Corriere della Sera, 3 settembre 2023
In morte di Alessandro Manzini
La sua velocità nel fare i titoli, capire quale fosse il punto di un pezzo. Quale fosse la notizia, come inquadrarla. La sua ironia verso i colleghi più giovani, per aiutarli a crescere. Era fatto così Sandro Manzini, giornalista del Corriere della Sera. Il mestiere lo aveva contagiato in famiglia, il padre Luigi era stato caporedattore centrale al Corriere negli anni di Montanelli, Buzzati, Corradi e Cavallari, e l’apprendistato lo aveva fatto al Sole 24 Ore. In via Solferino era entrato con il direttore Giovanni Spadolini, e da redattore al politico era arrivato all’ufficio centrale fino a ricoprire lo stesso incarico del padre. Era nato il 28 ottobre 1946. Allora, come oggi, sul Corriere si pubblicavano le nascite dei figli dei giornalisti. Nel suo caso, essendo quel giorno l’anniversario della marcia su Roma, la mano di un redattore aveva fatto questo inciso. «È nato ieri, nel giorno sbagliato, Alessandro Manzini…». Lui ci sorrideva e lo ricordava con la sua contagiosa ironia. Bravo, passionale, esigente, ma sempre capace di stemperare con un sorriso o una battuta le tensioni del giornale. Era stato vice caporedattore dell’Economia, poi caporedattore centrale durante la direzione di Piero Ostellino, poi con Ugo Stille, poi nella squadra dell’Economia. Grande tifoso del suo Milan, sempre pronto ad aiutare i colleghi più giovani. Lascia la moglie Anna e il figlio Luca. Ciao Sandro, ci hai insegnato tanto.