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 2023  settembre 03 Domenica calendario

«È assurdo che nel ruolo di Enzo Ferrari ci sia un americano». Favino s’arrabbia


Il cinema italiano? «È disprezzato». Motivo? «È assurdo che nel ruolo di Enzo Ferrari ci sia un americano». Parola di Pierfrancesco Favino che punta il dito contro l’attore Adam Driver che già aveva interpretato «Gucci con l’accento del New Jersey». E rincara la dose: «È appropriazione culturale». Scoppia la polemica.
Prima House of Gucci, ora Ferrari : il protagonista è lo stesso, l’attore americano Adam Driver, e in entrambi i film interpreta personaggi italiani. «È appropriazione culturale», tuona Pierfrancesco Favino, che dal Lido lancia la provocazione per ribadire un concetto che gli sta molto a cuore, già espresso anche al Festival di Berlino: il cinema italiano va difeso e deve riuscire a fare sistema, ribellandosi alle rappresentazioni macchiettistiche che spesso arrivano da Oltreoceano e impegnandosi perché certi ruoli vengano invece affidati ad attori italiani.
«Se un cubano non può fare un messicano, perché un americano può fare un italiano? Non vedo perché non si debba parlare di appropriazione culturale se film del genere non si fanno con attori italiani del calibro di quelli che vedete qui, non io», ha detto a margine della presentazione di Adagio, indicando i colleghi Servillo, Mastandrea e Giannini.
Secondo Favino, «solo da noi» non ci si ribella a stereotipi e cliché che negli Stati Uniti, dove questi temi sono molto sentiti, verrebbero aspramente combattuti. Così si accetta, ad esempio, che «la famiglia Gucci avesse l’accento del New Jersey», ha detto riferendosi all’improbabile italo-americano parlato nella versione originale del film di Ridley Scott. «È una cosa che trovo offensiva. Avere un nonno italiano non significa essere italiano – ha continuato l’attore —. Noi invece stiamo lasciando, non facendolo notare, che quel cliché dell’italianità rimanga tale, in modo che poi quando ti offrono il ruolo devi fare la macchietta». Il personaggio di Enzo Ferrari, rincara Favino, «in altre epoche lo avrebbe fatto Gassman, oggi invece lo fa Driver e nessuno dice nulla. Mi sembra un atteggiamento di disprezzo nei confronti del sistema italiano. Se le leggi comuni sono quelle, allora partecipiamo anche noi».
Un appello a tutelare il cinema italiano prendendo esempio dall’estero era arrivato in apertura della Mostra anche dalla madrina Caterina Murino: l’attrice, rivolgendosi al ministro della cultura Gennaro Sangiuliano, aveva proposto di tassare i film stranieri come avviene in Francia: «Sarebbe un’idea che potrebbe aiutare in modo intelligente i piccoli film italiani a esistere», aveva detto.
Ma la battaglia di Favino è ancora più ampia, nella speranza di «esportare» i nostri talenti: «Se sei in una serie americana, come il caso della nostra amica Sabrina Impacciatore (tra le star di The White Lotus, ndr), allora si dice, “finalmente un volto italiano” – ha insistito l’attore —. Probabilmente la questione non è la mancanza di talento, ma il fatto che vada protetto. Bisogna fare sistema insieme, tutta l’industria».