%), che registrano entrambi una perdita di quasi 3 punti percentuali nelle differenze con la rilevazione di luglio. Giorgia Meloni scende sotto la soglia psicologica del 40%. Anche Fratelli d’Italia perde quasi un punto percentuale attestandosi al 26,5% quasi certificando, a distanza di poco meno di un anno, il risultato delle elezioni politiche e facendo lievitare la Lega di Matteo Salvini al 10,5%. Era dal mese di marzo che la Premier non registrava un calo di queste dimensioni. Il 45,2% del campione intervistato reputa ancora stabile il Governo. Un valore che perde il 9,8% nel confronto con il mese di luglio; tuttavia, ben il 43,5% dei cittadini crede che siano in atto delle crepe all’interno dell’esecutivo. Questa percentuale è in notevole crescita rispetto ai mesi appena trascorsi aumentando dell’8,9% e facendo presa tra il 25% dell’elettorato della Lega.
Il racconto delle vicende politiche di questa estate non ha sicuramente aiutato, è come se si fossero composte all’interno dell’elettorato della Maggioranza due posizioni ben definite tra chi comprende l’utilità e le capacità di un’unica persona al comando che prende le decisioni per scegliere al meglio e pianificare una strada elettorale per il suo partito e chi, non identificando in essa il suo leader si sente escluso dalle scelte politiche, rimanendo anche a bocca asciutta dal punto di vista dei risultati. Siamo sullo starter di una campagna elettorale della durata di nove mesi di cui si sentono già le prime avvisaglie. Lo scorso anno l’unione era la forza per vincere, in questa lunga gestazione che porterà alle elezioni europee ognun per sé e vinca il migliore.