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 2023  settembre 01 Venerdì calendario

X, il declino di Musk

I brani riportati sono brevi estratti della nuova
biografia “Elon Musk” di Walter Isaacson che
uscirà il 12 settembre per Simon & Schuster.

Nell’aprile 2022 le cose stavano andando bene per Elon Musk. Il valore delle azioni Tesla si era moltiplicato di 15 volte in 5 anni. Nel primo trimestre dell’anno, SpaceX aveva lanciato in orbita quanto tutte le altre società e gli altri Paesi messi insieme. I satelliti Starlink erano riusciti a creare una sorta di Internet privato, fornendo connessione a mezzo milione di utenti sparsi in 40 Paesi, Ucraina inclusa. Sembrava un anno fantastico, insomma. Se solo Musk non avesse fatto niente... Ma non fare niente non fa parte della sua natura. Shivon Zilis, che dirige Neuralink (l’azienda di Musk che progetta neurotecnologie come interfaccia tra computer e cervello da impiantare), è la madre di due suoi figli e all’inizio di aprile si è accorta che il marito stava dando prova della frenesia tipica di chi dipende dai videogiochi, vince, eppure non riesce a smettere di giocare. «Non devi per forza sentirti sempre in guerra», gli disse. «O forse ti senti più a tuo agio quando ti trovi in guerra?». «Fa parte delle mie impostazioni predefinite», risposte lui.Quel periodo di successi ininterrotti ha coinciso, fatidicamente, con una fase in cui alcune stock option gli hanno messo a disposizione 10 miliardi di dollari. «Non volevo lasciarli in banca, e così mi sono chiesto di quale prodotto mi sarebbe piaciuto occuparmi». La risposta è stata Twitter. A partire da gennaio, Musk aveva comunicato in modo riservato al suo business manager di iniziare ad acquistarne le azioni.
Il modo con il quale Musk si è avventato sulle azioni di Twitter e la sua decisione di ribattezzarlo X la dicono lunga su come gestisce le sue aziende: in modo impulsivo. Per lui, in fondo, è un gioco che non riesce a interrompere. La situazione richiama alla mente molto di ciò che si vive nel cortile di una scuola: provocazioni e bullismo. Nel caso di Twitter, però, chi è in gamba si aggiudica follower, non viene spinto giù dalle scale e non viene picchiato, come accadde a Musk da bambino. Possedere Twitter gli permette di essere il re incontrastato del cortile di scuola.
Quando ha iniziato a comperare azioni Twitter, Musk ha pensato che quel nome fosse troppo di nicchia. Ad aprile mi ha detto che avrebbe potuto trasformare «Twitter in quello che avrebbe dovuto essere X.com» salvando «la libertà di parola: la civiltà non diventerà mai multi-planetaria, a meno di fermare il virus Woke Mind», mi ha detto. Quel nuovo ingrediente andava ad aggiungersi all’insieme delle sue caratteristiche: Musk nutriva una preoccupazione crescente per i pericoli di quello che ha denominato il Woke Mind Virus, che a suo dire stava infettando l’America.
Le sue opinioni anti-woke sono state innescate in parte dalla decisione del suo primogenito di effettuare una transizione di genere e in parte dall’ideologia che secondo lui prevale nelle scuole di Los Angeles. Secondo Musk, Twitter era contagiata da una mentalità dello stesso tipo: quella che calpesta la destra e le voci anti-establishment.
Musk pensava che per la democrazia sarebbe stato meglio se Twitter avesse smesso di cercare di porre limiti a quello che gli utenti possono esprimere. «Forse si dovrebbe dare maggiore libertà ai tweet, e lo si potrebbe fare con un algoritmo open-source su GitHub».
Tra le altre idee di Musk c’era quella di «far pagare agli utenti una cifra modesta, per esempio due dollari al mese, per avere la spunta blu».
Durante quella che avrebbe dovuto essere una vacanza alle Hawaii, invece di rilassarsi Musk ha trascorso quattro giorni a riflettere su cosa fare di Twitter. Consultando un elenco di utenti con un gran numero di follower, si è accorto che molti non erano più attivi sulla piattaforma e alle tre e mezza di notte ha postato questo tweet: «La maggior parte di questi account “top” twitta di rado e posta pochi contenuti. Twitter sta morendo?». Quando ha comunicato di non voler entrare nel cda da azionista, ha detto: «Si tratta di una perdita di tempo. Farò un’offerta per acquistare Twitter».
Musk dice che, quando era alle Hawaii, ha capito che entrare nel cda di Twitter, come gli era stato proposto, non gli avrebbe permesso di trasformare la piattaforma in X.com. Ma c’è di più: Musk per abitudine agisce d’impeto. Le sue idee cambiano rapidissimamente.
