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 2023  settembre 02 Sabato calendario

Le follie a casa Taittinger

Anni di molestie, persecuzioni verbali, minacce nei confronti dell’ex amante, Pierre-Emmanuel Taittinger, il patron della celebre maison di champagne. La donna, Samira L., 40 anni, lunedì è stata condannata dal Tribunale di Parigi a un anno di carcere con la condizionale.
Ma l’uomo che l’ha denunciata, il 70enne signor Taittinger, subisce comunque un colpo all’immagine. Almeno a quella elegante e rassicurante raccontata nel sito della casa, che lo ritrae accanto al figlio Clovis e alla figlia Vitalie con poche righe: «Avere il nome della nostra famiglia su una bottiglia impone l’essere responsabili e esigenti in ogni istante. Questa firma racchiude in sé il savoir-faire del passato e l’impegno per il domani, ama dire Pierre-Emmanuel Taittinger».
La storia emersa dal processo sembra lontana da questi valori. La donna ha raccontato di avere incontrato Taittinger nel 2011 a Reims in qualità di consulente della sua azienda: «Mi ha riaccompagnato in treno poi ha cominciato a inviarmi dei messaggi. Abbiamo iniziato la nostra relazione». Una volta alla settimana Taittinger andava a fare visita a Samira in un lussuoso appartamento del XVI arrondissement, di cui lui pagava l’affitto: «Leggevamo le poésie di Aragon e ascoltavamo Léo Ferré».
Poi, secondo il racconto di Samira L., le cose sono cambiate. Lo champagne ha cominciato a diventare centrale anche nella vita di Samira perché, secondo la sua versione, lui la incoraggiava a bere per poi portarla nei club libertini di Parigi scegliendo gli uomini per lei. Nell’ambiente degli scambisti si facevano chiamare Bruno e Lamia, i gestori dei club li descrivono come «innamorati e libertini» fino a quando Samira non regge più la situazione e si perde nell’abuso di alcol e di farmaci. Nel 2014 comincia a inviare messaggi violenti a Taittinger, minacciandolo di morte se non lascia immediatamente la moglie per vivere con lei. Le indagini dimostrano che Samira invia oltre 100 messaggi al giorno. «Abbiamo cercato di calmare le cose», racconta in Tribunale Nicolas Hübsch, l’avvocato di Pierre-Emmanuel Taittinger. «Il mio cliente ha proposto di pagarle un altro appartamento da 2.470 euro per quattro anni in cambio della separazione e della fine delle minacce, ma questa proposta non è stata accettata».
Nel 2016 Taittinger si candida come indipendente alle presidenziali dell’anno successivo, ma tre giorni dopo l’annuncio rinuncia evocando vaghe «ragioni personali». Dopo molte esitazioni e migliaia di messaggi come «devi morire», «vengo ad ammazzarti, bastardo», e minacce anche alla moglie, ai figli e a un’altra amante di Taittinger, nell’ottobre 2017 l’uomo presenta denuncia. Una settimana dopo, Samira gli invia un messaggio in cui lo minaccia di evirarlo, poi va ad aspettarlo a casa a Reims e appena lo vede si mette a inseguirlo per strada con un coltello. Messaggio successivo: «Se avessi avuto le scarpe da ginnastica ti avrei raggiunto e ti avrei fatto fuori».
In Tribunale la donna dice di provare «vergogna» per il suo comportamento, e altre sue accuse – un giro di prostitute, pedofilia – non trovano alcun riscontro. Quel che è provato dalle indagini è invece il comportamento persecutorio di Samira. Tra le pene accessorie, il divieto di avvicinarsi alla famiglia Taittinger. Il giudice ha poi espresso la raccomandazione – non l’obbligo – di proseguire la cura psichiatrica già iniziata.