Corriere della Sera, 3 settembre 2023
Una chiesa in uno scatto
La diplomazia è fatta di piccoli segnali. Come quando Bergoglio si rivolge alla piccola comunità cattolica della Mongolia – millecinquecento fedeli, si fanno una foto col Papa ed è «la prima volta che una Chiesa entra tutta in uno scatto», fa notare un missionario – e spiega che «il Signore Gesù, inviando i suoi nel mondo, non li mandò a diffondere un pensiero politico, ma a testimoniare con la vita la novità della relazione con il Padre suo, diventato Padre nostro, innescando una fraternità concreta con ogni popolo». Ogni riferimento alla vicina Cina non è casuale. Già nella lettera che accompagnava il primo, storico accordo sulle nomine dei vescovi, nel 2018, il Papa rassicurava le autorità cinesi invitando i cattolici ad essere «buoni cittadini» che «amino pienamente la loro Patria e servano il proprio Paese».
Il gesto
Bergoglio ha benedetto una statua della Madonna trovata da un fedele in una discarica
Nessuna interferenza politica. «La Chiesa che nasce dal mandato di Gesù è una Chiesa povera, che poggia solo su una fede genuina», ha detto ieri Francesco: «Ecco perché i governi e le istituzioni secolari non hanno nulla da temere dall’azione evangelizzatrice della Chiesa, perché essa non ha un’agenda politica da portare avanti, ma conosce solo la forza umile della grazia di Dio e di una Parola di misericordia e verità, capace di promuovere il bene di tutti». Prima di entrare nella cattedrale, Bergoglio ha incontrato la donna che una decina d’anni fa trovò quella statuetta lignea mentre cercava tra i rifiuti del cibo per gli undici figli, «questa bella signora è voluta venire ad abitare nella mia tenda», non era cristiana e non sapeva chi raffigurasse.
«La Chiesa si presenta al mondo come voce solidale con tutti i poveri e i bisognosi», scandisce Francesco. Il dialogo è sempre faticoso, vescovi e preti della Cina continentale non hanno avuto permesso di raggiungere la Mongolia per la Messa di oggi. Ma Pechino è essenziale anche nella «missione di pace» per l’Ucraina, presto vi andrà il cardinale Matteo Zuppi come inviato del Papa. «Voglia il Cielo che sulla Terra, devastata da troppi conflitti, si ricreino anche oggi, nel rispetto delle leggi internazionali, le condizioni di quella che un tempo fu la pax mongolica», ha spiegato Francesco alle autorità, un riferimento ai secoli di pace nell’impero fondato nel Duecento da Gengis Khan: «Passino le nuvole oscure della guerra, vengano spazzate via dalla volontà ferma di una fraternità universale in cui le tensioni siano risolte sulla base dell’incontro e del dialogo, e a tutti vengano garantiti i diritti fondamentali».