Dopo aver preso un volo per Vancouver, Musk ha comunicato che «dopo aver riflettuto per giorni ho deciso di procedere all’acquisto di Twitter». Poi, dopo aver trascorso una notte intera giocando a “Elden Ring”, un videogioco che richiede molta concentrazione, alle 5.30 ha scritto il seguente tweet: «Ho fatto un’offerta».
A quel punto, Musk ha deciso di cercare investitori che lo aiutassero a finanziare l’acquisto di Twitter. Nel giro di poco è riuscito a trovare i capitali necessari e alla fine di aprile il cda di Twitter ha accettato il suo piano. Invece di festeggiare, quella sera Musk ha preso un aereo per il Texas, dove si trova la sua rampa di lancio Starbase. Lì ha partecipato a un meeting notturno per trovare il modo di riconfigurare il motore Raptor. Per più di un’ora ha discusso di come porre rimedio alle inspiegabili perdite di metano del motore. In tutto il mondo la notizia più scottante era l’acquisto di Twitter, non si faceva altro che parlare di questo. Ma a SpaceX tutti gli ingegneri e Musk sono rimasti concentrati su altro.
Tra il primo accordo per l’acquisto e la chiusura dello stesso, l’umore di Musk è cambiato più volte e drasticamente. Una notte, alle 3.30, mi ha scritto: «Sono entusiasta di poter finalmente creare X.com come avrebbe dovuto essere fin dal principio, usando Twitter come acceleratore e aiutando al contempo la democrazia».
Pochi giorni dopo, invece, è apparso più cupo: «Dovrò vivere nella sede centrale di Twitter. La situazione è seria. C’è moltissimo da fare. Non riesco a dormire». Gli erano venuti dubbi sul fatto di intraprendere una sfida così complessa. «Ho l’abitudine di addentare più di quello che mi potrei permettere di digerire», mi ha confidato.
Le rivelazioni di un informatore, nel frattempo, hanno rafforzato in lui la convinzione che Twitter mentisse sul numero di utenti reali e che la sua offerta originaria di 44 miliardi di dollari fosse sproporzionata. Voleva cambiare i termini dell’accordo. Per tutto il mese di settembre ha chiamato i suoi avvocati tre o quattro volte al giorno. Spesso era aggressivo. Alla fine, i suoi legali lo hanno convinto: era meglio chiudere l’accordo secondo quanto aveva già pattuito. A quel punto Musk ha ritrovato parte del suo entusiasmo iniziale. «Quelli che dirigono Twitter sono degli idioti», mi ha detto alla fine di settembre. «Il potenziale di Twitter è enorme. Ci sono molte cose che potrei migliorare». A ottobre l’accordo è stato chiuso ufficialmente.
Musk ha fissato un sopralluogo nel quartiere generale di Twitter a San Francisco il 26 ottobre, ed è rimasto colpito aggirandosi nella sede di dieci piani di un edificio Art Deco costruito nel 1937 e ristrutturato in stile tech-hip con bar, palestre, sale yoga e sale giochi. Nella caffetteria del nono piano ha visto servire pasti gratuiti con hamburger e piatti vegani. Sulle porte dei bagni ha visto affisso il cartello “La diversità di genere è benvenuta”, e in magazzino ha trovato vari prodotti con il marchio Twitter, tra cui una maglietta con la scritta “Stay woke”, che ha mostrato a riprova del fatto che l’azienda era contagiata da quella mentalità.
Tra Twitterland e Muskverse c’era una incompatibilità totale di opinioni. Twitter si vantava di essere un luogo accogliente e cordiale, dove coccolare le persone è considerata una virtù. «Da noi si dava peso all’inclusione e alla diversità», ha detto Leslie Berland, chief marketing fino a quando non è stata licenziata da Musk. Twitter aveva istituito la possibilità per tutti di lavorare da casa permanentemente e permetteva un «giorno di riposo mentale» ogni mese. Una delle parole d’ordine più comuni era «serenità mentale».
Quando ha sentito l’espressione «serenità mentale», Musk è scoppiato a ridere. Per lui si tratta di qualcosa che ostacola il progresso. La sua parola d’ordine preferita è «hardcore», «ostinazione». «Vacanze», «equilibrio vita-lavoro» e «giorno di riposo mentale» sono termini che non rientrano nel suo vocabolario.
Durante la sua visita, Musk ha guardato prima divertito e poi infastidito l’iconico logo dell’uccellino blu di Twitter. Musk non è una persona cinguettante. Preferisce tutto ciò che è cupo e burrascoso. «Tutti questi fottuti uccellini devono sparire», ha detto. —